Sviluppato e pubblicato da Vertigo Gaming Inc., Cook Serve Forever è una sorta di spin off della serie Cook, Serve, Delicious! sviluppato dallo stesso team ma che punta a semplificare più di un elemento. Essenzialmente, si tratta di un gioco di memoria e rapidità a tema, ovviamente, culinario. Noi abbiamo servito centinaia e centinaia di pietanze su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione! Pronto a diventare un cuoco provetto?
Cook Serve Forever la storia di un astro nascente della cucina
Cook Serve Forever a differenza della serie principale Cook, Serve, Delicious! punta decisamente di più sulla narrazione, decidendo di offrire una trama lineare infarcita da diverse cutscene e con un roster di personaggi discretamente ampio e soprattutto, interamente doppiato in inglese. Tutto ciò, dal doppiaggio alla cura della scrittura, mira a dar vita a un mondo credibile fatto di legami quanto più “realistici” possibili.
Peccato che il titolo sia ambientato in una città surreale e futuristica, molto steampunk seppur dai colori raggianti e con androidi vestiti peggio degli umani. Non solo, la trama, per quanto comunque godibile e ben delineata, è classificabile come la prevedibile ascesa di un neofita qualunque. Nel dettaglio, noi vestiamo i panni Nori Kaga che, già dall’incipit, mette in scena un’assoluta devozione per la cucina e in special modo per una tale Rhubarb.

Costei è una sorta di idol dei fornelli, una vera e propria “Regina della cucina” oltre che chef pluri premiato e ricercato. La giovane Nori, invece, vive in una stanzetta trasandata con una mamma che è palesemente in difficoltà economica ma che, nel suo piccolo, contribuisce a crescere il sogno della sua piccola, introducendoci in un breve ed esaustivo tutorial con cui le insegna la prima ricetta del titolo: la ribollita.
A ciò, segue un salto temporale di diversi anni che vede Nori ormai cresciuta e in compagnia della sua dolce metà, la carismatica Brie la cui relazione avanzerà di pari passo con la carriera della nostra giovane protagonista. Il filone narrativo e le relative risvolte, con fugaci colpi di scena e repentini cambi di registro, con momenti quasi da thriller, provano a dar ritmo a un’esperienza discretamente longeva (può superare le dieci ore complessive) ma non molto memorabile.
La serie originale, d’altro canto, puntava essenzialmente sul gameplay più che nel raccontare una storia. Questo cambiamento è solo uno degli elementi che conferma la natura da spin off di Cook Serve Forever che, da un lato avvicina i neofiti con una maggiore accessibilità dovuta a una semplificazione che andremo a scoprire a breve, dall’altro rischio di scontentare gli appassionati che potrebbero faticare ad adattarsi a un sistema ben più semplice e lento. E sì, la lentezza in questo caso è dettata dalle pause narrative, comunque discretamente godibili e ben concatenate.

Velocità e memoria
Cook Serve Forever è una sorta di rhythm game fuso a un puzzle game legato a memoria e velocità di esecuzione e dove, al posto della musica, tocca seguire con precisione e rapidità, una serie di indicazioni a schermo. L’obiettivo del titolo, è quello di preparare una serie di pietanze e servirle nel minor tempo possibile, ottenendo così maggior soddisfazione dal cliente di turno. Non c’è una parte manageriale vera e propria e anzi, le partite sono decisamente rapide e frenetiche, richiedendo sin dalle prime battute, un’ottima coordinazione mano-occhio.
Entrando nel dettaglio, ogni piatto necessita di determinati processi preparativi. Ognuno di questi processi è ancorato a una specifica combo di tasti. Tali combo possono includere una semplice pressione o una pressione continua di uno o più tasti, inclusi i tasti dorsali. Tali sequenze non sono singole e la difficoltà del gioco risiede proprio nel fatto che bisogna utilizzare e seguire, contemporaneamente, due sequenze di quelli che sono facilmente identificabili come veri e propri QTE in sequenza continua.

Tale gameplay, da subito discretamente ripetitivo, pone subito una barriera: o lo si ama e si accetta la sua sfida crescente e adrenalinica, o lo si odia come non mai. Non c’è una varietà ludica se non una maggiore complicazione dei processi i quali, manco a dirlo, sono “ciclici”. Ossia a un determinato tipo di processo, come il tagliare una carota, combacia sempre il medesimo QTE. Ecco quindi che entra in campo la memoria: nelle fasi avanzate, molte sequenze le farai senza neanche guardare i tasti a schermo.
Ci troviamo quindi davanti a una tipologia di sfida univoca che riesce, nel suo piccolo, a regalare non poche soddisfazioni e a cui si somma un sistema dei punteggi, pensato prevalentemente per gli amanti del 100% e che prova timidamente a prolungare la longevità. Da segnalare che il gameplay stesso, richiedendo una forte coordinazione mano occhio, può inizialmente risultare più ostico e frustrante del dovuto. Nulla che del sano allenamento non possa risolvere, riuscendo tutto sommato a risultare godibile in entrambe le modalità offerte dalla Nintendo Switch.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Cook Serve Forever offre un impatto generale gradevole ed efficace, grazie a una serie di scelte cromatiche che funzionano. L’atmosfera da cyberpunk edulcorato incentrato sul cibo è abbastanza originale e lo stile grafico realistico donato al cibo è da leccarsi i baffi. Buone anche le animazioni, seppur abbastanza semplici. Il design dei personaggi, escludendo quello dei robot abbastanza accattivante, può risultare inizialmente anonimo ma grazie al doppiaggio la situazione migliora.
Il sonoro, infatti, è tra gli elementi più curati del gioco, oltre al doppiaggio in inglese, si somma una colonna musicale efficace, stravagante, varia e che riesce ad accompagnare con efficacia le nostre innumerevoli sessioni di cucina. Da segnalare, purtroppo, la totale assenza della lingua italiana, che potrebbe essere un ostacolo per godersi appieno la storia, non tanto per la complessità del testo in sé quanto per la velocità con cui questi scorre in automatico.