Con l’ombra imponente di Battlefield 6, che uscirà il 10 Ottobre, che promette un ritorno alle origini più ambizioso e spettacolare che mai, vale la pena voltarsi indietro e capire cosa abbia reso questa saga uno dei capisaldi assoluti del genere FPS, un punto di riferimento capace di attraversare generazioni e piattaforme senza mai perdere la propria identità.
Tra guerre moderne e scontri storici, la serie si è evoluta in maniera inaspettata, partendo da un FPS diverso dal solito fino a diventare una delle alternative più solide e amate nel panorama degli sparatutto, e oggi si prepara a un nuovo capitolo che, dopo qualche passo falso, potrebbe finalmente riportarla ai fasti di un tempo. Scopriamo quindi insieme i migliori Battlefield fino a oggi, in attesa del sesto episodio, con la speranza che un giorno possa meritarsi un posto in questa classifica.
Battlefield 4 (2013)
Con Battlefield 4 la serie raggiunse la sua piena maturità, incarnando l’idea di “guerra totale” con un’ampiezza e una cura dei dettagli senza precedenti. Il lancio fu tutt’altro che semplice, segnato da bug e instabilità che ne offuscarono il debutto, ma con il tempo il titolo si trasformò in uno dei multiplayer più solidi e longevi mai realizzati. Le mappe dinamiche introdussero il celebre concetto di “Evolution”, eventi su larga scala in grado di modificare radicalmente la struttura del campo di battaglia, rendendo ogni match un’esperienza diversificata e spettacolare. L’arsenale vastissimo, i veicoli terrestri e aerei, e un sistema di progressione profondo ma bilanciato fecero di BF4 il manifesto della filosofia Battlefield.

Battlefield 2 (2005)
Nel 2005 Battlefield 2 riscrisse completamente le regole del multiplayer su PC, introducendo un livello di profondità tattica e di coordinazione di squadra che fino a quel momento era impensabile, soprattutto su larga scala. L’approccio realistico e il sistema di comandi che permettevano di impostare ordini, trasformarono le partite in vere e proprie operazioni militari su larga scala, dove la collaborazione e la pianificazione contavano quanto la mira e la reattività.
Le mappe, ampie e variegate, offrivano un equilibrio perfetto tra fanteria e mezzi corazzati, mentre il sistema di ranking online introdusse una dimensione competitiva nuova, spingendo i giocatori a migliorarsi costantemente. È il capitolo che ha posto le fondamenta della saga, l’esperienza che ha definito l’anima di Battlefield e che, ancora oggi, molti considerano il suo primo vero capolavoro.
Battlefield 1 (2016)
Con Battlefield 1, DICE scelse di compiere una virata audace riportando i giocatori nella Prima Guerra Mondiale, un’ambientazione rischiosa che si rivelò invece una delle sue più grandi forze grazie a un comparto tecnico di straordinaria potenza e a una direzione artistica che seppe fondere la brutalità del conflitto con una visione poetica e malinconica, lontana dalla classica narrazione della prima guerra mondiale, con trincee statiche e guerra di posizionamento, ma più vicina alla disperazione umana di un mondo in trasformazione.
Il Frostbite 3 diede vita a scenari realistici e visivamente imponenti, dove la polvere, il fango e la luce contribuivano a costruire un’immersione totale, mentre il gameplay, più lento e ragionato rispetto ai capitoli moderni, premiava il gioco di squadra e la gestione tattica del territorio. L’aggiunta di mezzi pesanti, cavalli e dirigibili rese ogni battaglia imprevedibile e spettacolare, consolidando Battlefield 1 come uno dei capitoli più evocativi e coraggiosi della serie.

Battlefield: Bad Company 2 (2010)
Bad Company 2 rappresentò uno dei momenti più brillanti e amati della saga, un perfetto equilibrio tra narrativa sopra le righe e uno scenario bellico spettacolare. La campagna, leggera ma non superficiale, offriva personaggi memorabili e un tono decisamente accessibile e ironico, capace di distinguersi in un panorama dominato da trame seriose e drammatiche. Ma fu il multiplayer a conquistare definitivamente i giocatori, ridefinendo il concetto di distruzione ambientale grazie a un Frostbite ancora giovane ma già rivoluzionario, capace di trasformare il campo di battaglia in qualcosa di vivo e mutevole.
Il sistema di classi era bilanciato con precisione, il ritmo delle partite trovava un punto d’incontro perfetto tra tattica e spettacolarità e la possibilità di radere al suolo interi edifici regalava una sensazione che prima d’ora non si era mai provato. Bad Company 2 rimane nel cuore dei fan non solo per il suo gameplay, ma per l’anima che riuscì a imprimere al marchio Battlefield.

Battlefield 3 (2011)
E arriviamo infine al vertice, al capitolo che più di ogni altro ha saputo incarnare la grandezza del marchio Battlefield. Battlefield 3 non fu semplicemente un nuovo episodio, ma un evento che segnò un salto generazionale netto, grazie al Frostbite 2 che ridefinì gli standard tecnici del genere con una resa grafica mozzafiato, effetti di luce realistici, distruzione ambientale credibile e un sound design che trasmetteva l’impatto e la credibilità di ogni scontro. Le mappe erano studiate con cura millimetrica: Mar Caspio offriva la scala e la libertà della guerra totale, mentre Operation Métro concentrava il caos in spazi chiusi e frenetici ( La mia preferita in assoluto) , dando vita a battaglie indimenticabili.

Il gunplay, preciso e reattivo, regalava sensazioni di controllo assoluto, e la progression premiava la dedizione senza intaccare l’equilibrio del gioco, lontano da qualsiasi forma di microtransazione. In Battlefield 3 ogni elemento sembrava al suo posto, in un equilibrio raro e proprio per questo rimane ancora oggi il simbolo dell’età d’oro della serie, il momento in cui Battlefield divenne leggenda.