Sviluppato da Gearbox Software e pubblicato da 2K, Borderlands 4 è il quarto capitolo ufficiale di una delle saghe più rocambolesche e caciarone del mondo degli sparatutto in prima persona 3D. Si tratta, inoltre, del capitolo che prova a svecchiare la formula base della saga introducendo per la prima volta un vero e proprio open world di dimensioni gargantuesche oltre a una serie di accorgimenti che vanno dalla narrazione al gameplay stesso. Noi abbiamo malmenato il vecchio Claptrap su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione! Pronto ad andare a caccia di cripte?
Borderlands 4 e la nuova rotta
Borderlands 4 è il sequel diretto di Borderlands 3 che, tra critica e pubblico, è risultato un capitolo non proprio dei più apprezzati, soprattutto se messo a confronto col primo, che spiccava in quanto novità videoludica, offrendo un mix al tempo originale e innovativo e che è ancora adesso il cuore pulsante dell’intera saga. Ma è Borderlands 2 il vero problema del terzo capitolo in quanto, nonostante innegabili problemi sia tecnici che di ritmo, rimane un’opera iconica e che ha mostrato una creatività folle e fortemente identitaria.
Identità sintetizzata al meglio dalla nemesi per eccellenza: Jack il Bello. Senza troppi giri di parole, Jack raffigura un problema enorme per l’intera saga in quanto è stato un cattivo in grado di calamitare su di sé sensazioni diverse ma che si uniscono in un’unica grande certezza: Jack è Borderlands. La sua violenta follia, il suo mix di umorismo imprevedibile e serietà disarmante, i suoi drammi e le sue esuberanze prive di controllo, sono esattamente ciò che è Borderlands nel panorama videoludico. L’assenza di Jack, ovviamente, ha segnato nel capitolo 3 un cambio di rotta verso un’esagerazione di battute scoordinate e prive di un “male” forte contro cui avanzare.

Borderlands 4, invece, vira dal lato opposto rispetto al precedente, guarda sì al capitolo 2 ma si focalizza sul dramma e sulla serietà. La nuova nemesi, infatti, tale Cronocustode, spicca per la sua spietata crudeltà, per la sensazione di onnipotenza che lo avvolge, per il potere che gestisce e di cui abusa ma… pecca di follia e umorismo. La deriva seriosa della narrazione, soprattutto nelle fasi iniziali, può far storcere il naso e, al contempo, indebolire l’identità stessa della saga che sembra quasi allontanarsi da uno dei suoi punti di forza: la follia e le battute fuori di testa (ma di quelle ben contestualizzate e non alcune trovate abbastanza forzate del terzo capitolo).
Vogliamo però rassicurare i fan che basta incontrare Claptrap per sentirsi a casa. D’altronde, il robottino perennemente esaurito è la mascotte della saga e non sorprende che sia nuovamente lui a farci muovere i primi passi su Kairos. Eh sì, hai letto bene: niente Pandora. Il pianeta su cui si svolgono le vicende di Borderlands 4 è un qualcosa di nuovo anche se la sua fauna ricorda vagamente quella dei capitoli precedenti. Ma Kairos è un ottimo modo per ripartire, lo è meno il cambio di obiettivo visto che i personaggi tra cui potremo selezionare il nostro personaggio sono ancora dei Cacciatori della Cripta ma… non andranno a cacciare la Cripta. Non nell’immediato, almeno.

Per chiarire questo punto, è bene fornire alcuni stralci di trama. Come detto, siamo su Kairos e sì, il nostro scopo è cercare la Cripta ma… veniamo catturati dall’Ordine e, soprattutto, subiamo un impianto invasivo che fornisce al Cronocustode, sovrano indiscusso del pianeta e comandante in diretta dell’Ordine, il controllo sulle nostre azioni oltre a garantirgli la possibilità di seguirci ovunque e sempre. Ciò conferma l’apparente potere dittatoriale precedentemente preannunciato e confermato già nelle prime cut-scene del titolo. Purtroppo, il carisma serioso del Cronocustode riesce appena a scalfire l’originalità di Jack ma, in compenso, siamo ben oltre le nemesi del terzo capitolo.
Tornando a noi, dopo diverse vicissitudini, riusciamo a fuggire di prigione ma il nostro scopo ora è tutt’altro. Decidiamo, infatti, di unirci a una sorta di resistenza con l’obiettivo di rovesciare il Cronoscutode, liberare il pianeta e, nel caso specifico di Claptrap e del suo “non-gruppo”, scappare via, e riprende la caccia alla Cripta, cosa che, per essere precisi, è totalmente vietato dal dittatoriale sovrano. La storia di questo nuovo capitolo è ben ritmata, complice anche il fatto che oltre al dittatore, sono presenti anche i suoi luogotenenti (sotto certi aspetti, anche più caratterizzati della nemesi “finale”) che ci toccherà affrontare prima di poter arrivare al nostro obiettivo principale.
Non mancano vecchi ritorni, oltre il già citato Claptrap, oltre al solito gruppo di psicopatici mascherati qui denominati “espiantati” in quanto impazziscono dopo che si estraggono con forza l’impianto del Cronocustode. Sì, questa è lore… e Borderlands 4 ne possiede una estremamente articolata e interessante che non risparmia goliardica follia. Ed è nel mosaico vasto di missioni secondarie, sfide e zone esplorabili, che la meta narrazione della saga 2K cresce e matura a dismisura con molta soddisfazione e innumerevoli richiami ai capitoli precedenti, con tanto di missione nostalgica proprio per Pandora e le avventure passate.

Il miglior gameplay per un Borderlands
Senza troppi giri di parole, Borderlands 4 ha il miglior gameplay per un Borderlands riuscendo a intervenire e migliorare in quasi ogni elemento che ha reso famosa la saga. Sì, non tutto è perfetto e sì, ci sono alcuni interventi discutibili, ma il risultato finale è un gioco che ti cattura in un caos rocambolesco magnetico e soddisfacente e che, soprattutto, riesce a divertire sia in singolo che, ancor di più, in buona compagnia.
Per chi ancora non lo sapesse, Borderlands 4 è uno sparatutto in prima persona 3D con elementi da gioco di ruolo e che ha al centro del suo gameplay un sistema di loot legato ad armi, ordigni ed equipaggiamenti di vario genere che può creare dipendenza. In questo capitolo, inoltre, le armi sono aumentate di numero in modo esponenziale con alcune di esse dotate di due bocche da fuoco discretamente varie: dagli immancabili proiettili elementali a veri e propri lanciafiamme.

Ed è nel sistema delle armi che troviamo i primi cambiamenti. Le armi “pesanti” come i bazooka, le mitragliatrici pesanti, i laser massicci… sono stati spostati nella sezione “ordigni” in compagnia delle granate e di nuove chicche brutali come i coltelli (e non solo). Tali ordigni, inoltre, si separano dal bisogno di intercettare munizioni in giro ancorandosi a un sistema di autoricarica. Nuova aggiunta all’equipaggiamento, invece, per i medikit. Questi, personalizzabili al pari di armi e ordigni con poteri e aziende produttrici diverse, servono a curarci nel bel mezzo di una rissa e aggiungono una variabile in più da non sottovalutare.
Ovviamente, rimane anche la possibilità, in caso di KO, di evitare la morte uccidendo un nemico prima del nostro decesso (la classica barra rossa che si autoesaurisce). All’equipaggiamento si aggiungono anche ulteriori chicche come un upgrade passivo che si lega alla tipologia di armi aziendali delle armi in nostro possesso, banalmente, se aggiungi un upgrade per le armi TORGUE, tutte le TORGUE che utilizzi ne beneficieranno. Ciò mira a fortificare e migliorare la costruzioni delle build sia a tema “aziendale” ma anche miste, con varianti potenzialmente infinite e terribilmente appaganti da sperimentare.
Presenti anche il già rodato sistema di personalizzazione estetica, inutile ai fini ludici ma appagante per gli occhi. Qui, oltre a modificare parti del nostro cacciacripta, potremo metter mano al veicolo, alle singole armi e al nostro nuovo amico: l’ECHO-4. Questo piccolo e muto drone è estremamente utile nell’esplorazione del mondo di Borderlands 4 essendo dotato di una sorta di GPS con cui far nascere scie luminose da seguire e, a tal proposito, bisogna padroneggiare la comoda mappa di gioco in cui poter piazzare indicatori o seguire missioni attive.

Lo abbiamo citato e confermiamo la sua presenza: anche in Borderlands 4 avremo un veicolo! Non solo, questi è anche tra i migliori per manovrabilità e feedback ludico. Comodo, veloce ed efficace, il suo utilizzo diventa finalmente e completamente istantaneo potendolo evocare comodamente con la pressione di un tasto e ponendo così fine all’esistenza di garage ed officine. Ma il veicolo non è l’unica cosa migliorata, il sistema di controllo del nostro personaggio è ancora più reattivo, preciso e con un gunplay estremamente soddisfacente.
Positivo anche l’introduzione del rampino, oggetto con cui potrai appigliarti ad eventuali elementi ma anche raccogliere e successivamente lanciare, i cari barilotti elementali sparsi in giro (e che diventano quindi arma ambientale). Viene da sé che il rampino in battaglia aggiunge una verticalità quasi inedita a cui si somma un doppio salto efficace e soprattutto la possibilità di poter planare. Queste aggiunte sono state praticamente necessarie considerando la vastità e la particolare verticalità offerta dal nuovo mondo di gioco.

Un dannato pianeta tutto da esplorare
Borderlands 4 vince anche e soprattutto grazie a Kairos. Il nuovo pianeta è vasto e pieno zeppo di segreti da svelare oltre a innumerevoli storie da scoprire. Inoltre, la struttura quasi totalmente da open world (alcune aree sono bloccate dai classici “muri”), regala a Borderlands 4 la giusta dimensione per il suo straripante gameplay caotico. Ma occhio, non parliamo di un mondo vuoto, ma di aree in costante vita e in cui può avvenire di tutto in modo randomico, da navicelle che ti vomitano addosso truppe dell’Ordine a camion porta-gabinetti che si rovesciano con tanto di Espiantati pronti a intasare le vie e così via.
In Borderlands 4 può succedere di tutto e quel tutto… non stanca quasi mai. Sì, c’è un’inevitabile ripetitività di fondo e qui l’open world salva la situazione. Puoi benissimo dedicarti a sfide secondarie di vario genere da quell legate ai combattimenti ad altre più esplorative. Ci sono audiolog da recuperare, simboli della Cripta nascosti da identificare con successivi pezzi di chiave da svelare, boss da sfidare (o ri-sfidare a pagamento usando i macchinari di Moxxi) e tanto, tanto altro.

Se per la storia principale possono bastare dalle trenta alle quaranta ore, per completare tutte le missioni secondarie (alcune veramente esilaranti e in pieno stile old Borderlands) e recuperare ogni collezionabile, il tempo si moltiplica esponenzialmente. E a ciò si aggiunge un post-game fortemente competitivo con tanto di multi-sfide a livelli sempre più alti e con l’aggiunta, da non sottovalutare, di poter sbloccare gli altri cacciatori della Cripta senza rivivere la trama principale e con il livello di esperienza già a trenta.
E parlando dei nuovi cacciatori, questi sono tra i migliori, ludicamente parlando. Ognuno di loro si caratterizza essenzialmente per i propri rami di abilità a loro volta distinti in tre e con all’interno ulteriori differenze. Banalmente, Amon può armarsi di due asce elementali o diventare un furioso berseker o, anche, una sorta di tank con scudo e frusta ghiacciata da lanciare anche a distanza. E che dire della Sirena Vex e dei famigli che può evocare. Questi sono solo due esempi di un sistema di personalizzazione e abilità estremamente vasto, vario, personalizzabile e soddisfacente.
Motivo per cui, quasi sicuramente, a fine prima run, ti dedicherai agli altri cacciatori con rinnovata passione e relativo prolungamento della longevità. Piccola aggiunta, avere un gruppo con quattro cacciatori diversi, rende il titolo perfettamente completo ed estremamente vario. Un caos visivo e ludico devastante contro cui, purtroppo, non sempre troviamo una degna IA dei nemici, spesso mera carne da macello e decisamente meno tattici di quanto ci aspettassimo.

Il lato oscuro di Kairos
Purtroppo, non tutto in Borderlands 4 funziona come dovrebbe. Il primo colpo negativo lo si ha dopo poco: l’ottimizzazione tecnica. Il frame rate non è elevato e non è stabile e su console lo si nota abbastanza. Sì, a lungo andare ci si distrae nel caos senza farci più tanto caso e sì, il divertimento supera di netto il frame rate… ma è qualcosa di cui bisogna comunque tener conto. Tra l’altro evidenziamo anche qualche ritardo nel caricare le texture e diversi bug anche notevoli. Questi ultimi riguardano blocchi di missioni come eventi che non si attivano o personaggi che si bloccano o svaniscono.
A ciò, però, bisogna contrapporre un open world quasi del tutto privo di caricamenti e, considerando la sua vastità, non è da poco. Altra nota negativa, invece, per l’interfaccia. Si è deciso di utilizzare un puntatore a schermo ancorandolo all’analogico e questo risulta, su console, abbastanza legnoso e lento da padroneggiare e gestire, spezzando di fatto un po’ il ritmo frenetico dell’azione. Altrettanto discutibile il cambiamento attuato per vendere le armi, costringendoci ora a gestire manualmente arma per arma segnandole come “scarti” per poi vendere tutto in lotto una volta trovata la macchina con cui poter interagire.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, ottimizzazione a parte, Borderlands 4 si difende molto bene riuscendo a offrire ambienti vasti e appaganti a cui si somma la sua classica palette cromatica di pura follia, individuabile soprattutto nel bestiario e nelle boss fight. Le armi si uniscono all’immensa varietà del titolo, con ancora più migliorie estetiche. Insomma, il gioco ha carattere e Kairos vince per vastità e varietà di ambienti, nonostante inevitabili ricicli di elementi. Esplorare è una gioia e il ciclo giorno e notte, con tanto di possibilità di pioggia, permette giochi di luce e cambi di colori che donano ulteriore varietà all’esperienza.
Il sonoro è altresì positivo soprattutto grazie a un doppiaggio in italiano molto apprezzato, oltre che sempre più raro nel panorama videoludico attuale. Le voci dei nuovi cacciatori, nel dettaglio, riescono a offrire uno sprint in più all’esperienza, rendendoli realmente più partecipi a ciò che avviene su schermo. Le musiche, invece, risultano meno ispirate rispetto al passato ma comunque coerenti ed efficaci. Ovviamente, sono presenti anche i sottotitoli in lingua italiana senza alcun errore di sorta.