Sviluppato da 1C Game Studios e Pubblicato da For-Games CR LTD, Deathless. The Hero Quest è un roguelike basato sulla costruzione di deck di carte impiantato in una struttura di gioco con combattimenti a turni abbastanza classico. Tutto in 2D e a tema fantasy medievaleggiante. Noi abbiamo impersonato i panni dei quattro eroi di turno su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto ad affrontare il Male e a salvare il mondo?
Deathless. The Hero Quest e la classica quest
Come forse avrai potuto intuire dalla premessa… Deathless. The Hero Quest non spicca per narrazione ed è un peccato. Banalmente, siamo in un mondo fantasy denominato Belosvet e il nostro compito è di vivere quattro “campagne” che sono una sorta di percorso dell’eroe. Quattro come quattro sono gli eroi, appunto. Ognuno di questi ha una sua quest, dei propri dialoghi, delle proprie decisioni da affrontare e, ovviamente, dei propri stili di combattimento che in questo caso specifico si riflette nella tipologia di carte che andranno a plasmare il nostro deck.
Tornando sulla narrazione, però, Deathless. The Hero Quest non sfrutta appieno i propri elementi. Forte di un folklore slavo non proprio conosciutissimo e di uno stile grafico di sicuro impatto, il titolo non riesce a raccontare una storia convincente, vittima del suo stesso sistema procedurale. D’altronde, è innegabile che sulla bilancia a pesare di più, molto di più, è senz’altro il gameplay a scapito, appunto, della narrazione e del cast stesso di personaggi. Un peccato, considerando il potenziale di base tra il bestiario e alcuni passaggi intriganti.

Passaggi che andiamo a individuare nelle scelte che dovremo affrontare, delle card grafiche con piccoli contenuti testuali a un mini anticipo di ciò che ci aspetta. Ogni scelta andrà a plasmare letteralmente il percorso dell’eroe di turno fino all’inevitabile big boss finale. Purtroppo, dopo qualche run, l’interesse per i contenuti scritti delle carte viene meno, focalizzandoci unicamente su ciò che realmente conta: le conseguenze in game in termini di bonus e/o malus o anche di eventuali sfide come l’incontro, prematuro o meno, con un mid boss.
Volendo fornire qualche dettaglio in più sui quattro eroi, abbiamo Varvara, una giovane cacciatrice di tesori, Vasilisa, un’incantatrice elementale con tanto di poteri evocativi, Dobrynya, un cavaliere errante nonché “tank” del gruppo e infine Alyosha, un guerriero ibrido e che brandisce spada e magia. Come puoi vedere, c’è più di un elemento interessante ma l’evoluzione concreta degli eroi viene meno. Al completamento delle rispettive run, avrai invece come premio narrativo qualche elemento di contorno in più che mira a dar forma a una lore che, nonostante il suo fascino di partenza, non colpisce pienamente nel segno.

Tra carte e strategia
A colpire nel segno, invece, è il gameplay. Deathless. The Hero Quest è un roguelike strategico a turni incentrato sulla formazione di un deck di carte. Ogni eroe ha un suo deck personale con carte d’attacco e difensive di vario genere. A mutare dell’eroe, dovrai quindi obbligatoriamente mutare anche la tua strategia. Strategia che va plasmata anche a seconda dei nemici che andremo ad affrontare di volta in volta. Da segnalare, per quanto riguarda il livello di difficoltà, che questi è modificabile e personalizzabile ma anche coerente con il genere.
Il titolo, in quanto roguelike, non perdona e bisogna quindi ponderare bene ogni strategia. Ma è anche un titolo che premia qualsiasi run, positiva o meno che sia, sbloccando carte e dandoci nuovi strumenti per personalizzare il nostro deck, preparandoci al meglio per le successive spedizioni. Entrando più nello specifico, a ogni scontro vedremo il nostro eroe solitario affrontare uno o più nemici, cercando di sopravvivere onde evitare di dover rivivere l’avventura dal principio. In pieno stile roguelike.

Per trionfare, dovremo conoscere al meglio le nostre carte. Ognuna di queste ha un “costo” e noi potremo spendere tre punti per turno, salvo potenziamenti o bonus applicati. Le carte possono essere offensive o difensive ma possono anche implementare vantaggi strategici o power up di vario genere oltre a intervenire attivamente sulla formazione dello squadrone nemico, magari attirando in prima fila colui che è in “coda”. Tra le carte offensive troviamo colpi singoli, altri che possono causare problemi di stato o che possono causare danni extra in determinate occasioni.
Tali occasioni saranno anche visibili a schermo visto che le carte interessate diventeranno avvolte da un’aura gialla, offrendoci un input visivo che accelera il calcolo e l’analisi strategica dei vari turni. A tutto ciò, si aggiunge un sistema di reliquie aggiuntivo, ossia degli strumenti che potrai ottenere nel corso della tua avventura e che offrono vantaggi extra durante i vari scontri. Presente anche un sistema di denaro con cui potrai acquistare ulteriori carte ma anche soddisfare determinate sottomissioni casuali.
A spiccare nel gameplay, comunque inevitabilmente ciclico e ripetitivo, è la buona differenza dei vari deck e quindi dei vari eroi. Questi si differenziano molto e anche le rispettive carte aggiuntive non fanno altro che delineare quattro percorsi ludici discretamente diversi e che richiedono diverse run per svelare appieno i propri segreti. Chi è quindi fan del genere e soprattutto del sistema di carte che strizza palesemente l’occhio a Slay the Spire, troverà pane per i suoi denti anche se non c’è poi molto di realmente originale e identitario.

Grafica e sonoro
L’elemento grafico di Deathless. The Hero Quest spicca sicuramente. Parliamo di un titolo abbastanza semplice ma ben animato e con una buona cura al dettaglio, soprattutto per quanto riguarda i personaggi su schermo. Nulla di “esageratamente” complesso o personale, ma il colpo d’occhio complessivo appaga e soddisfa. E lo fa in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se abbiamo notato una certa opacizzazione del testo in modalità portatile, nel dettaglio, per le card riguardanti le scelte narrative tra un turno e un altro. In compenso, anche gli scenari offrono uno spettacolo visivo gradevole a cui si somma una buona interfaccia e una grafica delle carte coerente con le atmosfere proposte dal titolo.
Il sonoro è meno evocativo ma comunque funzionale e coerente col prodotto. Non spicca per grande varietà o per tracce particolarmente memorabili ma svolge il suo ruolo senza mai risultare invadente o eccessivamente ridondante. Peccato per l’assenza del doppiaggio che avrebbe giovato non poco a dare carattere alle vicende e soprattutto ai quattro eroi. Da segnalare, infine, la mancata presenza della lingua italiana, assenti anche i sottotitoli. Assenza di cui tener conto considerando che ci sarà da leggere tra carte e decisioni testuali.
