Sviluppato da Nautilus Games e pubblicato da Spirit Games, Everdeep Aurora è un adventure-platform game in 2D con esplorazione verticale e incentrato nello scavare, in modo simile a Spelunky e SteamWorld Dig. Il tutto, presentato con una veste grafica minimalista e quasi monocromatica che rievoca con prepotenza i titoli del Game Boy. Noi abbiamo vestito i panni di Shell su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Everdeep Aurora e la ricerca della mamma
Oltre i 16 bit c’è di più, molto di più. Everdeep Aurora ha un gameplay simile a Spelunky ma narrativamente ed esteticamente, richiama con certa prepotenza Undertale. Questo perché riesce a comunicare molto con pochi pixel, dando vita a una fiaba dalle sfumature cupe che ammalia e rapisce, portandoci a sprofondare nel suolo alla ricerca di segreti e di personalità difficili da immaginare ma divertenti da conoscere e approfondire.
Procedendo con ordine, una terribile pioggia di meteoriti ha portato letteralmente l’apocalisse sul creato, costringendo le popolazioni sopravvissute a rifugiarsi in dedali sotterranei che, neanche a dirlo, sono diventati le loro effettive abitazioni. In questo mondo desolato, noi vestiamo i dolcissimi panni di Shell, una giovane gattina che si risveglia con solo un messaggio della madre. Il nostro amato genitore, ci chiede di raggiungerla nelle profondità e non possiamo quindi che partire immediatamente.

Essendo completamente privi di qualsivoglia strumentazione, i primi passi li effettueremo in superficie dove incontreremo il primo tra tanti personaggi bizzarri che popolano Everdeep Aurora: una rana viaggiatrice. Anche l’anfibio sembra impegnato in un viaggio in profondità e, infatti, capiterà di beccarlo spesso nella nostra discesa. Non solo, lui fungerà da mentore e da “salvataggio”. La rana, infatti, ci consegna la trivella con cui potremo dare inizio alla nostra spedizione sotterranea e, in più, si offre di “raccattarci” ogni qual volta ne avremo bisogno.
Tradotto, la rana è colei che ci lancerà la fune per farci risalire velocemente dal sottosuolo (sì, sarebbe lo spostamento rapido). Oltre al nostro amico ranocchio, però, il mondo di gioco conserva al suo interno innumerevoli personaggi tutti da scoprire e/o ascoltare. Molti di questi, infatti, sono impegnati in dialoghi automatici tra di loro che potremo letteralmente origliare per raccogliere informazioni utili sia all’esplorazione sia a comporre la lore di un mondo di gioco ammaliante e misterioso.

Scopriamo, infatti, che non solo l’intera vita si è spostata sotto terra, con alcuni che son riusciti a dar vita a bar, pub e persino giardini sotterranei, ma c’è anche chi ha traslocato interi manieri. E che dire di un misterioso mostro che sembra celarsi nelle profondità più scure della terra? Dal fabbro toro che in cambio di materiale ci potenzia l’equipaggiamento a stravaganti banditi poco raccomandabili, la fauna di Everdeep Aurora cattura con efficacia la nostra attenzione dando vita a un mosaico di personalità accattivante e convincente.
Nel ventaglio di occasioni e delle varie run di gioco, ci sono sia situazioni comiche che altre decisamente più malinconiche che danno vita ad avventura non lineari (con finali differenti) e dalla durata fortemente variabile dalle cinque ad oltre il doppio, a seconda delle nostre decisioni e della nostra voglia di esplorare e metterci in gioco. Inoltre, il titolo ha una serie di missioni secondarie opzionali legate a zone e/o a determinati personaggi che possono dar vita a piccole parentesi altrettanto interessanti da vivere.

Un gameplay semplice ma efficace
Everdeep Aurora deve molto a titoli come SteamWorld Dig anche se decide di sacrificare la parte action rafforzando la narrazione e aggiungendo attività extra come una serie di minigiochi di vario genere (dalle carte al famigerato “artiglio” di Toy Story). Il titolo è un platform in 2D in 16 bit che fa del minimalismo il suo punto di forza, offrendo uno schema ludico, in parte ciclico, ma efficace e che premia l’esplorazione e l’atto di scavare in modo “acuto”. Questo perché bisogna decidere bene quali percorsi amputare e quali lasciare percorribili mentre si procede nella nostra inesorabile discesa.
Discesa che presenta una serie di ostacoli ambientali di vario genere a cui si sommano enigmi spesso ingegnosi e non legati esclusivamente all’utilizzo della trivella. Viene da sé, che quest’ultima, dato anche la tipologia di gioco, è il mezzo principale con cui avremo a che fare. La nostra trivella può infatti essere potenziata per ampliare la sua efficacia e soprattutto la sua durabilità. Questo perché, a essa è abbinata una batteria che si scarica man mano che la utilizziamo. Tranquillo, potrai ricaricarla in determinate postazioni.
Oltre alla batteria, dovremo tener d’occhio anche l’inventario che sarà sempre presente su schermo. A tal proposito, Everdeep Aurora racchiude l’esperienza di gioco in un’area ristretta dello schermo sacrificando le parti laterali per la mappa, l’inventario e la batteria della trivella. In questo modo, avremo sempre tutto a portata d’occhio, senza spezzare il ritmo di gioco. Questa scelta, oltre che ludica, è anche estetica, concentrando al meglio la natura minimalista che ne emerge in ottica ancor più positiva.

Grafica ed estetica
Personalmente, abbiamo molto apprezzato lo stile visivo di Everdeep Aurora. Si tratta di un effetto nostalgico al mondo del Game Boy e non solo a cui si somma una cura buona al dettaglio, tanto estetica quanto delle animazioni. La scelta di donare pochi colori per bioma, rende le aree fortemente identitarie e agevola anche nell’orientamento oltre che nell’esposizione stessa di determinate tipologie di location. La varietà, in tal proposito, è notevole e apprezzabile.
Il level design è gradevole e funzionale e, seppur non sempre è immediata la comprensione del “dove si può saltare”, il risultato complessivo di Everdeep Aurora soddisfa e ammalia. E il viaggio di Shell conquista anche grazie a una buona colonna sonora che riesce a fungere da adeguato accompagnamento senza mai risultare ridondante o fastidiosa. Da segnalare anche le buone prestazioni ottenute in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se la versione portatile, in quanto tale, dona un boost nostalgico extra. Infine, peccato per l’assenza della lingua italiana, cui mancano anche i sottotitoli. Un’assenza che si sente considerando quanto c’è da leggere.