Sviluppato da Exe Create Inc. e pubblicato da Kemco, Alphadia III è un RPG estremamente classico, rigorosamente in 2D e a tema fantasy, oltre a far parte dell’omonima saga Alphadia già recentemente trasportata su Nintendo Switch. Ed è proprio sull’ibrida Nintendo che abbiamo affrontato l’avventura di Alfonso e dei suoi amici. Pronto a scoprire la nostra recensione e a vivere insieme i primi momenti della Guerra dell’Energi?
Un prequel per arricchire la saga
A differenza di quanto si possa immaginare dal titolo, Alphadia III è un prequel dell’intera saga di cui ci sono già diversi capitoli. I principali, Alphadia I & II li abbiamo già spolpati sempre su Nintendo Switch (e puoi facilmente recuperare la nostra recensione) e ci avevano donato una lore discretamente polposa ma esaustiva. La comparsa di questo terzo capitolo ci ha incuriosito non poco, immaginando su cosa potessero mai espandere le trame.
Ebbene, la scelta di fungere da prequel funziona discretamente bene, lanciandoci nella così detta “Guerra dell’Energi”, un conflitto di proporzioni elevate che mira al controllo di un misterioso potere. In mezzo ci troviamo i cloni dell’Energi, degli esseri umanoidi, esteticamente praticamente uguali agli umani, che sono vere e proprie armi di sterminio da impiegare proprio in guerra. Il protagonista principale delle vicende di cui prenderemo parte è un tale di nome Alfonso ed è uno di questi cloni.

Ma Alfonso è diverso, si pone domande, è curioso e, soprattutto, quando un’umana di nome Tarte lo informa della morte di un altro clone, qualcosa in lui cambia ulteriormente, portandolo a intraprendere un viaggio che lo spingerà oltre il suo scopo “primario”. Inutile dire che, in quanto classico JRPG, ci ritroviamo a vivere l’ennesima odissea di città in città, passando per mari, monti e dungeon di vario genere e rimpolpando le fila di un cast a cui è difficile appassionarsi.
Nonostante un livello di scrittura abbastanza buono, infatti, salvo qualche spunto creativo intrigante, la storia fatica un po’ a coinvolgere come dovrebbe. In compenso, nonostante il già citato numero “tre” vicino al titolo, Alphadia III è godibilissimo anche da chi non ha vissuto i capitoli precedenti. Chi è appassionato della saga, invece, avrà modo di cogliere diversi spunti e collegare situazioni ed eventi.

Un classico Kemco
Alphadia III è un gioco di ruolo vecchio stile con combattimenti a turni e interamente in 2D. Come da prassi firmata Kemco, parliamo di un titolo nato su mobile e successivamente trasportato su Nintendo Switch. Questo comporta diversi limiti tecnici che rendono il titolo godibile prevalentemente in portabilità. Non solo, la console Nintendo, al momento, conta di un catalogo di congeneri molto agguerrito e decisamente più originale.
Partendo dall’esplorazione, la proposta di Alphadia III è abbastanza scontata e prevedibile, oltre che poco ispirata. Si tratta di una sequela di aree divise in biomi abusati e già visti anche in altri titoli Kemco. Il tutto, offrendo percorsi solo apparentemente ramificati ma che in realtà sono semplici e lineari da esplorare. Anche il combat system, nonostante l’interessante ruolo strategico e personalizzabile delle abilità Energi. I combattimenti si svolgono orizzontalmente con un chiaro ordine di turnistica e lo schieramento di sei membri del team, ognuno con caratteristiche e statistiche proprie.
I combattimenti sono casuali e il grinding diventa abbastanza necessario nelle fasi più avanzate mentre la progressione dei singoli personaggi non lascia spazio a molto stupore. In compenso, il titolo risulta discretamente accessibile anche per chi è neofita del genere, potendo anche metter mano a diversi modificatori di difficoltà e agevolazioni di vario genere. Da segnalare infine anche l’esistenza dell’Energi Crock, una sorta di variante del pentolone di Dragon Quest con cui convertire oggetti in punti da investire in ulteriore equipaggiamento.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Alphadia III si confonde nel catalogo sempre più ampio e pieno di Kemco, non riuscendo a spiccare nè per cura del dettaglio nè per creatività di mondo e personaggi. Gli stessi cloni potevano essere rappresentati in modo differente e invece, anche gli artwork 2D cedono a un anonimato di fondo che indebolisce parte dell’esperienza generale, risultando ancor più faticoso appassionarsi ai vari personaggi.
Per quanto riguarda le animazioni, queste risentono molto della natura mobile del titolo con tanto di protagonista che sembra muoversi scorrendo su immagini di fondo. L’effetto complessivo non è appagante. Non aiuta l’eccessivo riciclo di elementi che rende più di un luogo abbastanza anonimo. L’alone nostalgico, invece, rimane presente e convincente, rendendo il titolo più appetibile per chi è a secco di titoli dall’ispirazione anni ‘90.
Anche il sonoro soffre di un anonimato abbastanza pressante, con pochi guizzi accattivanti. Per quanto riguarda le modalità offerte dall’ibrida Nintendo, il titolo offre il meglio di sé in portabilità mentre in doc la grafica mostra fin troppo i propri limiti. Infine, da segnalare la totale assenza della lingua italiana, ostacolo di cui tenere conto visto che la trama, uno degli elementi migliori, è abbastanza verbosa.