Sviluppato da Hutlihut Games e pubblicato da Focus Entertainment, Void Crew è un rocambolesco gioco d’azione in prima persona 3D da 1 a 6 giocatori con un sistema ludico in linea coi roguelite e votato essenzialmente alla cooperazione tra ruoli. Il tutto, a tema spaziale e marcatamente sci-fi. Noi siamo partiti per molteplici missioni spaziali su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione! Pronto ad affrontare misteriose minacce aliene e non solo?
Una galassia dalla storia vuota
Void Crew è un progetto particolare che strizza l’occhio a opere del calibro di Sea of Thieves ma virando su strutture più contenute e lineari, adattandosi anche e soprattutto alla sua natura da budget limitato ma ben implementato e coraggioso. Rimane però il fatto che abbiamo tra le mani un’opera che pone al centro della sua narrazione e del suo obiettivo ludico la cooperazione da due a sei utenti impegnati su una stessa nave per sopravvivere e trionfare in una catena di medesime missioni.
Si tratta di un team-game estremamente serrato che affida agli utenti ruoli specifici dove è richiesta comunicazione e coordinazione oltre “senso del dovere” per permettere al gruppo di sopravvivere il più possibile e portare a casa buoni risultati e tesori interessanti. Per tale motivo, la narrazione che funge da giustificazione alle nostre missioni è abbastanza fumosa e scontata. In breve, siamo in un futuro lontano, nello spazio, dove l’umanità è impegnata alla sopravvivenza contro un nemico identificato col nome di “Hollow”.

Noi facciamo parte di un gruppo di élite interstellare in grado di manovrare una navicella spaziale e averne cura anche da solo. Ebbene sì, Void Crew può essere interamente vissuto in solitaria ma, come vedremo insieme nei successivi paragrafi, giocare da solo annienta quasi del tutto la bontà del titolo stesso. Tornando alla storia, questa non è incalzante e anzi, sfuma velocemente per cedere il passo al gameplay nudo e crudo.
Sia chiaro, ogni missione ha un suo accompagnamento narrativo, prevalentemente affidato a una sorta di “IA” con cui condivideremo i viaggi e alla voce “radiofonica” di colui che funge da nostra guida oltre che d’affidatario delle varie missioni. In questi frangenti, seppur brevi, avremo modo di sbirciare la “maxi lore” del titolo. Quest’ultima però, viene comunicata al meglio nelle fasi esplorative, tra documenti e rilevamenti di vario genere che provano timidamente a dar forma a un mosaico comunque non abbastanza coraggioso e creativo da poter fronteggiare altri titoli simili. Un peccato considerando il potenziale di fondo dell’opera stessa.

Come governare una nave in compagnia
Void Crew è un action adventure game in prima persona che, a seconda del nostro ruolo, ci può far passare da esploratori spaziali a piloti di astronavi. Anzi, nel caso in cui deciderai di avventurarti da solo, sappi che dovrai addossarti quasi completamente tutte e quattro i ruoli previsti dal gioco. Ma procediamo con ordine. Come detto in precedenza, il titolo è promosso e studiato per un gioco in co-op da 1 a 6 utenti. Inutile dire quindi, che la massima potenza dell’opera viene espressa in caso di team completo e utenti affiatati tra loro.
Solo in questo caso, infatti, potrai dar vita a momenti a cardiopalma, involontariamente comici e tanto altro. Questo perché, oggettivamente, Void Crew ha apparentemente molta varietà nella sua formula ludica che, invece, nel concreto, si mostra presto abbastanza ciclica e ripetitiva, complice il fatto che decide di affidare il sistema di missioni al sottogenere dei roguelite, con missioni e ambienti procedurali e una catena di sfide a difficoltà variabile da decidere autonomamente man mano che si procede con successo.
In caso di game over (che avviene solo se la navicella viene distrutta mentre ogni membro dell’equipaggio può tornare in vita con più o meno energia vitale in base alla riserva biorganica conservata), invece, si ritornerà all’hub centrale con l’esperienza ottenuta ma con il malus di dover ricominciare tutto dal principio. Ma andiamo ad approfondire i ruoli dell’equipaggio di Void Crew. Prima di tutto, una specifica: non parliamo di “classi” ma di ruoli flessibili il che significa che tutti possono fare tutto e spetta alla coordinazione del gruppo riuscire a dividersi i compiti anche in base alle rispettive abilità. Principalmente abbiamo il pilota, ossia colui che dovrà manovrare la navicella con un sistema di guida abbastanza semplice che prevede, oltre alle movenze base, anche di poter salire o calare di quota.

Manovrare la navicella, oltre a spostarsi fisicamente nell’area di gioco, è essenziale anche per aiutare colui o coloro che si occuperanno dell’artiglieria navale, considerando che le armi saranno prevalentemente piazzate solo su uno dei lati del mezzo, ritrovandosi quindi cieche da determinate angolazioni. Inoltre, chi pilota la nave è anche l’addetto ai salti nel vuoto, evocativi e nostalgiche salti interspaziali che, dopo la dovuta attivazione manuale dei sistemi di bordo, permette di uscire dal livello e proseguire il viaggio. Il salto nel vuoto è quindi sia mezzo di fuga in caso di pericolo che ultimo passo per portare a compimento la missione in corso.
Oltre il pilota, abbiamo il già citato artigliere, ossia colui che attiva, utilizza e fa fuoco con le armi della navicella. Armi che possono essere potenziate e che, in alcuni casi, richiedono una ricarica di munizioni manuale. Inoltre, gran parte delle strutture della navicella possono essere modificate e cambiate a seconda delle preferenze del gruppo. Far fuoco sui nemici, come prevedibile, ci chiede di padroneggiare un sistema di mira in prima persona abbastanza standard ma funzionale.
Altro ruolo essenziale seppur più limitato e monotono, è il manutentore, ossia colui che girovaga per gli interni e gli esterni della navicella intercettando i vari problemi e cercando fisicamente e manualmente una soluzione. Si tratta ludicamente di girare e tirare leve ma anche di uscire dal veicolo con lotti di “riparazione” da applicare sullo scafo in caso di falle profonde. Inutile dire che eventuali strumenti, non solo di riparazione, richiedono materiali extra con un sistema di crafting rudimentale, un po’ legnoso ma efficace.

Infine abbiamo l’esploratore, costui è chiamato essenzialmente ad agire fuori dal veicolo, esplorando lo spazio esterno tra stazioni e veicoli abbandonati. Si tratta del ruolo più avventuroso ma anche rischioso visto che il fuoco delle navi nemiche possono disintegrarlo in pochi colpi. Inoltre, deve fare i conti anche con l’ossigeno. Chi esce dal veicolo, infatti, dovrà seguire procedure meccaniche e ripetitive tra cui l’equipaggiamento di un jetpack dotato di bombola d’ossigeno in costante diminuzione.
Come avrai potuto intuire, i ruoli e le loro caratteristiche non estremamente rigide, sono il punto di forza di Void Crew e garantiscono una notevole varietà di situazioni a loro volta potenziate in caso di ottimo di team di amici. Cosa succede invece quando si è soli? Gran parte delle attività manuali dovrai farle tu… il che rallenta bruscamente il ritmo di gioco e, allo stesso tempo, ne impenna la difficoltà. Non bastano, infatti, una nave di ridotte dimensioni e delle armi automatiche, a risolvere gran parte delle magagne con cui dovrai fare i conti. Uscire indenne, da soli, è molto difficile e per alcuni può diventare sinceramente frustrante.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Void Crew si difende abbastanza bene alternando scenari spaziali di sicuro impatto a una cura al dettaglio abbastanza discutibile. Anche le animazioni dei vari agenti spaziali non ne escono granché bene. L’estetica stessa di questi, nonostante un buon sistema di personalizzazione, deve molto ad altre opere ben più famose. La navicella e i mezzi di trasporto, invece, seppur non originali, riescono a offrire ottima credibilità… basti pensare a cosa succede quando si viene pesantemente colpiti. Peccato la varietà e tipologia di nemici non proprio esaltante.
Il sonoro è in linea con le atmosfere proposte e riesce a non risultare invadente. Sì, non è perfettamente ritmato, ma funziona e almeno non è mai invadente o ridondante. Gradevolissima la presenza dei sottotitoli in lingua italiana, elemento non da poco considerando che il primo impatto può risultare abbastanza ostico per chi non mastica il genere.