Sviluppato da UpFox Labs e pubblicato da Numskull Games, Folly Of The Wizards è un gioco d’azione in 2D classificabile come roguelike e che fa dell’umorismo leggero uno dei suoi punti di forza oltre che d’identità. A spiccare, ovviamente, il particolare stile grafico cartoonesco e dai colori vivaci che ricordano alcune produzioni di Cartoon Network e non solo. Noi abbiamo vissuto innumerevoli spedizioni “magiche” su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Folly Of The Wizards tra umorismo e magia
La trama di Folly Of The Wizards è ancorata completamente ai meccanismi stessi del gameplay in quanto muta al mutare delle nostre azioni. Trattandosi di un roguelike con ambienti ed eventi procedurali, tutto quello che vivrai in una run sarà potenzialmente diverso dalle successive. Questo implica anche i personaggi che incontrerai sul tuo cammino e le eventuali reazioni ai legami che andrai a creare. Questo perché, oltre ai classici elementi tipici del genere d’appartenenza del titolo in esame, qui anche parlare coi personaggi portà a costanti mutamenti.
Banalmente, ogni individuo che andremo a incontrare ha una sorta di barra “emotiva” che andrà a cambiare in base al nostro comportamento che, soprattutto nelle prime fasi, potrà risultare fin troppo casuale e quindi, imprevedibile. In poche parole: non capirai neanche tu cosa diavolo stai facendo e perché. Il motivo è che tutto l’impianto di Folly Of The Wizards richiede tempo e dedizione per essere compreso e sviscerato a dovere. Questo include innumerevoli run e tentativi un po’ a caso che ti porteranno a svelare il carattere dei vari personaggi secondari e anche i vari segreti del mondo di gioco.

Tale ramificazione nonché il costante mutamento di run in run va a indebolire la solidità del racconto che, per ovvi motivi, risulta non lineare, eccessivamente frastagliato e discretamente confuso. Non che ci sia chissà quale mistero da svelare, ovvio. In realtà Folly Of The Wizards non è altro che un’avventura folle, surreale e quasi perennemente umoristica di un povero e potenzialmente sfigatissimo, apprendista stregone che entra a far parte di una sorta di setta magica segreta. Tutto qui.
L’umorismo del titolo, infatti, seppur non sempre originale e abbastanza leggero, funziona discretamente bene grazie anche a un accompagnamento estetico stile cartoon anni 90 pienamente azzeccato e coerente che riesce, nel suo piccolo, a dare una buona identità a un titolo altrimenti destinato a smarrirsi nell’oceano, sempre più ampio, di competitor.

Come diventare uno stregone provetto
Folly Of The Wizards è un action 2D identificabile come roguelike e che, in quanto tale, ti spingerà a vivere avventure su avventure gustandoti i mondi di giochi proposti e la sua ramificata proceduralità che va a plasmare tanto le storie e microstorie quanto il gameplay stesso. Ci riferiamo, nel dettaglio, alle innumerevoli abilità e rispettivi power up che potrai collezionare varcando porte su porte, dando vita a build sempre discretamente diverse e interessanti da montare e padroneggiare. Ovviamente, se muori… perdi tutto ma ehi, ogni elemento e oggetto verrà catalogato a dovere all’interno del menù principale.
Come per la parte narrativa, anche in quella ludica il primo impatto è spaesante, si procede a tentoni e i primi game over saranno causati prevalentemente dall’inesperienza a cui si somma un sistema di controllo non proprio comodissimo. Sfruttando molto i dorsali per poteri e salti, l’attacco del nostro personaggio, o meglio, il suo raggio e relativo indirizzamento, è ancorato all’analogico. Un sistema, almeno su console, che risulta discretamente legnoso e lento da padroneggiare a dovere, causando non pochi problemi e sforando anche nella frustrazione (come in alcune boss fight dove è richiesta molta precisione tra il far fuoco e lo spostarsi per evitare i colpi nemici).

Capiterà di sparare a vuoto, così come sarà abbastanza difficile eseguire combo di salti e attacchi insieme. Presente anche una schivata anch’essa relegata ai tasti dorsali la cui potenza e direzione richiedono il medesimo allenamento e attenzione. Inutile dire che tale situazione risulta più complicata in portatile che in dock, nel caso specifico dell’ibrida Nintendo. Per fortuna, un sano allenamento ci permetterà di destreggiarci sempre meglio e di godere del semplice level design e soprattutto della discreta varietà di nemici. Questi si differenziano di “mondo” in “mondo” (per un totale di dieci biomi differenti) con tanto di boss fight discretamente accattivanti seppur mai realmente originali o innovative (salvo qualche gradita eccezione).
Anche decidere di stringere amicizie o meno con i vari personaggi secondari è parte attiva del mondo di gioco e della build stessa, permettendo di usufruire di benefici o malus di vario genere, oltre a influire anche su rune ed equipaggiamento. Ciò che indossiamo, infatti, può piacere o meno a determinati personaggi e il tutto lo troveremo sempre indicato da comode e intuitive interfacce grafiche. Inoltre, i legami influenzano attivamente anche i boss oltre che gli oggetti stessi. Il tutto un po’ all’insegna del caos e dell’imprevedibilità. Quest’ultimo elemento, domina molto considerando l’abuso del sistema procedurale (che però non annulla il senso di inevitabile ripetitività di fondo) e potrebbe far storcere il naso a più di un giocatore.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, il titolo sorprende in positivo. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo, il titolo richiama i cartoon anni 90 con uno stile armonioso e interessante che parte dai personaggi per contagiare anche oggetti ed ambienti. L’identità visiva, quindi, risulta più coesa ed efficace della narrazione stessa. Ottimi anche gli effetti delle magie con tanto di caos di colori su schermo. Funzionali, infine, le animazioni che contribuiscono all’umorismo generale promosso dal titolo.
Il sonoro si difende discretamente bene seppur non spicca mai per originalità o impatto creativo. In compenso, non risulta mai ridondante o fastidioso. Peccato, invece, per la totale assenza della lingua italiana che potrebbe far perdere qualche battuta di troppo a chi non mastica bene l’inglese. Infine, il titolo si difende bene in modalità dock mentre in portabilità presta il fianco per quanto riguarda la comodità dei controlli.