Un giorno tutto normale, il giorno dopo il baratro. Il 13 agosto 2025 molti creator su YouTube hanno visto le loro visualizzazioni tagliate a metà. Non stiamo parlando di piccoli canali di nicchia, ma anche di giganti come Linus Tech Tips, Red Letter Media, Jeff Geerling e Game Theory. Tutti colpiti nello stesso istante, con lo stesso effetto: i video hanno smesso di circolare.
Cosa è successo? E perché a pagare il prezzo più alto sembrano essere proprio i canali gaming?
La legge che ha fatto tremare YouTube

La radice del problema non è nell’algoritmo in sé, ma nella politica. Il 25 luglio 2025 è entrato ufficialmente in vigore nel Regno Unito l’Online Safety Act 2023, una legge che impone obblighi severissimi alle piattaforme digitali. Due punti fondamentali: proteggere i minori da contenuti nocivi e garantire un sistema di verifica età solido per tutti gli utenti.
Chi non rispetta queste regole rischia multe fino al 10% del fatturato globale o 18 milioni di dollari. Nel caso di Alphabet, la casa madre di Google e YouTube, parliamo di multe potenziali superiori ai 30 miliardi di dollari per singola violazione. Capisci perché non potevano permettersi leggerezze.
L’AI che decide se sei adulto o bambino
Per proteggersi, il 13 agosto YouTube ha attivato in tutto il mondo un sistema di AI per il rilevamento dell’età. Non guarda la data di nascita indicata nell’account, ma analizza il comportamento: cronologia di ricerca, tipo di video guardati, acquisti, superchat, persino il tempo di permanenza sul sito.
Risultato: se un account adulto cerca o guarda troppi contenuti per bambini, l’AI lo classifica come utente under 18. Da quel momento scatta la modalità protetta: niente suggerimenti personalizzati, niente ads profilati, valore economico minimo per i creator. In pratica, quel pubblico sparisce.
Il problema è che tantissimi genitori usano i propri account per far guardare video ai figli. E l’AI non distingue se a cercare i cartoni sia un bambino o un adulto. Così un genitore che segue canali di tecnologia o di gaming viene trattato come minorenne e smette di ricevere raccomandazioni dai suoi creator preferiti.
Restricted Mode potenziata: i video spariscono nel nulla
Come se non bastasse, nello stesso periodo YouTube ha potenziato la Restricted Mode, il filtro nato nel 2010 per scuole e biblioteche. Ora l’AI non si limita a bloccare i video con restrizioni di età, ma può nascondere interi contenuti senza avviso e senza possibilità di appello.
Creator come Josh Strife Hayes hanno scoperto che metà delle loro produzioni diventavano invisibili se viste con la modalità ristretta attiva. E non parliamo di video controversi: anche gameplay o analisi innocue risultavano scomparsi. Il peggio? In YouTube Studio non compare nessun avviso. Il video sembra online, ma una fetta di pubblico non lo vedrà mai.
Addio desktop, viva il mobile

Un’altra anomalia registrata dal 13 agosto: crollo improvviso del traffico desktop e impennata di mobile e TV. Dati alla mano, Bella News ha visto il proprio pubblico desktop passare dal 56% al 39,3% in pochi giorni. Perché? Semplice: su PC gli utenti usano gli ad-blocker, su mobile e TV no. Per YouTube, un utente che guarda senza pubblicità vale zero. Ecco quindi lo shift forzato verso dispositivi più remunerativi.
Questo meccanismo spiega un paradosso: alcuni creator hanno visto aumentare il loro RPM (entrate per mille visualizzazioni) mentre le visualizzazioni crollavano. Meno utenti, ma più monetizzabili.
Gaming vs politica: l’algoritmo premia l’emozione
Qui arriva il colpo di grazia per il settore gaming. I contenuti politici o sensazionalistici generano reazioni immediate: rabbia, indignazione, entusiasmo. L’algoritmo li spinge in alto perché i commenti e le interazioni esplodono in pochi secondi.
Il gaming funziona diversamente. Analisi, strategie, retrospettive richiedono tempo e attenzione. Non scatenano una reazione istantanea, quindi vengono penalizzate. Da anni questa tendenza era già visibile, ma dopo il collasso di agosto è diventata lampante.
Non a caso molti creator hanno iniziato a usare titoli e thumbnail più aggressivi, con parole come “patetico” o simili, per attirare click. Non è clickbait spinto, ma un adattamento necessario a un algoritmo che valuta più la scintilla emotiva che la qualità del contenuto.

Il tasto Hype: soluzione o beffa?
Proprio nel mezzo del caos YouTube ha introdotto il nuovo pulsante Hype. Doveva dare agli utenti la possibilità di segnalare al sistema i video più apprezzati. In realtà nessuno ha capito come funzioni davvero. Ci sono creator che hanno raccolto centinaia di hype senza vedere risultati, e altri che con pochi clic hanno avuto un’esplosione di visualizzazioni.
Senza documentazione ufficiale, è diventato solo un’altra fonte di ansia per i creator. Funziona? Quanto pesa rispetto a like, commenti e watchtime? Nessuno lo sa.
Non un’estate fiacca, ma un collasso sincronizzato
Chi pensa che tutto sia dovuto al classico calo estivo sbaglia di grosso. Le visualizzazioni non sono scese lentamente: sono crollate nello stesso giorno su canali di generi diversi. E nello stesso periodo YouTube macinava record di traffico a livello globale. Il pubblico c’era, ma non veniva più indirizzato verso i creator di sempre.
Le metriche lo dimostrano: CTR, like e tempo di visione sono saliti, ma le impressioni sono state tagliate. Non è mancanza di qualità. È un sistema che ha cambiato obiettivi: da mostrare i contenuti migliori a massimizzare i ricavi e ridurre i rischi legali.
E adesso?
Il quadro è chiaro: il collasso di YouTube nell’agosto 2025 non è stato un bug ma una scelta precisa.
- L’AI di rilevamento età ha tagliato fuori adulti classificati come minori.
- La Restricted Mode ha nascosto contenuti innocui.
- Il traffico desktop è stato sacrificato in favore di mobile e TV.
- L’algoritmo ha spinto i contenuti politici ed emotivi penalizzando il gaming.
Il risultato? I canali gaming, che vivono di community pazienti e appassionate, hanno perso metà del pubblico in poche ore.
Per i creator non esiste una “soluzione facile”: non bastano thumbnail migliori o script più serrati. Servirebbe un cambio di rotta da parte della piattaforma. Nel frattempo, chi produce contenuti gaming deve fare i conti con un ambiente che premia la velocità e l’emozione, non la profondità.
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