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PlayStation 5

Black Desert Online – Recensione PlayStation 5

Uno dei mmorpg più amati torna in questa versione PlayStation 5

Marco Fanciuso 6 ore fa Commenta! 14
 
7.3
Black Desert Online

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un’espansione considerevole di generi videoludici capaci di radunare attorno a sé comunità molto ampie, soprattutto grazie al formato dei giochi live service e alle esperienze multiplayer. Eppure, molto prima che queste nuove formule diventassero la norma, esisteva già un genere che, più di ogni altro, ha sempre rappresentato il punto di incontro per moltissimi appassionati: stiamo parlando del classico MMORPG.

Contenuti
Black Desert, un mmorpg dal sapore orientaleSistema di Combattimento e StrutturaLuci e ombre a livello visivoTi potrebbe interessare

Il nome stesso lo suggerisce chiaramente: si tratta di esperienze pensate per un’enorme quantità di giocatori connessi contemporaneamente, un’impostazione massiva che ha dato vita a titoli iconici come World of Warcraft, così come a una lunga serie di produzioni meno conosciute ma altrettanto ambiziose.

Tra queste, spostandoci verso l’Estremo Oriente — precisamente nella città sudcoreana di Gwacheon — troviamo un team che, in modo quasi silenzioso ma costante, è riuscito negli ultimi anni a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama internazionale. Si tratta di Pearl Abyss, studio noto soprattutto per aver dato i natali a Black Desert, un MMORPG che, grazie a una combinazione insolita di scelte estetiche, un comparto tecnico all’avanguardia e un’impostazione ben distante dai canoni occidentali, è riuscito a conquistare milioni di giocatori in tutto il mondo.

Black Desert Online - Recensione PlayStation 5

Black Desert, un mmorpg dal sapore orientale

In questa recensione approfondiremo il titolo in un formato forse meno esplorato, ma che ha saputo ritagliarsi un pubblico sorprendentemente fedele: stiamo parlando della versione console per PlayStation 5. Dopo oltre dieci anni dalla prima uscita, vediamo se Black Desert è ancora in grado di affascinare, coinvolgere e perché no, stupire.

A uno sguardo superficiale, Black Desert potrebbe quasi passare per una produzione recente, grazie alla quantità impressionante di aggiornamenti ricevuti nel tempo e all’incessante supporto del team di sviluppo. E invece no: la prima versione risale addirittura al 2014, un periodo in cui il genere MMO era già molto affollato e non sempre facile da rinnovare. Nonostante questo, il gioco è riuscito a emergere, affermandosi non solo tra gli appassionati del PC gaming, ma anche su console, con un debutto nel 2019 su PlayStation 4 e Xbox One che ha segnato un ulteriore passo avanti nella sua diffusione globale.

Avviando il gioco, dopo aver scelto il server a cui connettersi, si accede immediatamente alla fase di creazione del personaggio, le classi selezionabili sono numerose e variegate: si va dal guerriero classico fino all’arciere, passando per personaggi più oscuri come il cavaliere nero o il barbaro, e molte altre opzioni.

Dopo aver scelto la propria classe, il giocatore si ritrova immerso in uno degli editor più dettagliati dell’intero panorama MMO: su Black Desert è possibile intervenire su quasi ogni singolo aspetto estetico del personaggio, dal volto alla corporatura, fino alla tonalità dei capelli e alle proporzioni fisiche. Un sistema abbastanza profondo e versatile che consente di creare avatar davvero unici, con una libertà visiva che resta tuttora un punto di riferimento nel genere.

Black Desert Online - Recensione PlayStation 5

Il gioco si apre con una sequenza introduttiva che funge anche da tutorial. Qui emergono però alcune scelte meno riuscite: Black Desert adotta un’impostazione piuttosto tradizionale per introdurre i comandi e le meccaniche di base, ma il ritmo lento e l’impossibilità di saltare le scene iniziali rischiano di scoraggiare chi vorrebbe immergersi subito nell’azione. Le prime missioni si svolgono in un piccolo accampamento, dove si inizia a esplorare l’ambiente circostante e a interagire con il mondo di gioco. Tuttavia, l’impatto iniziale potrebbe risultare un po’ disorientante, specialmente per chi non ha familiarità con il genere: le indicazioni sono talvolta poco chiare, e ci si ritrova spesso a vagare senza una direzione precisa.

Va chiarito fin da subito che l’universo di Black Desert, contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, non si presenta affatto come uno spazio privo di contenuti. Al contrario, Pearl Abyss ha disseminato l’intero mondo di gioco di villaggi, accampamenti, creature ostili, elementi d’arredo narrativo e un ventaglio piuttosto ampio di attività secondarie.

Eppure, per quanto il contenuto non manchi, chi si approccia al titolo aspettandosi una ridefinizione radicale della struttura delle missioni potrebbe, in qualche modo, restare lievemente deluso. Nella maggioranza dei casi, le quest principali e secondarie si traducono in compiti alquanto prevedibili: si passa dall’eliminare ondate di nemici alla raccolta di oggetti specifici, fino a semplici interazioni con NPC piazzati in zone mappate con precisione.

Sistema di Combattimento e Struttura

Il cosiddetto “grinding”, inteso come la reiterazione metodica e quasi compulsiva delle stesse azioni al fine di ottenere risorse, equipaggiamento o punti esperienza, risulta particolarmente accentuato e, in certi frangenti, persino più pressante rispetto a quanto riscontrabile in altri MMORPG della stessa fascia. È un aspetto che, purtroppo o per fortuna, costituisce parte integrante dell’esperienza complessiva.

In compenso, l’architettura del sistema di progressione di Black Desert si mantiene solida e coerente, infatti, salire di livello consente non solo di accedere a nuove abilità e potenziamenti, ma anche di avvicinarsi gradualmente a skill avanzate che finiscono per ampliare in modo sostanziale la varietà e la profondità del combat system.

Tuttavia, il costante riproporsi delle stesse dinamiche e l’assenza di una narrativa capace di sostenere l’interesse a lungo termine potrebbero, per certi giocatori, rendere il tutto meno coinvolgente, specie per chi ricerca un’esperienza più stratificata sotto il profilo narrativo o meno vincolata alla pura meccanica numerica.

Va detto, d’altro canto, che Black Desert non si limita esclusivamente al combattimento. Tra pesca, crafting e la possibilità di instaurare relazioni più o meno profonde con determinati NPC, le attività collaterali non mancano affatto. Anche il PvP — in particolare una volta raggiunte le fasi avanzate del gioco — entra con prepotenza nella scena, supportato da un sistema di combattimento che sa farsi apprezzare proprio per la sua immediatezza e la sua reattività.

Black Desert Online - Recensione PlayStation 5

Proprio quest’ultimo aspetto, il combat system, rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui si regge l’intero impianto ludico di Black Desert. A differenza di molti altri MMO più lenti nelle meccaniche, qui il gameplay poggia su basi dichiaratamente action. Gli scontri si rivelano estremamente dinamici, con attacchi leggeri e pesanti combinabili in sequenze fluide e spettacolari, con la possibilità di concatenare combo, schivare, parare e, in certi casi, sfruttare abilità difensive come lo scudo (caratteristica legata alla classe del Guerriero, quella testata nella nostra prova).

Black Desert riesce ad amalgamare questa fluidità con una curva di apprendimento accessibile, evitando artifici inutilmente complicati o meccaniche astruse che potrebbero allontanare il pubblico meno tecnico. Le abilità disponibili sono ben definite e, oltre a essere funzionali, risultano anche visivamente appaganti. E proprio per questo motivo, nonostante una certa ripetitività di fondo di cui si è già fatto cenno, l’approccio al combattimento resta fresco e gratificante anche dopo molte ore di gioco. Il ritmo serrato e la reattività del sistema riescono, in un certo senso, a smorzare la sensazione di monotonia che spesso accompagna il grinding più spinto.

Tuttavia, è verso le fasi finali — l’endgame vero e proprio — che l’anima più esigente e ossessiva del titolo viene fuori con forza. La creazione di oggetti avanzati richiede quantità ingenti di materiali e quindi una mole crescente di tempo dedicato a uccisioni ripetute, raccolta e gestione delle risorse. Si entra così in una spirale quasi compulsiva in cui il grinding assume tinte bulimiche, in grado di entusiasmare solo chi ama davvero questo tipo di struttura, fatta di accumulo metodico e miglioramento costante.

Luci e ombre a livello visivo

In certi momenti, Black Desert riesce a sfiorare vette estetiche davvero interessanti, mentre in altri inciampa in cadute evidenti che ne incrinano la coerenza tecnica. L’impatto visivo, nel suo complesso, è decisamente positivo, specie se si considera il genere a cui appartiene. Già a partire dall’editor dei personaggi si intuisce il lavoro certosino fatto sul fronte grafico: il giocatore ha la possibilità di creare avatar curati nei minimi dettagli, personalizzabili in modo estremamente approfondito.

Una volta entrati nel mondo di gioco, l’occhio è subito catturato da ambientazioni che colpiscono per la loro resa visiva: c’è una certa attenzione per l’impatto scenografico, con scorci che — almeno a una prima occhiata — mostrano una direzione artistica piacevole e coerente con le atmosfere tipiche del fantasy tradizionale.

Le texture, per quanto non sempre uniformi nella qualità, restano quasi sempre accettabili, mentre le creature mostrano design familiari, in linea con l’immaginario condiviso del genere, ma con qualche guizzo di originalità qua e là. Anche le abilità in combattimento, con le loro animazioni fluide e coreografiche, regalano un bel colpo d’occhio durante l’azione, rafforzando la componente estetica del sistema di combattimento.

Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica. La versione console di Black Desert, in particolare quella destinata a PlayStation 5, non riesce a nascondere del tutto le difficoltà di adattamento. È evidente che il porting abbia richiesto un lavoro notevole, e se da un lato la grafica regge più che dignitosamente, dall’altro bisogna fare i conti con diverse criticità tecniche. Nei momenti più concitati, ad esempio durante scontri con molti nemici a schermo o esecuzioni di combo spettacolari, il frame rate mostra segni di cedimento, risultando instabile e a tratti altalenante.

Black Desert Online - Recensione PlayStation 5

Non mancano poi fenomeni come il pop-in, piuttosto evidente durante l’esplorazione, né crash occasionali che, in alcune situazioni, ci hanno costretti a chiudere il gioco e riavviarlo. Niente di catastrofico, sia chiaro, Black Desert resta perfettamente giocabile e godibile, ma è innegabile che queste problematiche possano spezzare l’immersione di tanto in tanto. Dal punto di vista della stabilità online, invece, c’è ben poco da segnalare in negativo. Durante le nostre sessioni di prova non abbiamo registrato disconnessioni né problematiche significative legate alla tenuta dei server, che appaiono complessivamente stabili e ben strutturati, un dato, questo, che gioca senz’altro a favore dell’esperienza complessiva.

Il comparto audio di Black Desert si difende abbastanza bene, le musiche, di stampo epico e piuttosto orecchiabili, accompagnano sia le fasi iniziali che quelle più intense della partita con coerenza e un certo gusto per la drammaticità. Anche gli effetti sonori risultano adeguati e sufficientemente vari. Tuttavia, va sottolineata l’assenza di supporto al feedback aptico del DualSense: né i grilletti adattivi né la vibrazione dinamica vengono sfruttati in modo significativo, il che rappresenta un’occasione mancata, soprattutto considerando quanto l’impatto delle combo e delle abilità avrebbe potuto trarre beneficio dalle feature del controller Sony.

Per quanto riguarda l’interfaccia, il lavoro di adattamento alla console è stato fatto in modo più che discreto. L’HUD non è eccessivamente invasivo e si integra in modo piuttosto naturale con l’azione su schermo. Tuttavia, non tutto è stato rifinito a dovere: la visualizzazione delle abilità, ad esempio, appare fin troppo ridotta, con elementi che risultano difficili da leggere, soprattutto a distanza. È un dettaglio, certo, ma uno di quelli che incide sulla fruibilità, specie nelle sessioni più lunghe di gioco di Black Desert Online.

Un’ultima nota va dedicata al supporto linguistico di Black Desert, che purtroppo lascia fuori l’italiano. L’assenza di una localizzazione completa potrebbe rappresentare un ostacolo per quei giocatori meno abituati all’inglese, specialmente in un titolo così ricco di abilità, sottosistemi e meccaniche stratificate. Detto ciò, il livello di lingua richiesto non è particolarmente elevato, e chi possiede una comprensione anche solo discreta dell’inglese riuscirà comunque a muoversi senza troppi intoppi.

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Black Desert Online
7.3
Grafica 7.5
Sonoro 7.5
Gameplay 7
Longevità 7
Mmorpg 7.5
Aspetti positivi Il sistema di combattimento è fluido, veloce e gratificante Editor del personaggio ben fatto La varietà di classi è davvero ammirevole Graficamente molto bello, con ambientazioni abbastanza curate
Aspetti negativi grinding che diventa quasi opprimente nella fase endgame Porting seppur decente, soffre di problemi tecniche evidenti Alcuni elementi dell’interfaccia sono poco ottimizzate Il tutorial iniziale è lento, forzato e poco coinvolgente
Considerazioni finali
Black Desert Online è un mmorpg che, su console, riesce comunque a divertire parecchio. L’esperienza nel complesso è piuttosto piacevole, grazie soprattutto a un sistema di combattimento che punta tutto sull’action puro e che, in effetti, sa intrattenere. Le missioni, insieme a un mondo di gioco che è spesso davvero bello da guardare e da girare, tengono alto l’interesse, anche se — come capita spesso con questo tipo di giochi — la solita ripetitività tende un po’ a farsi sentire. Chi è già dentro a questo genere, però, sa già a cosa va incontro, e anzi, in certi momenti il grinding quasi compulsivo finisce per farlo sembrare ancora più monotono. Quello che forse rovina un po’ l’insieme, in ogni caso, è un porting che sembra non essere stato proprio rifinito al meglio, con qualche problemino tecnico degno di nota.

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