Sviluppato da Gatera Studio e pubblicato da Selecta Play in sinergia con Astroabe Games, Antro è un platform game in 2.5D a scorrimento orizzontale con elementi QTE, enigmi ambientali e fasi da Rhythm game il tutto con una spruzzata di leggerissimo action e fugaci fasi stealth. Si tratta di un’esperienza breve e prettamente narrativa che ci cala nei panni di Nittch in un mondo distopico. Noi abbiamo affrontato i sotterranei della metropoli di ANTRO su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto per la rivoluzione?
Antro e un governo opprimente da rovesciare
Antro è un titolo molto narrativo, ambientato in un mondo cupo e distopico dettato da una lore lineare da comporre attraverso i quindici collezionabili da localizzare lungo un’avventura completabile in un solo pomeriggio e dalla durata che oscilla tra le due e le tre ore appena. Ma procediamo con ordine, siamo in un ipotetico futuro e l’umanità, dopo ciò che viene definito “il Collasso” è quasi del tutto estinta… ne è sopravvissuta solo l’1%.
Noi ci troviamo ad ANTRO, un luogo lercio e trasandato suddiviso in livelli che ricorda leggermente la filosofia del film “Il Buco”. Ogni settore, infatti, combacia con la classe sociale dei suoi occupanti che vede nei livelli più bassi gli abitanti più poveri e sfruttati mentre ai vertici ci sono coloro che ricoprono ruoli di comando. A gestire le fila di questo spietato sistema che non permette alcun tipo di crescita, c’è un governo denominato La Cùpula. Si tratta di un sistema totalitario gestito con tecnologia futuristica quali droni volanti e robot “guardie”.

Tale sorveglianza, infatti, è necessaria per domare con la violenza l’animo ribelle dei ceti più bassi che, più il tempo passa, più si trovano prossimi alla morte, cedendo a stati di vita decisamente inopportuni e impossibili da sostenere, schiavi di lavori che impoveriscono l’animo e indeboliscono il corpo. A tutto ciò, si aggiunge una lunga serie di censure e la totale abolizione della musica e dello svago in generale. Tutto ciò, è ambientato in una città devastata, dove la tecnologia è integrata al marciume restituendo scenari lugubri, metallici e dall’impatto freddo e trasandato.
Ed è proprio dal basso che emergiamo noi, Nittch. Le persone in Antro sono prive di dettagli facciali e anche il protagonista non spicca se non per un cappello e per le cuffie che porta sempre sul capo. Ma, oltre all’abbigliamento, nulla ci distingue dal resto della gente. Questo perché noi siamo uno qualunque, uno del ceto più basso. Eppure proprio a noi viene dato un incarico misterioso, come un Sam Porter Bridges qualunque, dobbiamo consegnare un pacco misterioso affrontando innumerevoli blocchi.
Saremo quasi sempre in contatto con qualcuno e il nostro Nittch non dirà una parola, inserendosi nell’immensa lista di protagonisti videoludici “muti”. Ma in questo caso non c’è bisogno della sua voce, c’è quella della propaganda della Cùpula che imperversa le vie e c’è anche una colonna sonora che prova a dar ritmo, letteralmente, alle nostre rocambolesche fughe. Ma, come anticipato, la vera narrazione è data dai collezionabili che vanno a snocciolare un mondo che, nella sua non grandissima originalità, riesce a offrire comunque un contesto credibile e in grado di spingerci fino ai titoli di coda.

Un platform runner ibridato con vari piccoli momenti di vario genere
Antro è essenzialmente un platform 2.5D a scorrimento orizzontale che sacrifica gran parte dell’esplorazione per offrire un’avventura breve e lineare. Un’esperienza sintetica tanto nei contenuti quanto nella complessità stessa degli ostacoli e delle situazioni su schermo. Sia chiaro, nella breve durata di Antro, ci sono discrete situazioni diverse ma i più attenti noteranno un ripetersi di ostacoli ed eventi abbastanza prevedibile.
Nel dettaglio, quando non ci viene chiesto di procedere linearmente per percorsi scarsamente complessi, il titolo ci sfida con fasi ritmiche dove dovremo premere il giusto tasto quando appare su schermo. Tale operazione serve unicamente a sbloccare determinate porte e il suo appeal si consuma già alla terza volta. Discorso diverso per le vere e proprie sfide ludiche del titolo. Quando parte una “musica” con tanto di titolo e autore, il titolo cambia velocità.

In quei momenti, infatti, perdiamo il controllo di Nittch che inizia a correre da solo e a noi viene semplicemente chiesto di schivare gli ostacoli reagendo col giusto tempismo e il giusto tasto. Banalmente, se c’è un ostacolo alto, tocca scivolarci sotto, se un nemico ci spara possiamo riflettere contro il proiettile e poi se c’è una voragine, tocca saltare nel momento giusto. Ovviamente, tali fasi sono quelle più adrenaliniche e anche più difficili, ancorate a un trial and error molto usuale nel sottogenere dei platform runner.
Per quanto riguarda la possibilità di riflettere i proiettili nemici, questa è un’operazione che può essere applicata anche in alcuni livelli platform “base” oltre a poter letteralmente prendere a “mazzuolate” i droni nemici o alcune determinate pareti. Qui diventa una sorta di Crash Bandicoot vecchio stile dove ogni nemico ha un suo modo per essere eliminato… o possiamo semplicemente schivarli e procedere oltre. Peccato che la tipologia di tali nemici è quasi zero. In compenso, prima di apprendere le banali tecniche di combattimenti di Nittch, il titolo esordisce con elementari e brevissime fasi stealth.
Come avrai intuito, Antro non brilla in quasi nessuna tipologia di gameplay eppure, complice la durata bassa, agli innegabili limiti tecnici e creativi si contrappone un’apprezzabile varietà che riesce, complice un’atmosfera azzeccata, a spingerci fino alla fine. Peccato per qualche bug di troppo. In particolare c’è capitato di ritrovarci, più volte, il personaggio impegnato a spammare da solo l’attacco… a ripetizione. Questo è andato a complicare le fasi a ritmo dove bisogna premere altri tasti e ci ha costretto a una serie di riavvii forzati. Una piccolezza riparabile con la classica patch.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Antro non spicca per complessità poligonale. anzi, quando lo schermo azzarda qualche ripresa cinematografica da vicino, i limiti grafici si palesano con spietatezza. Eppure, durante le corse a perdifiato, gli scenari di fondo, cupi, sporchi e monocromatici, riescono a colpire nel segno e a offrire un mondo credibile nella sua distopia. Buone le animazioni anche se semplici e in parte grezze. Tutt’altro discorso per il sonoro. Questi non è solo un accompagnamento a ciò che avviene a schermo ma le canzoni inserite nelle fasi di corsa automatica, fanno parte stessa della narrazione.
Sono gridi di ribellione, canti di mondi devastati e sonorità elettriche e cupe che arricchiscono davvero l’esperienza spiccando come elemento più azzeccato dell’intera produzione. Infine, da segnalare l’amara assenza della lingua italiana. Sia chiaro, non c’è tantissimo da leggere, ma considerando la possibilità di inserire i sottotitoli alle stesse canzoni, correre, badare agli ostacoli e seguire sottotitoli in lingua straniera, non è comodissimo.