Sviluppato da Indiesruption e pubblicato da Blowfish Studios, Vlad Circus: Curse of Asmodeus è un survival horror in pixel art 2D nonché avventura fortemente narrativa infarcita con diversi enigmi ambientali con l’aggiunta di una trama a più piani temporali incentrati sul protagonista delle vicende di cui vestiremo i panni: tale Josef Petrescu. Noi abbiamo vissuto questa nuova ondata di orrori su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Vlad Circus: Curse of Asmodeus tra passato e futuro
Il titolo di questo paragrafo anticipa l’entità stesso del titolo, Vlad Circus: Curse of Asmodeus è infarti sia sequel che prequel di Vlad Circus: Descend into the Madness, opera datata 2022 che ha dato vita a un mini mondo macabro e grottesco incentrato su un circo infarcito di personaggi iconici e inquietanti. Reduci del primo capitolo, di cui puoi comodamente recuperare la nostra recensione, siamo tornati ad affrontare nuovi orrori cambiando il protagonista e approfondendo ancora di più la lore della saga.
Come per il suo predecessore, anche Vlad Circus: Curse of Asmodeus sceglie di raccontare, almeno per quanto riguarda la linea temporale del “presente”, una storia attraverso documenti sparsi in giro, testimonianze, ordini, cartelle cliniche… che svelano orrori indicibili e che riportano quasi tutti a un misterioso demone, tale Asmodeo, qui riproposto come sorta di parassita infernale letale che divora la sanità mentale dell’uomo spingendolo nella follia più sregolata.
E, sempre come la prima avventura di Vlad Circus, anche qui abbiamo un diario che viene aggiornato man mano dal protagonista che funge da linea guida per il prossimo obiettivo ma anche come riassunto di quanto svolto e scoperto fino ad allora. Ma di cosa parla nel dettaglio Vlad Circus: Curse of Asmodeus? Abbiamo già detto che vestiamo i panni di Josef Petrescu e il suo esordio su schermo lo vede legato a una sedia elettrica che viene attivata e… Dopo esser stato letalmente “zottato”, ci ritroviamo in compagnia di una misteriosa e inquietante, nonché occhialuta, suora blaterante.

Andata via la suora, il nostro protagonista emerge da sotto un velo mostrandosi in tutta la sua devastazione fisica… Josef, infatti, si mostra brutalmente deturpato, tanto in viso quanto nel resto del corpo. Zoppica, la sua andatura è claudicante e scomposta e, soprattutto, si ritrova smarrito in una sorta di segreta piena di topi, sangue, cadaveri e creature decisamente inquietanti. Inoltre, non sembra ricordare molto di sé, tant’è che avremo modo di scoprire il suo passato esclusivamente accedendo a particolari specchi.
Con lo specchio, infatti, Vlad Circus: Curse of Asmodeus schiude la sua seconda linea temporale narrativa, permettendoci di portarci diversi giorni prima con uno Josef decisamente in carne che si è in viaggio verso San Reno con lo scopo di raggiungere il Vlad Circus. Purtroppo per lui, tanto il circo quanto la città in cui sta per “sbarcare” sono custodi di diversi e terribili segreti che spetterà a noi affrontare di “specchiata in specchiata” facendo così avanzare diverse linee temporali entrambe dotate di rispettivi e interessanti segreti da svelare. Il tutto per una narrazione complessiva che convince, funziona e appassiona.

Come il prequel con piccole differenze
Vlad Circus: Curse of Asmodeus è, essenzialmente, un survival horror in 2D nonché avventura esplorativa con enigmi ambientali e un rudimentale inventario da gestire. Il tutto in modo decisamente fedele tanto ai classici del genere quanto, soprattutto, al primo capitolo della saga, il già citato Vlad Circus: Descend into Madness. Come da predecessore, infatti, qui avremo a che fare con una concatenazione di porte da sbloccare, dialoghi da risolvere ed enigmi ambientali di vario genere da superare.
Il tutto raccogliendo oggetti e cercando di intuire dove usarli o con cosa combinarli. A nostra disposizione, infatti, avremo un inventario abbastanza semplice da gestire in cui troveremo tutti gli oggetti raccolti con le rispettive opzioni di interazioni che vanno da “usa con” a “combina con”. Il secondo, riguarda la possibilità di combinare un oggetto con un altro presente nell’inventario stesso. Presente, come nel predecessore, uno strumento per dar luce a scenari altrimenti impossibili da esplorare in quanto l’oscurità è ancora una volta elemento attivo e partecipante, celando orrori che non vorremmo mai svelare.

Il cambiamento essenziale di Vlad Circus: Curse of Asmodeus è riscontrabile nelle diverse linee temporali che si attivano quando dal presente andremo a interfacciarsi con alcuni specchi. Questi, infatti, ci scaraventano nel passato di Josef spingendoci a vivere ulteriori avventure ricostruendo passo passo il percorso che lo ha portato alla sua miserevole e attuale condizione. Il rimbalzo tra le due linee temporali agevola il ritmo di gioco e sviluppa una doppia narrazione che coinvolge e funziona.
Il motivo è legato anche alla volontà di scoprire sia la sorte di Josef quanto i numerosi e inquietanti segreti che sono celati all’interno della città di San Reno, quella in cui si ritrova a girovagare il nostro sventurato protagonista. Viene da sé che l’esplorazione, specialmente del passato, trova forza in una maggiore interazione con personaggi surreali, macabri e sopra le righe laddove l’avventura del “presente”, più solitaria e oscura, è incentrata su ben altri ritmi e attività, come i già citati enigmi ambientali di vario genere. Presente anche un sistema di combattimento che presto però il fianco a una lieve imprecisione dovuta essenzialmente alla natura 2D del titolo e alla profondità degli scenari.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Vlad Circus: Curse of Asmodeus funziona alla perfezione. I pixel restituiscono orrori indicibili ed efficaci seppur lontani dal fotorealismo. Anzi, l’unione nostalgico fuso a un orrore dilagante e subdolo, funziona alla grande, coinvolge e colpisce nel segno. Molto buoni anche gli ambienti, qui in forma duplice considerando le differenti linee temporali. La cura al dettaglio è quindi notevole, impreziosita da giochi di luce dinamici ben implementati e da animazioni semplici ma efficaci. Basti vedere come rantola il nostro protagonista nel “presente”.
Il sonoro è altresì efficace grazie a sonorità inquietanti e coerenti con la messa in scena, un buon dosaggio del silenzio che cede il passo a suoni ambientali inquietanti la cui fonte è spesso celata nel buio o comunque fuori dal nostro raggio visuale. Un sentore costante di terrore e ignoto che opprime e prova a rallentare la nostra stessa esplorazione, rendendola più cauta.
Da segnalare che Vlad Circus: Curse of Asmodeus si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo seppur quella portatile riesce a offrire meglio una visuale complessiva del mondo di gioco, sacrificando però la fruizione dei sottotitoli, non sempre comodissimi da leggere (soprattutto per l’inventario). Infine, evidenziamo la totale assenza della lingua italiana, assenti anche i sottotitoli. Una mancanza che si sente considerando il valore centrale della scrittura e la centralità della narrazione.