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Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Nuovi piccoli orrori

Pasquale Aversano 4 ore fa Commenta! 11
 
7.4
Little Nightmares III

Sviluppato da Supermassive Games e pubblicato da Bandai Namco Entertainment, Little Nightmares III è un platform horror con visuale laterale in 3D, con modalità co-op e un’atmosfera dal sicuro impatto scenico. Si tratta, inoltre, del terzo capitolo ufficiale della saga e del primo con un nuovo team di sviluppo. Noi abbiamo affrontato l’avventura di Low e Alone su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a un nuovo viaggio tra gli orrori?

Contenuti
Little Nightmares III segue le orme del secondo capitolo Come sopravvivere agli orrori del mondoGrafica e sonoroTi potrebbe interessare

Little Nightmares III segue le orme del secondo capitolo 

Prima di affrontare la narrazione di Little Nightmares III tocca soffermarsi su una delle caratteristiche principali del titolo ossia, il cambio di studio di sviluppo. Come forse saprai, i primi due capitoli della saga, sempre pubblicata da Bandai Namco, erano a opera del team Tarsier Studios. Questi sono ora parte di Embrace Group e attualmente sono al lavoro su una nuova IP denominata Reanimal e che sembra recuperare molto proprio da Little Nightmares.

Con l’abbandono dello studio, l’IP di Little Nightmares è rimasta a Bandai Namco che l’ha passata a Supermassive Games. Questi sono i papà di Until Dawn nonché autori dei titoli antologici racchiusi sotto la nome di The Dark Pictures Anthology. Insomma, come avrai potuto dedurre, anche il nuovo team di sviluppo non è nuovo all’horror, anzi. Il problema di una saga come Little Nightmares, è che si tratta di un orrore più disturbante che spaventoso e che preferisce una narrazione fatta di misteri, silenzi e immagini a una storia diretta e “recitata”.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

In Little Nightmares III, come nei precedenti capitoli, infatti, non troverai parole ma solo scene, eventi, luoghi. Ogni cosa racconta qualcosa in un mosaico disturbante, macabro, grottesco e ancor più buio del solito. Il tutto per una macro storia che vede risvolti sì interessanti ma che pecca in parte di coraggio e potenza. Sia chiaro, il nuovo team ha saputo preservare l’identità dell’opera originale ma è palese il timore di osare troppo, di metterci del “proprio”.

Quello che è Little Nightmares III è praticamente una sorta di secondo capitolo con nuovi personaggi e una nuova storia, senza risvolti globale in grado di lasciare stupiti come proprio il sequel dell’originale, il cui finale ancora oggi colpisce pienamente nel segno. In realtà, la storia dei due protagonisti di Little Nightmares III, ossia Low e Alone, non è affatto male e rientra bene nelle atmosfere e nelle tipologie di racconti che hanno reso la saga ormai iconica e facilmente distinguibile ma, come detto, sembra un “more of the same”.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Banalmente, i Supermassive Games potevano rischiare di più, personalizzando la saga senza snaturarla e cercando di andare oltre la, seppur ottima, base marcata dai primi due capitoli. Ma di che parla Little Nightmares III? Come in precedenza, anche in questo caso, è difficile raccontare la trama senza scivolare in potenziali spoiler. Diciamo che parla di due giovani “fuggiaschi” che collaborano per sopravvivere a una serie di orrori facilmente traslabili nel reale. Il tutto ulteriormente agevolato da brevi e strategiche cut-scene che aiuteranno a mettere insieme i pezzi in vista di un finale tutto sommato soddisfacente nella sua linearità.

In Little Nightmares III troviamo quindi una serie di metafore estetiche. I luoghi, l’eccessivo utilizzo di determinati oggetti, le figure grottesche che si trascinano moribonde su schermo, gli scenari cupi e divorati dal buio… sono tutti elementi che, insieme alle immancabili creature che ci daranno la caccia, danno vita a una rocambolesca, seppur breve, odissea in grado di coinvolgere vecchi e nuovi utenti, seppur priva di una scintilla propria in grado di rafforzare l’identità di questo terzo capitolo che, a conti fatti, per la saga è anche una sorta di nuovo inizio.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Come sopravvivere agli orrori del mondo

Little Nightmares III è un platform horror in 3D con telecamera non gestibile che sfrutta percorsi sia orizzontali che di “profondità” regalando una serie di scenari infarciti di piccoli enigmi ambientali e diverse tipologie di fasi stealth. Il tutto con l’inedita aggiunta di momenti quasi “action”. A rendere però “unico” questo capitolo, in termini ludici, è la modalità cooperativa che permette a due utenti di vivere insieme l’avventura, sfruttando al meglio i diversi momenti studiati apposta per la cooperazione.

Banalmente, gli stessi combattimenti richiedono un intervento mixato delle rispettive abilità dei protagonisti. Infatti, se da un lato abbiamo un arciere dall’altro c’è una sorta di guerriero dotato di grossa chiave inglese che scaglia lentamente al suolo in stile clava. I due protagonisti si distinguono quindi sia esteticamente che ludicamente. Banalmente, l’arciere è l’unico in grado di colpire bersagli in volo, siano essi nemici o pulsati mentre il “clava-dotato” può infrangere muri friabili aprendo nuovi passaggi o sfondare alcune tipologie di vetrate oltre a dare il colpo di grazia a nemici atterrati.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Inoltre, Little Nightmares III torna a sfruttare ingegnosamente la fisica interna del mondo di gioco richiedendo anche la collaborazione di entrambi i personaggi in alcuni casi particolari. Un esempio: un carrello vuoto può essere spostato da un solo protagonista mentre il carrello ripieno richiede l’intervento di entrambi. Inutile dire che il passaggio da una sezione all’altra del capitolo ha una serie di passaggi che richiedono l’azione in combo dei due protagonisti onde evitare di lasciare troppo indietro l’altro giocatore. Insomma, si prosegue parallelamente e prevalentemente sullo stesso percorso in modo sempre gradevole ed efficace.

Questo perché, seppur privo di sessioni esplosivamente creative e originali, salvo alcune trovate sia ludiche che estetiche riscontrate nell’ultimo capitolo, il ritmo di gioco funziona alla grande. L’alternanza di fasi lente di nascondino ad altre più esplorative mixate a rocambolesche fughe in stile platform a momenti fugaci di action, forniscono un’esperienza completa che vede il suo punto debole, ancora una volta, nella longevità. 5-6 ore e la magia giunge al termine, un peccato perché lascia ancora la voglia di andare oltre… motivo per cui sono già previsti ben due DLC con tanto di season pass.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Tornando al sistema cooperativo, Little Nightmares III è fruibile anche in single player ma non avrai modo di cambiare personaggio una volta iniziata la storia. Da segnalare che l’IA se la cava discretamente bene anche se in alcuni casi siamo stati costretti a rigiocare delle sessioni proprio a causa del nostro compagno che moriva in modi miserevoli. E che dire delle volte in cui aspettavamo speranzosi che notasse un pulsante sotto cui posizionarsi per fare da “leva”? Ecco, piccoli episodi che però non danneggiano l’esperienza complessiva fatta comunque di trial and error dove a morire di più eravamo noi “umani”.

E parlando di “umani”, abbiamo da segnalare l’esistenza del “pass amicizia”. Chi ha giocato a titoli come It Take Two non è nuovo a tali strumenti digitali. Si tratta di un pass gratuito disponibile nello store che permette a un amico di essere invitato in partita senza il bisogno di possedere una propria copia del gioco. Un modo intrigante per ampliare il bacino d’utenza anche se chi viene invitato col pass, non otterrà alcun trofeo o salvataggio dell’esperienza che rimangono solo a chi “ospita” la partita.

Little Nightmares III, recensione (PlayStation 5)

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Little Nightmares III è una gioia per gli occhi. Parliamo di level design ancora una volta intrigante seppur “meno coraggioso” che viene stravolgo letteralmente dai nemici di turno., Ancora una volta, è l’ultimo capitolo ad averci conquistato per ingegno e soprattutto per la creatura che lo domina e devasta. E sì, ancora una volta è il grottesco e il disgustoso a divorare la scena, restituendoci un mondo decadente e rancido che è comunque non privo di fascino. 

A ciò si aggiungono una serie di mini strumenti dall’ombrello per sfruttare delle correnti a una torcia per fendere il buio, che regalano momenti intriganti e leggermente più vari. Certo, non tutto funziona per il meglio, la profondità stessa del titolo non è perfetta e può capitare in qualche fase platform di non beccare in pieno la posizione e la profondità stessa della piattaforma. Così come non sempre sarà preciso il colpo fisico che si dà con la chiave inglese. Ma parliamo di momento in un’esperienza che merita di essere vissuta.

Il sonoro è studiato molto bene, non abbiamo una musica molto presente e, anzi, è il silenzio a dominare. Un silenzio sferzato continuamente da rumori di sottofondo, siano essi nostri o dei nemici che ci braccano e osservano dal fondo solo apparentemente distante dell’area di gioco. Insomma, l’acustica funziona e offre ad alcune creature un boost disgustoso e inquietante notevole, come lo scricchiolare continuo della creatura del secondo capitolo. Da segnalare infine, la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se non c’è molto da leggere.

Scopri tutto su Little Nightmares III
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Little Nightmares III
7.4
Grafica 8
Sonoro 7.5
Longevità 6.5
Gameplay 7.5
Aspetti positivi Buona atmosfera e fedele agli originali Alcune creature ben implementate anche con l’area di gioco Fasi co-op inserite bene Narrazione efficace
Aspetti negativi Poco coraggioso e meno originale dei prequel Dura abbastanza poco Qualche piccola imprecisione ludica
Considerazioni finali
Little Nightmares III è un sequel che segue fin troppo fedelmente il secondo capitolo della saga. I nuovi sviluppatori hanno preferito “ripetere” più che osare e inserire del “proprio”. Sono andati sul sicuro e se da un lato abbiamo un’esperienza comunque interessante e coerente, dall’altro pecca di potenza creativa risultando un gradino sotto agli originali. Si tratta comunque di un’esperienza riuscita, ben ritmata, con fasi co-op semplici ma efficaci. Peccato che finisce abbastanza presto.

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