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Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Senza distruzione non c’è creazione

Pasquale Aversano 3 ore fa Commenta! 14
 
8.3
Dreams of Another

Sviluppato e pubblicato da Q-Games Ltd., Dreams of Another è un particolarissimo sparatutto in terza persona dalle atmosfere fortemente evocative e dove al posto di distruggere… si crea. Noi abbiamo vestito gli stravaganti e originalissimi panni dell’Uomo in Pigiama su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a vivere un’esperienza unica e che ti porterà a riflettere persino sulle emozioni di una sedia? 

Contenuti
Dreams of Another, senza distruzione non c’è creazioneCome viaggiare nei sogniGrafica e sonoro

Dreams of Another, senza distruzione non c’è creazione

“Senza distruzione non c’è creazione” con questa frase si apre il gioco, su questa frase si crea tutta l’esperienza. Dreams of Another è un titolo unico e fortemente divisivo. Se la sua atmosfera riuscirà a rapirti sin dalla scala che ti troverai ad affrontare in modo del tutto spiazzato, ti troverai a vivere un’avventura travolgente, frammentaria, magica, surreale e allo stesso tempo realissima. Un qualcosa di molto vicino dall’essere una trasposizione videoludica di un sogno. O meglio, di un incontro e di una conoscenza, forse amicizia, nata nel sogno.

Ma procediamo con ordine anche se, Dreams of Another non ha un ordine. Si tratta di una scelta che abbiamo molto apprezzato e che rende la fruizione stessa del titolo accattivante e soprattutto attiva. Sta a noi unire i pezzi delle storie che vanno a mescolarsi di episodio in episodio, come sta a noi captare possibili sotto messaggi, intuire i legami con la realtà o meno, col subconscio di uno o dell’altro personaggio e anche gli inevitabili richiami con la realtà che ci circonda, partendo dagli oggetti più comuni che riempiono la nostra esistenza.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Perché sì, in Dreams of Another anche gli oggetti hanno sentimenti e ci parlano, così come perdono il controllo sfoderando un’aura ribelle da placare a colpi di fucile d’assalto. La nostra arma. La stessa con cui andiamo a plasmare il mondo onirico, dando forma temporanea al percorso, personaggi, oggetti e quant’altro. Ma il titolo non si apre col protagonista, bensì col suo comprimario: il Soldato Errante. Si tratta di un militare che esordisce su schermo in piena battaglia. 

Non si tratta però di un classico soldato, bensì di un uomo che non è in grado di sparare. Non riesce a fare del male. E, nonostante viene messo alle strette, nonostante i nostri comandi, lui scuote la testa e no, non spara. Questo è solo un dettaglio del background di questa “spalla” che sarà presente in ogni scenario, pronto a commentare ciò che vede, a conoscere meglio ciò che siamo, a raccogliere le nostre innumerevoli cianfrusaglie che decideremo di donare (o che faremo decidere autonomamente a lui) e a svelare gradualmente il suo passato.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Ma chi siamo noi in Dreams of Another? Noi impersoniamo l’Uomo in Pigiama che, mai nome fu più indicativo, è un uomo ed è in pigiama. Non solo, è armato anche di un fucile d’assalto che, al posto di distruggere ciò che colpisce, crea. Questa funziona di sparare e creare, oltre a essere l’ossatura ludica del titolo è anche giustificata dal fatto che siamo letteralmente in un mondo onirico. Quindi, ciò che ci circonda risulta confuso, ovattato se non proprio indecifrabile.

Per rappresentare credibilmente l’effetto “sogno”, ossia quel costante non riuscire a focalizzarsi sempre su visioni “ampie”, Dreams of Another sfrutta la geometria e i colori per smaterializzare tutto, dando forma a moltitudini di nuvole di cerchi colorati contro cui sparare colpi su colpi fino a fargli assumere una forma. Solo allora, infatti, potremo interagire con oggetti e persone. E qui c’è il nucleo pulsante e vivo dell’opera, quello che ti trafigge con originalità e ti porta a riflettere su cose che difficilmente ti saresti soffermato.

“Gli esseri umani si danno tanta pena solo per comprare sacchi in cui mettere la spazzatura da buttare via, eh? E quei sacchi della spazzatura vengono venduti dentro altri sacchi, che alcune persone infilano dentro un’altra busta per poi portarseli a casa. Lo so, sono solo un sacco della spazzatura ma… da quando la società umana è diventata così complicata?” 

La citazione che hai letto è di un sacchetto della spazzatura, un oggetto dei tanti che decide di liberare e condividere i suoi pensieri e sentimenti. L’originalità è nel fatto che, come il sacchetto, tantissimi altri oggetti dicono la loro dal loro punto di vista evidenziando azioni umane del passato e del presente. Da una sedia usata solo una volta al cestino della carta che invidia il cestino digitale su un desktop, gli oggetti sono un cast enorme e originale di personaggi che assumono anche il ruolo di “collezionabili” con tanto di raccolta di pensieri disponibile sul menu principale.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Ma non sono solo gli oggetti a possedere una scrittura degna di nota, sia per profondità riflessiva che metaforica, il Soldato Errante e tutti gli altri personaggi che vanno a popolare le storie di Dreams of Another offrono enormi spunti e attraversano diverse sfere reali e immaginarie, dalla gestione di un parco dei divertimenti fino a dei robot che vogliono dedicarsi all’arte. Ironicamente, l’unico personaggio che non ha voce è proprio l’Uomo in Pigiama anche se, nonostante l’assenza della parola, saprà comunicare tantissimo in più livelli narrativi.

E parlando della struttura narrativa, questa è a mosaico intrecciato e caotico. Ma non un caos negativi bensì un caos che incita a captare spunti e a unire frammenti. Dreams of Another è composto da piccole aree, spesso ripetute, che raccontano una propria storia ma questa è spezzata e cronologicamente non in ordine. Banalmente potresti l’inizio della trama del parco giochi viene svelata alla fine della stessa. Tale metodologia, molto da “sogno”, dove non puoi controllare liberamente la storia che vivi, funziona e conquista anche se siamo consapevoli che in molti potrebbero restare spaesati.

Eppure una volta che si giunge alla porta conclusiva dei vari archi narrativi, c’è sempre un senso di completezza e soddisfazione rara. Perché ogni storia, a suo modo surreale, imprevedibile, fiabesca e con tanto di spunti su cui riflettono, suonano a loro modo originali nella loro delicatezza. Perché sì, saremo anche armati di fucile ma Dreams of Another è un gioco estremamente delicato, è arte, è un viaggio emotivo raro e che sa lasciare il segno.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Come viaggiare nei sogni

Dreams of Another è un gioco d’azione sparatutto in terza persona 3D molto singolare. Come anticipato, il gioco è diviso in piccole aree la cui durata è abbastanza breve. Ci sono anche momenti di sole cut scene e altre che includono delle particolari boss fight dove l’obiettivo è individuare i punti deboli in cui far fuoco. Le aree di gioco, sono quasi sempre le stesse, suddivise a seconda dell’arco narrativo di riferimento e vengono svelate gradualmente.

Questo perché, in ogni area, dovremo capire con chi interagire o dove andare, sia esso un luogo, un oggetto o un personaggio. Ad aiutarci c’è anche una linea dorata che appare e scompare a intervalli irregolari, fungendo da guida in un oceano completamente sbiadito. Ludicamente parlando, quindi, dovremo far fuoco agli elementi “confusi” e quindi alle matasse di cerchi e poligoni colorati per svelare l’ambiente e i personaggi, interagendo e progredendo con le trame.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

I pericoli in Dreams of Another sono essenzialmente due: gli stessi elementi “confusi” e delle sfere colorate che svolazzano, saltellando e si confondono con gli elementi. Entrambe se entrano a lungo contatto con noi possono spingerci fuori dal sogno e quindi portarci a ripetere l’intera sessione di gioco. Ammettiamo che non ci siamo praticamente mai trovati in difficoltà ma Dreams of Another non è un gioco che punta a un livello di sfida elevato, anzi. Parla di libertà espressiva più e più volte ed è egli stesso promotore di una libertà ludica che o si accetta completamente o si rigetta allo stesso modo.

Vagare per le aree, seppur ristrette e cicliche, ci ha conquistato in pieno. Non solo per la resa grafica che approfondiremo a breve ma anche per come vengono introdotti gradualmente le piccole innovazioni restando altresì fedele alla cronologia dei rispettivi archi narrativi. Un cancello sempre aperto all’improvviso lo troverai chiuso… solo per scoprire come era stato aperto in origine. Tutto ciò, soddisfa e conquista, la narrazione stessa rende chiara la sua storia col suo tempo e il suo ritmo allo stesso modo con cui noi facciamo pulizia e chiarezza con ciò che ci circonda.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Dreams of Another è anche pieno di cianfrusaglie. Questo oggettume lo puoi trovare in giro man mano che ricrei i luoghi e sono degli oggetti assolutamente comuni, spesso distrutti, qualcosa che banalmente si abbandona o getta via. Ecco, questi oggetti sono preziosi e ricercati dal nostro co-protagonista, il Soldato Errante a cui potrai donarglieli per ottenere in cambio granate extra o munizioni per la tua seconda arma (che ti lasceremo il piacere di scoprire). Non solo, per alcuni oggetti specifici, il Soldato ci donerà anche pensieri extra e abilità particolari come una maggior durata della corsa.

Il punto negativo principale di Dreams of Another dipende da come lo si vive. Se non si entra nel suo alone costantemente misterioso, se l’obiettivo non viene centrato nel montare le storie pezzo per pezzo, il titolo rischia di essere visto come un semplice sparatutto fin troppo ripetitivo. Questo perché non farai altro che camminare e sparare per gran parte del tempo. Proprio come gran parte degli sparatutto solo che qui non c’è sfida o distruzione, c’è arte e creazione.

Dreams of Another, recensione (PlayStation 5)

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Dreams of Another è un piccolo gioiello. Sembra di essere letteralmente in un sogno da costruire man mano. Ogni effetto funziona e, nonostante un numero limitato di aree, queste colpiscono per buona varietà, includendo anche una zona subacquea e il tutto è possibile viverlo anche in modo ancor più coinvolgente grazie al supporto col PSVR2. Il fatto che i personaggi siano privi di occhi e lineamenti particolari non li privano di carattere ma li rende anche stranamente forti d’identità. Merito anche del doppiaggio in inglese, volutamente placido e compassato anche nei momenti più concitati.

L’effetto grafico di opacizzazione e quindi di autodistruzione dello scenario quando non lo spariamo per troppo tempo offre l’impressione del sogno che torna a ingurgitare la scena con la sua confusione. Ecco, basta questo effetto a evidenziare la cura grafica del titolo. Ma a brillare ancora di più è il sonoro. Questi è magnetico, coinvolgente, perfettamente orecchiabile e fortemente identitario. Parliamo di sonorità che variano al variare dell’arco narrativo e che spesso donano anche più tracce, una sull’altra. Un mix che ci ha sorpreso e coinvolto.

C’è persino una traccia musicale che solo i più giovani possono sentire… sempre se ci fidiamo del personaggio in un sogno! Concludiamo segnalando con enorme piacere la presenza dei sottotitoli in lingua italiana. Sì, c’è qualche errore, ma considerando la mole di testo, comunque sempre comprensibile, è un grosso punto a favore. Anche perché la storia è molto evocativa e richiede interpretazioni personali legate alla comprensione del testo.

Scopri tutto su Dreams of Another
Dreams of Another
8.3
Grafica 8.5
Sonoro 9
Longevità 8
Gameplay 7.5
Narrazione 8.5
Aspetti positivi Scelta grafica pienamente azzeccata Narrazione riflessiva e creativa originale Sonoro magnetico e di alto livello Presenza dei sottotitoli in lingua italiana
Aspetti negativi Gameplay abbastanza ripetitivo Livello di sfida quasi assente
Considerazioni finali
Dreams of Another è un sogno ludico in tutti i sensi. Dall’originalissimo stile grafico al gameplay creativo che punta a… creare! E che dire del sonoro, dotato di tracce originali, magnetiche e accattivanti. Parliamo di un’esperienza molto particolare che tocca argomenti vari, che spinge a riflettere anche su cose apparentemente inutili. Un titolo che da voce alle cose. Ma è anche un titolo ludicamente ripetitivo e dal livello di sfida quasi assente. Non per tutti ma tutti dovrebbero provarlo. Pura creatività. Ed è anche in italiano.

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