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Lettura Hyrule Warriors: L’era dell’esilio, recensione (Nintendo Switch 2)
 
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Hyrule Warriors: L’era dell’esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Il passato di Hyrule

Pasquale Aversano 13 secondi fa Commenta! 12
 
8.4
Hyrule Warriors: L'era dell'esilio

Sviluppato e pubblicato da Koei Tecmo in sinergia con Nintendo, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è un gioco d’azione in 3D che rientra fedelmente nel filone dei musou di cui Koei stessa è promotrice con la saga più famosa del genere: Dynasty Warriors. Noi abbiamo vestito i panni di Zelda, e non solo, su Nintendo Switch 2 e questa è la nostra recensione. Pronto a fare la conoscenza del primo re di Hyrule e a vivere in prima persona la terrificante ascesa di Ganondorf?

Contenuti
Hyrule Warriors: L’era dell’esilio molto più storia del passatoUn gameplay fluido e stratificato ma ancorato al genereMissioni e piccoli elementi di varietàGrafica e sonoroTi potrebbe interessare

Hyrule Warriors: L’era dell’esilio molto più storia del passato

La prima grande sorpresa in positivo di Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è legata alla trama. Come forse saprai, il precedente capitolo della saga, arrivata con questo al suo terzo capitolo ufficiale, ossia Hyrule Warriors: L’era della calamità rientrava sì nel filone dei titoli principali attuali di The Legend of Zelda, caratterizzato dalla duologia Breath of the Wild e Tears of Kingdom, ma lo faceva in veste prettamente di spin off e con una trama alla “what if” che andava a stravolgere troppo, dando vita a un vero e proprio “ e se…” che andava a impoverire l’intero impianto narrativo, comunque di buon livello.

Ecco, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è invece canonico per la serie principale e, cronologicamente parlando, si posiziona fra i due capitoli originali, anticipando di fatto The Legend of Zelda Tears of Kingdom e fungendo da ponte tra i due eventi, cercando di dare qualche informazione extra in più su Zelda stessa e non solo. Ma Hyrule Warriors: L’era dell’esilio va anche oltre, spingendo indietro nel tempo e portandoci agli albori di Hyrule, al suo primo re e alla terrificante ascesa di Ganondorf.

Per chi ha amato la lore dei capitoli recenti di The Legend of Zelda, la trama di Hyrule Warriors: L’era dell’esilio offre un boost esperienziale notevole e di sicuro impatto. Ma non solo, la costruzione stessa della campagna, recuperando e migliorando quanto fatto dai precedenti capitoli di Hyrule Warriors, è molto più narrativa con sequenze quasi stile “anime” molto ben recitate e discretamente lunghe. Ovviamente, tale scelta è votata a favore di chi ama seguire le storie ma, viceversa, indebolisce e rende più compassata l’esperienza di chi è abituato a musou più immediati e votati all’azione.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Personalmente, abbiamo molto apprezzato la scelta di scommettere sulla narrazione che, senza spoilerare troppo, funziona nonostante si prenda qualche piccola libertà di troppo. D’altronde, il mondo di Hyrule è affascinante e con esso quasi tutti i suoi personaggi donano nuova “forza” all’intera lore. Re Raul, ad esempio, è un personaggio dalle sfumature intriganti che, da portatore di luce, si ritroverà tra i primi a dover affrontare un’oscurità devastante. E che dire di Ganondorf? Il re dei demoni sorge con una brutalità devastante e i suoi intrighi non fanno che ancorarci allo schermo e a caricarci di rabbia, scontro dopo scontro.

Zelda, invece, è qui una protagonista sorprendentemente caratterizzata in positivo. Ritrovatasi letteralmente scaraventata indietro nel tempo, inizierà un percorso di addestramento per conoscere e padroneggiare al meglio i propri poteri, circondata da un numero di personaggi sempre maggiore e pronti ad aiutarla. La sua evoluzione, unita a macro eventi dal sicuro impatto e che provano a seguire quanto accennato nelle rovine e nella lore stessa dei capitoli principali, funziona, coinvolge e convince, rendendo questo il capitolo di Hyrule Warriors più narrativo e soddisfacente di tutti.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Un gameplay fluido e stratificato ma ancorato al genere

Hyrule Warriors: L’era dell’esilio è un gioco d’azione in terza persona 3D identificabile come musou e questo è tanto il suo pregio quanto il suo difetto. Parliamo, infatti, di un genere che non riesce ancora a conquistare una generosa fetta di pubblico nonostante il suo tentativo di reinventarsi ancorandosi a diverse IP di spessore. Non solo Zelda, infatti, ma già Dragon Quest con Dragon Quest Heroes, provò a rinfrescare il genere e ad accendere nuovi riflettori su di sé con risultati altalenanti.

Il problema di fondo è che i musou soffrono di una ripetitività ludica abbastanza evidente e che sopraggiunge in poco tempo. Lo scopo delle missioni, infatti, è quella di attaccare orde e orde di nemici molti dei quali crepano con un solo fendente. La soddisfazione, innegabile, di devastare centinaia di mostri su schermo con pochi fendenti, è galvanizzante nei primi scontri ma al ventesimo scontro la situazione diventa meno coinvolgente del dovuto. Ovviamente, non di soli minion sono fatte le schiere nemiche che, anzi, spiccano in Hyrule Warriors: L’era dell’esilio per diversi mid boss e boss di vario genere, alcuni decisamente colossali e appaganti da affrontare.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Inoltre, il bestiario di The Legend of Zelda offre sicuro fascino e appeal laddove, invece, alcuni scenari possono sembrare leggermente meno ispirati. Tornando al gameplay, invece, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio prova in tutti modi a mutare la sua formula di base. Ci riesce? In gran parte sì. Prima di tutto, ci regala un roster leggermente più limitato, ancorato all’andamento della storia e quindi orfano di alcuni “nomi”. In compenso, chi è presente, salvo inevitabili personaggi “filler” e meno ispirati, oltre che meno “utili” ai fini delle trame in sé, è molto caratterizzato con set di mosse in continuo miglioramento.

Ogni combattente, infatti, ha una doppia serie di combo legate a due tasti che possono a loro volta espandersi man mano che aumentiamo di livello o decidiamo di fare l’upgrade della relativa arma equipaggiata. Non solo, al sistema di combo si aggiunge quello delle abilità a loro volta da sbloccare ed equipaggiare. Tali abilità offrono un boost scenico notevole e possono anche rompere le abilità dei nemici in un gioco strategico appagante e fluido. Banalmente, se un nemico esegue una abilità che lo porta a saltare, potremo effettuare un’abilità a distanza, come il colpo d’arco di luce di Zelda, per abbatterlo bruscamente e interrompere il suo colpo.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Altro esempio, sono i nemici muniti di scudo. Ci sono abilità specifiche che sono “super efficaci” contro chi è dotato di scudo. Equipaggiare abilità varie e giostrare i vari personaggi della spedizione è quindi essenziale per affrontare quante più situazioni diverse possibili. E che dire dell’abilità speciale che si attiva quando il nemico viene stordito? Tale abilità crea un ulteriore vantaggio condanni decisamente elevati. Presente anche la possibilità di parare e schivare ma anche di contrattaccare o di cambiare personaggio a nostro piacimento.

In realtà, alcuni personaggi, in base anche alle abilità equipaggiate, possono richiedere loro stessi di intervenire per annullare così l’attacco avversario e rendendo più interattivi gli scontri di “gruppo” e il lavoro di squadra. Inoltre, al riempimento di una barra automatica, potrai anche attivare particolari abilità di “coppia” che apportano ulteriore varietà combattiva agli scontri. Un esempio pratico? Mineru può evocare un gigantesco golem che diventa comandabile per un determinato lasso di tempo e con un proprio set di mosse dedicate. Quindi sì, il roster, seppur ridotto numericamente, funziona per varietà di combo e mosse.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Missioni e piccoli elementi di varietà

Hyrule Warriors: L’era dell’esilio segue una campagna lineare che può sforare facilmente le trenta ore ma che porta con sé una serie di missioni opzionali discretamente interessanti. A nostra disposizione avremo una macro mappa divisa in zone da riconquistare gradualmente. In tali zone, sbucheranno man mano diversi tipologie di indicatori. Questi variano da missione principali a scontri secondari fino a missioni di raccolta. Ebbene sì, c’è un sistema di simil-crafting utile tanto per potenziare le armi dei vari personaggi quanto per soddisfare le missioni opzionali dove, banalmente, ci viene chiesto di consegnare un determinato numero di uno o più materiali.

Tali materiali possono essere raccolti uccidendo i nemici, aprendo scrigni o anche devastando l’ambiente stesso. Altro elemento da segnalare, nonostante sia abbastanza sporadico, è un mutamento del genere del gioco che diventa uno sparatutto in 3D su binari interessante e fluido, oltre che ben amalgamato ai comandi stessi del gioco. Si tratta di missioni fugaci e che spezzano con efficacia e coerenza il ritmo del gioco di base, regalando anche sfide abbastanza interessanti.

E parlando di sfide, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio non spicca molto per difficoltà. Salvo alcune boss fight o situazioni in cui dovrai combattere contro il tempo o per difendere determinati obiettivi, raramente sarai messo davvero in una situazione grave, offrendo quindi una situazione abbastanza accessibile anche per chi è neofita del genere. 

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, recensione (Nintendo Switch 2)

Grafica e sonoro

Personalmente, salvo alcuni ritardi nel caricamento di sporadici elementi ambientali, abbiamo molto apprezzato l’impianto grafico del titolo. Nato su Nintendo Switch e poi migliorato su Nintendo Switch 2 di cui è esclusiva, Hyrule Warriors: L’era dell’esilio si difende molto bene soprattutto per quanto riguarda i personaggi e le loro animazioni. Non solo, il gran numero di personaggi su schermo, centinaia e centinaia di nemici, riescono a non rallentare quasi mai l’esperienza. A ciò si sommano le già citate mosse speciali che rendono tutto molto scenico ed esplosivo, dando forma a un caos che, salvo qualche momento, è sempre abbastanza gestibile.

A sorprenderci in positivo è anche la modalità portatile dell’ibrida Nintendo, dove potrai vivere l’intera esperienza praticamente senza alcun sacrificio, con un feedback positivo ed efficace. Sì, gli ambienti non spiccano per dettaglio, ma d’altronde il titolo non spinge quasi mai all’esplorazione, mantenendo un focus pressoché costante sugli scontri e questi risultano sempre scenici e appaganti. Anche il sonoro ne esce vincitore, a tracce appaganti e coerenti si aggiunge un doppiaggio italiano di buon livello e che riesce a dare il giusto carattere a quasi ogni volto digitale. Ovviamente, sono inclusi anche i sottotitoli in lingua italiana.

Scopri tutto su Hyrule Warriors: L'era dell'esilio
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Hyrule Warriors: L'era dell'esilio
8.4
Grafica 8.5
Sonoro 8.5
Longevità 8.5
Gameplay 8
Aspetti positivi Più narrativo e ben raccontato Roster interessante e ben diversificato Gameplay fluido, stratificato e appagante Sonoro e doppiaggio di buon livello
Aspetti negativi Diventa ripetitivo abbastanza velocemente Le ambientazioni spiccano meno rispetto al resto
Considerazioni finali
Hyrule Warriors: L'era dell'esilio è il miglior Hyrule Warriors attualmente in circolazione. Migliora quanto di buono fatto in precedenza e aggiunge una trama canonica e coinvolgente. Molto più narrativo ma di una narrazione ben raccontata e ben recitata, complice un buon doppiaggio e una buona scrittura, oltre che a un roster più limitato ma più coerente. Il gameplay è fluido, ben stratificato e anche strategico. Purtroppo, rimangono i limiti del genere musou, tra cui una inevitabile ripetitività di fondo.

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