C’è qualcosa di irresistibile nell’idea di vivere da solo l’orrore di un’apocalisse, specie se ambientata in una cittadina sconvolta, con l’unica compagnia delle ombre che si muovono quando non guardi. Blight Night ti mette al centro di questa esperienza, combinando l’estetica retro degli horror anni ’80 con un gameplay di sopravvivenza avvincente e teso.
Il gioco prende vita in un’immagine forte: West Texas, 1986. Sonny Barstow, cittadino comune, si risveglia in un mondo in cui una misteriosa epidemia sembra aver sterminato tutti, tranne lui. Scoprirai ben presto che il pericolo non è solo esterno, ma si nasconde nell’oscurità, nelle zone d’ombra che ti inghiottono se ci resti troppo a lungo. Questo titolo è una fusione tra survival horror, esplorazione e tappetino dell’angoscia, pensata per chi cerca ambientazioni cariche di tensione, puzzle da svelare e un’estetica indimenticabile.

Blight Night: la narrazione
La storia è semplice, ma efficace nella sua tensione costante. Sonny non ha memoria del disastro, e ogni dettaglio, dagli edifici di Golden Springs alla radio che gracchia notizie confuse, contribuisce a costruire un senso di solitudine e mistero. Non ci sono dialoghi grandi o snodi narrativi complessi, ma piuttosto frammenti sparsi di verità da mettere insieme tra bolle di luce e silenzi carichi di presagi.
I personaggi secondari, quando emergono, lo fanno attraverso voci registrate o testi sparsi, e ognuno aggiunge un tassello alla follia di questo scenario. L’ambientazione è uno dei punti di forza: banche abbandonate, negozi vuoti, palazzi semi distrutti con neon intermittenti che proiettano ombre sinistre. C’è un sapore VHS che impregna ogni angolo del gioco, trasportandoti in un horror analogico in grado di inquietare anche senza eccessi grafici.

Un gameplay old school
La struttura di gioco di Blight Night è un’avventura survival in terza persona, con esplorazione libera di una mappa semi-open world suddivisa in diverse aree. Qui non c’è una torre di salvataggio o checkpoint sparsi: la luce è la tua salvezza, e stare troppo nell’oscurità ti avvicina a insidie invisibili. Questo sistema di oscurità viva è al centro dell’esperienza e funziona come un’alleanza perversa, creando suspense reale.
Puoi raccogliere armi, strumenti e risorse sparse nell’ambiente, risolvendo enigmi ambientali e aprendo nuove zone da esplorare. Non mancano puzzle legati alla luce e al carburante, e la gestione dell’equipaggiamento diventa parte integrante della sopravvivenza. A differenza di molti survival horror moderni, il ritmo è calibrato: non sempre si tratta di correre e sparare, ma di osservare, cercare un interruttore, riempire una torcia o evitare l’ombra pericolosa.
La tensione è accentuata dalla colonna sonora synth e dagli effetti rumoristici: passi, scricchiolii, lamenti lontani — ogni suono può essere l’avviso che la notte è pronta a colpirti.

Tecnicamente
Blight Night cattura fin dal primo impatto per il suo stile visivo retrò ma curato. I modelli semplici, le texture granulose e il movimento delle luci creano un’atmosfera malinconica e inquietante. L’esperienza sembra uscita da un film horror d’epoca, ma con una fluidità moderna e un gameplay senza intoppi.
La gestione della luce di Blight Night è convincente: le torce, i lampioni che si spengono, le zone in penombra creano una lettura istintiva dello spazio e ingrandiscono la percezione del pericolo. Il comparto audio è altrettanto riuscito: i synth horror, il silenzio carico e i suoni ambientali contribuiscono a rendere ogni angolo una possibile minaccia.
Il titolo gira senza problemi su dispositivi mobili (l’App Store lo segnala sia per iPhone che iPad) e su PC via Steam, grazie alla sua leggerezza tecnica. I controlli rispondono bene, e l’interfaccia è stata adattata per offrire comodità sia a chi gioca da touch sia da mouse e tastiera.