Clair Obscur: Expedition 33 continua a far parlare di sé, ma questa volta non per premi o vendite. Al centro dell’attenzione c’è una dichiarazione che, nel panorama videoludico moderno, suona quasi provocatoria. Secondo il team di Sandfall Interactive, il segreto del successo del loro JRPG non è stato inseguire ossessivamente i desideri del pubblico, ma fare un gioco prima di tutto per sé stessi.
Un concetto riassunto in una frase destinata a far discutere: “Non devi preoccuparti troppo dei giocatori. Se ti importa del tuo gioco, alla fine ti importerà anche dei giocatori”.
Un successo nato da una visione personale
Parlando del percorso che ha portato Clair Obscur: Expedition 33 a diventare uno dei JRPG più celebrati degli ultimi anni, i responsabili creativi di Sandfall Interactive hanno chiarito un punto fondamentale. Il gioco non è nato da un’analisi di mercato o da un elenco di feature richieste dalla community, ma da una visione interna molto forte.
Il team non ha mai cercato di “piacere a tutti”. Ha cercato di piacere a sé stesso, costruendo un mondo, una storia e un sistema di combattimento che riflettessero le loro passioni personali.
Influenze dichiarate e mai nascoste

Conoscere i gusti degli sviluppatori aiuta a capire l’identità del gioco. Il team ha citato senza problemi titoli come Final Fantasy X e Lost Odyssey come fonti di ispirazione diretta. Influenze evidenti nella struttura narrativa, nel tono malinconico e nella centralità dei personaggi.
Anche sul piano del gameplay, le passioni emergono chiaramente. Il director Guillaume Broche è noto per le sue challenge run di Devil May Cry, e questo amore si riflette nel combat system di Expedition 33. Alcune mosse di Verso, lo stile meter e l’impostazione generale ricordano apertamente Vergil, trasformando il sistema di combattimento in una dichiarazione d’amore verso l’action più tecnico.
Una scrittura che guarda alle serie TV
Uno degli aspetti più apprezzati del gioco è la scrittura. Non a caso, la lead writer Jennifer Svedberg-Yen ha spiegato di non aver affrontato il progetto come la scrittura di un RPG tradizionale.
La sua prospettiva era diversa. Ha raccontato di aver pensato la storia quasi come una serie HBO, con grande attenzione ai personaggi, ai dialoghi e alle relazioni, più che alle convenzioni tipiche del genere. Questo approccio ha dato vita a una narrazione che si prende il suo tempo, costruisce tensione e lavora per sottrazione, invece di affidarsi a spiegazioni continue.
Un processo creativo basato sul dialogo interno

Un altro elemento chiave emerso dalle dichiarazioni del team è il metodo di lavoro. Non c’erano compartimenti stagni. Arte, storia e musica si influenzavano a vicenda in modo costante.
Jennifer Svedberg-Yen ha parlato di una vera e propria contaminazione creativa. L’arte influenzava la storia, la storia modificava l’arte, la musica interveniva su entrambe. Attraverso un continuo scambio interno, ogni reparto contribuiva ad alzare il livello degli altri.
Il risultato, secondo la writer, è un’opera in cui il tutto risulta più forte della somma delle singole parti.
“Non pensare ai giocatori” non significa ignorarli
La frase che ha fatto più rumore rischia di essere fraintesa. Quando il team parla di “non preoccuparsi troppo dei giocatori”, non intende disinteresse o arroganza. Il messaggio è un altro.
Secondo Sandfall Interactive, inseguire costantemente il consenso porta spesso a decisioni conservative. Al contrario, difendere la propria visione permette di costruire qualcosa di autentico. E l’autenticità, alla lunga, viene riconosciuta dal pubblico.
In altre parole, curare il gioco con onestà creativa diventa una forma indiretta di rispetto verso chi lo giocherà.
Un approccio sempre più raro

Nel contesto attuale, fatto di metriche, retention, feedback continui e aggiornamenti guidati dai numeri, questo approccio appare quasi anacronistico. Eppure, Clair Obscur: Expedition 33 dimostra che esiste ancora spazio per giochi che nascono da una visione forte e personale.
Il successo del titolo suggerisce che non tutti i giocatori vogliono un prodotto costruito su misura per loro. Molti cercano esperienze che abbiano un’identità chiara, anche a costo di non accontentare tutti.
Perché questa lezione va oltre Clair Obscur
La storia di Expedition 33 è interessante non solo per i fan del gioco, ma per l’intero settore. Mostra che, in alcuni casi, smettere di inseguire il pubblico e concentrarsi sulla qualità interna del progetto può portare a risultati migliori.
Non è una ricetta universale. Ma è una dimostrazione concreta che l’autorialità, se portata avanti con coerenza, trova ancora spazio.
E forse è proprio questo il motivo per cui Clair Obscur: Expedition 33 è riuscito a distinguersi così nettamente.
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