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Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

La serie torna su binari più classici

Pasquale Aversano 10 ore fa Commenta! 17
 
8
Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian

Sviluppato e pubblicato da Koei Tecmo Games, Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian è jrpg in terza persona con una forte componente di crafting e un sistema di combattimenti a turni oltre a una parte di dungeon procedurali. A tutto ciò, si somma anche un rudimentale gestionale di negozio e anche una città da riportare in vita missione dopo missione. Noi abbiamo vissuto la storia di Rias e Slade su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!

Contenuti
Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian e il ritorno ai classici della sagaDue protagonisti dal passato da svelareSi torna al crafting sfrenatoEsplorazione e combattimentiGrafica e sonoro

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian e il ritorno ai classici della saga

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian è l’ultimo capitolo della serie Atelier firmata Koei e che da anni porta avanti una serie di trame antologiche sulla falsa riga di Final Fantasy che hanno al centro della narrazione l’alchimia traslata in chiave fantastica. Ebbene, nel solo 2025, abbiamo avuto ben due nuovi titoli della saga, il primo è stato Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land (di cui puoi recuperare la nostra recensione) mentre il titolo in esame ora è il secondo titolo inedito.

Ebbene, Yumia ha segnato una svolta importante per la saga, offrendo diverse elementi inediti per la saga (risultando un capitolo particolarmente coraggioso e sperimentale) e decentralizzando tutto ciò che riguardava il crafting a favore di una trama più avventurosa con tanto di nemesi da affrontare. Non solo, l’esplorazione stessa ne aveva giovato grazie a un open world decisamente vasto e a diverse meccaniche extra che andavano a incitare il nostro girovagare. Ecco, abbiamo fatto questa parentesi perché Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian non è un’evoluzione di Yumia né si allinea alla sua evoluzione.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

L’ultimo titolo della saga Atelier è un ritorno ai ritmi più compassati e rilassanti dei classici della saga oltre a una ricentralizzazione del sistema di crafting che diventa vero cuore pulsante di gran parte delle nostre attività. Il combattimento stesso torna a essere funzionale alla ricerca dei materiali o mero pretesto per soddisfare missioni opzionali e raggranellare materiali e soldi extra per la città, il negozio da gestire e l’alchimia stessa, in cui spicca il nostro immancabile atelier. In questo cambiamento, viene coinvolta anche la narrazione che perde il concetto di avventura lineare per ritornare al sistema storico che vede un hub centrale fisso da cui si dipanano le varie storie e sotto-storie.

Non solo, il tono stesso della storia torna a essere più morbido, dando maggior spazio all’umorismo e depotenziando gran parte del pathos e il ruolo stesso dei “cattivi”. Eppure non è un “male”, chi ha amato i classici della saga, si troverà a casa e, anzi, avrà tra le mani un sistema di gioco ancora più solido e maturo che mai. Ma, prima di entrare nei dettagli di narrazione e gameplay, dobbiamo aprire ancora un’altra parentesi: Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian è legato direttamente ad altri titoli della saga.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Ebbene, il nuovo capitolo di Atelier è in realtà un sequel di un gacha che è stato chiuso proprio nel marzo 2025 con una durata vitale, tra l’altro, abbastanza bassa. Parliamo di Atelier Resleriana: Forgotten Alchemy & the Liberator of Polar Night di cui Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian riprende il mondo di gioco, alcuni personaggi e i macro eventi più importanti ma spostandosi in un’altra regione.

Tale spostamento, permette ai più di poter godere della storia raccontata in modo completo e soddisfacente visto anche il fatto che gli eventi più importanti del prequel vengono raccontati a più riprese e in modo abbastanza soddisfacente. I personaggi stessi delle precedenti avventure, fanno capolinea nella trama principale offrendo finestre di dialogo che chi ha avuto modo di giocare al gacha, avrà il piacere di allacciare e approfondire velocemente.

Il fatto che specifichiamo più volte che il prequel era un “gacha” è perché nel gioco farai presto diversi  incontri interessanti con coloro che si definiscono “wanderer”. Si tratta, essenzialmente, di personaggi provenienti da altre serie Atelier e che si ritrovano nel mondo di Resleriana in stile multiverso Marvel. Alcuni di loro faranno solo fugaci apparizioni mentre altri saranno protagonisti di missioni fino a diventare anche membri integranti delle vicende principali. Insomma, il cast non scherza anche se non è sempre facile giustificare la presenza di alcuni personaggi.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Due protagonisti dal passato da svelare

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian esordisce chiedendoci con quale personaggio iniziare, ebbene le differenze sono essenzialmente legate ai primi minuti di gioco e al background dei due di cui, a tempi diversi, avremo comunque modo di svelare. Come avrai intuito anche dal titolo stesso del gioco, i protagonisti questa volta sono due: Rias Eidreise e Slade Clauslyer. Entrambi i personaggi sono legati alla città di Hallfein, luogo un tempo prospero e ora sull’orlo del declino a causa di un “misterioso disastro”.

Ebbene, Rias è proprio su quel misterio che azzarda i suoi primi passi da pseudo-avventuriera avendo ben due sogni: il primo è quello di aiutare la sorella a risollevare le sorti della città mentre il secondo, ancor più personale, è quello di dare nuova vita al negozio di suo nonno, lo stesso in cui è cresciuta. Dal carattere docile e tendenzialmente amichevole, Rias splende per la sua ingenuità e per i suoi “pasticci”, scivolando in qualche cliché di troppo ma risultando equilibrata grazie alla presenza di Slade con cui da vita a siparietti umoristici molto apprezzati. Inoltre, dei due, è Rias a scoprire di avere delle capacità particolari che la legano all’alchimia e al suo utilizzo.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Viceversa, Slade ha un passato più cupo, così come un carattere decisamente più composto e serio. Ancora una volta, i cliché si sprecano, la coppia stessa non brilla per originalità ma la messa in scena funziona e la storia scorre veloce grazie a diverse trovate che portano il loro legame a crescere e svilupparsi al pari passi della città in cui sono tornati. Ebbene sì, anche Slade è legato a Hallfein ma il suo scopo è diverso. Lui vuole realizzare il desiderio del padre ormai defunto e scoprire l’utilità del misterioso “Geist Core” che ha ereditato dalla sua famiglia. Quest’ultimo è in grado di interagire con particolari marchingegni e sarà di grande utilità nel corso delle vicende.

Ai due innegabili protagonisti, si aggiungono diversi personaggi secondari che vanno a formare un cast decisamente vario e intrigante, perfettamente in linea con lo standard del genere e della saga in sé. Abbiamo già detto che ci sono personaggi provenienti da altri capitoli di Atelier e, per quanto apprezzati, abbiamo decisamente apprezzato di più le new entry che hanno saputo integrarsi meglio all’interno della narrazione contribuendo a sviluppi interessanti e, ancora una volta, a siparietti altrettanto divertenti. La storia quindi, seppur più pacata e in linea con lo standard della saga, funziona senza grosse sorprese, risultando un ottimo accompagnamento per il gameplay.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Si torna al crafting sfrenato

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian è un gioco di ruolo in terza persona 3D con combattimenti a turni e un sistema molto ramificato di crafting. Raccogliere materiali, siano essi da oggetti ambientali o da nemici sconfitti, è essenziale per progredire nell’avventura e praticamente più della metà del gioco si basa su questa pratica. Non solo, il nuovo capitolo di Atelier ha introdotto anche un sistema a colori (chiamato “Gift Colour”) per potenziare il livello e i bonus finali della sintetizzazione.

Nel dettaglio, ogni materiale è dotato di due colori e, se riesci a far combaciare materiali con lo stesso colore vicino, il risultato finale sarà maggiore. Inutile dire che questo nuovo sistema si somma a quelli precedenti che vedono una valutazione randomica degli oggetti raccolti e il loro livello. I materiali sono importanti sia per soddisfare richieste mirate sia per produrre oggetti di vario genere, da pozioni curative all’equipaggiamento (armi incluse), passando per strumenti come asce o falci, con cui raccogliere ulteriori materiali durante l’esplorazione. Col tempo, potrai intervenire ulteriormente sugli oggetti, ottenendo anche la capacità di mutare il colore e la tipologia, offrendo una stratificazione dei materiali estremamente notevole, articolata e appagante.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Ma non finisce qui, i materiali sono protagonisti indiscussi anche all’interno del nostro negozio, ricoprendo il ruolo principale nonché unica mansione gestionale concreta. Quale? Quella di riempire manualmente una serie di mensole dove, se si rispetta sempre la combinazione di colori, il valore di vendita aumenta. Quindi sì, i materiali sono una utilissima fonte di guadagno. E parlando del negozio, questo è forse l’elemento meno riuscito in quanto è abbastanza limitato nelle sue meccaniche, cedendo a fin troppi automatismi.

Banalmente, l’intera fase di vendita e gestione dei clienti è assente, sostituita dalla gestione del “personale” a cui segue l’apertura del negozio. Tutto qua, aperto il negozio, avremo immediatamente il risultato delle vendite degli oggetti in bacheca, che può essere più o meno vicino alle previsioni di guadagno di pre-apertura. La gestione stessa del personale, inoltre, è abbastanza limitata alla sola barra di stanchezza delle “fate” che andremo a piazzare nelle varie posizioni di lavoro. Ebbene sì, Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian metteremo a lavoro delle fate che, potremo reclutare nel dungeon procedurale tra l’altro, assomigliano a dei bambini svolazzanti vestiti come i Chipmunk (ti ricordi di Alvin superstar?).

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

Esplorazione e combattimenti

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian ha un sistema di esplorazione più classico rispetto a Yumia, sacrificando l’open world a favore di un hub centrale e della classica mappa globale a “zone” da cui poter decidere il dungeon da affrontare e anche l’eventuale punto di teletrasporto precedentemente svelato. Un sistema classico in cui si insinua il “Dimensional Path”, una serie di dungeon a più piani caratterizzato dalla proceduralità. Questo significa che, a differenza degli altri dungeon a mappa fissa con spot e nemici “fissi”, qui l’area e gli elementi al suo interno mutano a ogni singola nostra visita.

Purtroppo, entrambe le tipologie di dungeon, salvo rare eccezioni, non spiccano per originalità, faticando a restare memorabili. Si tratta essenzialmente, di biomi visti e stravisti anche, e soprattutto, nella serie Atelier, risultando anche meno ispirati rispetto al già citato Yumia. Sia chiaro, non sono brutti, anzi, ma non riescono a incitare più di tanto all’esplorazione se non per raccogliere materiali e smarrirci nel classico grinding. Da evidenziare qualche sporadico enigma ambientale e passaggi “extra” con punti luminosi che richiedono determinati personaggi per essere attivati.

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, recensione (PlayStation 5)

E parlando di personaggi, non possiamo non citare il sistema di combattimento. Parliamo di un sistema a turni con barra laterale che scandisce l’ordine di esecuzione tra amici e avversari. Tra i nuovi elementi introdotti da Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian abbiamo il multi-action e l’unite attack, due sistemi che puntano a velocizzare le battaglie, rendendole anche discretamente sceniche e che portan più personaggi a interagire tra loro con anche attacchi automatici a catena.

Da segnalare che il nostro party di combattenti potrà essere composto da sei personaggi, tre in prima linea e tre come riserve con funzionalità però attive. Alla battaglia, si unisce anche il solito menù per l’utilizzo di oggetti da equipaggiare prima degli scontri e con cui ci si può salvare da brutte situazioni. Oltre al combattimento, il gioco offre una pratica ma essenziale modalità foto e un sistema di missioni decisamente variegato. Oltre alla campagna principale, infatti, avremo missioni secondarie, missioni legate ai legami coi personaggi (spesso legate a soli scambi verbali o scenette comiche) e missioni per far crescere la città.

Queste ultime, decisamente poco ispirate e ancorate alla classica eliminazione di TOT nemici o alla consegna di determinati materiali, sono legati a statistiche della città con cui contribuiremo alla sua “rinascita” attirando nuova gente, nuovi eventi, facendo aprire nuovi store e tanto altro. Al netto di tutto ciò, nonostante l’assenza di aree totalmente aperte in stile Yumia, la longevità di Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian è molto alta e chi proviene dalla trilogia di Atelier Ryza si sentirà particolarmente a casa. 

Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian

Grafica e sonoro

Abbiamo particolarmente apprezzato l’impatto grafico offerto da Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian, soprattutto per quanto riguarda personaggi e animazioni che sembrano quasi al pari di un anime. La pulizia e la scelta cromatica premiano e soddisfano mentre le ambientazioni, decisamente più anonime, risultano meno accattivanti e anche con qualche sbavatura tecnica di troppo. E tal proposito, segnaliamo una serie di bug che in qualche occasione ci ha costretti ad annullare l’esplorazione.

Nel dettaglio, ci è capitato di rimanere incastrati in elementi ambientali con l’unica occasione di liberarci offerta dal viaggio rapido accessibile dal menù. Quest’ultimo, presenta un’interfaccia accattivante ed è decisamente facile da consultare e utilizzare peccato che presenta innumerevoli “ritardi” con micro caricamenti ogni volta che si cambia “pagina”, spezzando non poco il ritmo, considerando l’utilizzo quasi costante richiesto. 

Il sonoro presenta un buon doppiaggio in giapponese e una gamma di musiche idonee alle atmosfere proposte, con alcune decisamente più memorabili di altre. Peccato, invece, per la totale assenza della lingua italiana, una mancanza che si sente soprattutto in considerazione dell’elevata mole di testo che andremo a leggere.

Scopri tutto su Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian
Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian
8
Grafica 8
Sonoro 8
Longevità 8
Gameplay 8
Aspetti positivi Ritorno ai classici della serie Crafting semplice ma molto stratificato e vario Tante cose da fare Grafica dei personaggi di alto livello Buon umorismo
Aspetti negativi Ritorno ai classici della serie Meno sperimentale e coraggioso rispetto ad Atelier Yumia Può diventare ripetitivo Assenza della lingua italiana
Considerazioni finali
Atelier Resleriana: The Red Alchemist & the White Guardian torna sui binari classici della serie, discostandosi dal sistema sperimentale di Yumia e tornando a posizionare ancor più al centro il sistema di crafting, qui molto ampio e stratificato. Anche il combat system vede un’ulteriore rinfrescata diventando però meno centrale e più accessorio. La trama stessa torna a tematiche più leggere con un umorismo pienamente azzeccato, forte di una buona coppia di personaggi ma nel complesso meno memorabile ed "epica". La mole di contenuti offerta, è comunque molto ampia e soddisfacente, soprattutto per i fan storici della saga. Peccato, infine, per l’assenza della lingua italiana.

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