Sviluppato da Hrtz Games e pubblicato da Ocean Media, Saving Princess Of Mars è un adventure platform in 2D vecchio stile incentrato soprattutto sulla risoluzione di enigmi ambientali e sul cambio di personaggi. Noi abbiamo indossato i panni del Boscaiolo e dei suoi stravaganti comprimari su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a partire per Marte e per soddisfare le richieste della sua bellissima principessa?
Saving Princess Of Mars e del falegname che si trovò su Marte
Saving Princess Of Mars è una storia surreale e fortemente umoristica che, proprio nell’umorismo, trova la sua chiave vincente. Il tutto, proponendo una storia della durata di quattro-cinque ore che riesce a soddisfare più per le battute che per la complessità del canovaccio in sé. D’altronde, è il gioco stesso che si sbilancia a favore del surreale condendo l’esperienza di dialoghi veramente divertenti che donano carattere a un cast di personaggi stravaganti tra cui spicca anche un palese omaggio al mondo dei videogiochi ma che riesce, a detta del personaggio stesso, a schivare il copyright.
Ma procediamo con ordine, in Saving Princess Of Mars vestiamo inizialmente i panni di un taglialegna della terra. Un omaccione grande e grosso, un po’ ignorantello e tontolona ma tutto d’un pezzo. Una sera, stanco e colto da una verve poetica inedita, decide di addormentarsi sotto il cielo stellato… Purtroppo per lui, quando si risveglia, si ritrova in un altro posto: Marte. Esatto, il povero taglialegna si ritrova letteralmente e inspiegabilmente su un altro pianeta.
Ma le sorprese non finiscono qui, dopo essersi spratichito con la nuova gravità del pianeta che gli permette di spiccare balzi notevoli, il nostro insolito eroe si imbatte in una bella ragazza imprigionata. Un breve e insolito scambio di battute, svelerà al prode taglialegna la realtà: si trova su un altro pianeta e dinanzi a lui ha niente di meno che la principessa di Marte. Tale principessa gli chiede di aiutarla a evadere e da lì avrà inizio la nostra odissea.

Come anticipato, il vero punto di forza di tutto Saving Princess Of Mars è proprio l’umorismo che dona carattere ai principali personaggi che vede spiccare oltre al taglialegna, anche la principessa e altri due personaggi che si uniranno dopo. L’ingegno è non solo nel giocare coi luoghi comuni, banalmente con il tedesco affidato agli scienziati, ma anche con battutine a più letture e con inevitabili derive ammiccanti fino a lunghi dialoghi che si arrovellano su se stessi fino a “implodere”. E che dire dei momenti di rottura della quarta parete?
Insomma, l’avventura di Saving Princess Of Mars fa ridere in più occasione e trova nell’umorismo la sua chiave vincente e identitaria. Chi cerca invece una storia di fantascienza arzigogolata e complessa, potrebbe restarne deluso. Il titolo recupera volutamente i più classici dei cliché parodizzandoli con acume e in modo coerente e funzionale al proprio racconto. Nota finale per i credit che svela non solo un unico sviluppatore dietro l’intero progetto ma che ne conferma l’umorismo strappando una risata fino alla fine.

Un’avventura breve e classica
Saving Princess Of Mars è un’avventura a scorrimento prevalentemente orizzontale nonché platform 2D incentrato sullo switch tra personaggi e con un combat system abbastanza elementare e accessibile. Ogni personaggio dell’avventura, per un totale di quattro, hanno proprie caratteristiche peculiari. Prima di tutto, ognuno di loro può aprire specificate porte che saranno identificate col volto del personaggio abilitato a interagire con esse. Non solo, ogni eroe ha un suo personale salto che vede il taglialegna quello più abile. Tradotto: fa salti più alti.
La principessa, invece, secondo personaggio di cui prenderemo il controllo, non solo è disarmata ma ha un salto molto più “corto”. Così come è minore anche la barra dell’energia vitale. Perché sì, ogni eroe ha una sua barra di energia vitale e, per quanto riguarda il taglialegna e il terzo personaggio che si unirà al cast, c’è una seconda barra adibita al combattimento. Il taglialegna può uccidere i nemici saltandoci in testa (è l’unico che può farlo) o sferrando pugni, ma questi sono legati alla barra stamina che si ricarica da sola nel tempo, onde evitare spam eccessivi.

Inoltre, i nemici, seppur abbastanza ridotti di tipologia, hanno delle proprie regole d’approccio. Cambiano colore quando stanno per attaccare o quando possono essere attaccati e alcuni di essi hanno delle protezioni in testa per rendere immuni o addirittura letali i salti del taglialegna e compagni. Il combattimento non è molto entusiasmante e diventa facilmente ripetitivo, così come le fasi platform non risultano perfette. Il motivo è che, soprattutto per i pericoli da terra o per i raggi di determinate esplosioni, non è sempre facilissimo prevedere le “zone letali”.
Inoltre, il salto con gravità differenti richiede un po’ di allenamento in quanto, come dice stesso il gioco, più si tiene premuto il tasto “salto” più in alto si salirà. Ciò richiede un po’ di pratica anche perché alcune fasi risultano leggermente imprecise e scoordinate. Nulla di grave. A conti fatti l’esperienza di gioco scivola via comodamente faticando però a lasciare il segno. Il motivo è che i rompicapo, inizialmente intriganti, alla lunga tendono a ripetersi svelando infine la medesima struttura risolutiva.
In soldoni, si tratta semplicemente di interagire col giusto personaggio concatenando le varie azioni fino a sbloccare l’intera area e procedere oltre. Da segnalare, per gli amanti del 100%, anche alcuni collezionabili sparsi in giro seppur abbastanza facili da prevedere. Purtroppo, a spingere a vivere tutta l’esperienza non saranno gli enigmi in sé ma proprio le già citate ed elogiate battute dei personaggi. Un po’ un peccato considerando che in alcuni capitoli il level design, comunque prevalentemente semplice, si sposa bene con la concatenazione di abilità di alcuni personaggi, tra cui spicca colei che per attaccare deve ricaricare la sua barra camminando o avvicinandosi a determinati cristalli.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Saving Princess Of Mars non spicca molto graficamente. Il primo impatto con la pixel art proposta dal titolo è gradevolmente retrò, quasi nostalgica. Purtroppo però, ben presto il susseguirsi di capitoli mostrerà medesime architetture e un riciclo abbastanza ampio di elementi ambientali che rende il tutto fin troppo monotono e poco evocativo. Anche i nemici non brillano per varietà.
Anche il sonoro soffre di problematiche simili. Le tracce proposte sono orecchiabili e molto interessanti ma risultano brevi e mandate in loop rischiando di diventare ridondanti. Molto gradita, invece, l’inaspettata presenza dei sottotitoli in lingua italiana, tra l’altro anche ben implementati. Un bonus non indifferente per godere al meglio della parte migliore del gioco: l’umorismo.
