Sviluppato e pubblicato da Dustwind Studios in sinergia con Z-Software, Dustwind: Resistance è un gioco strategico in tempo reale con visuale dall’alto a tema post-apocalittico. Noi abbiamo vestito i panni della ribellione contro un esercito di predatori invasori pronti a tutto su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a dar vita a una serie di scontri tattici e imprevedibili?
Dustwind: Resistance una storia di guerra e legami
Prima di affrontare la narrazione di Dustwind: Resistance è bene segnalare che questi fa parte della saga Dustwind il cui capostipite è Dustwind: The Last Resort, pubblicato nel 2021 sempre da Z-Software. Il titolo che abbiamo giocato, quindi, è una sorta di sequel ma permette anche a chi non conosce la lore generale del mondo, di godersi un’avventura lineare per giocatore singolo autoconclusiva e nel suo piccolo appagante.
Nel dettaglio, Dustwind: Resistance ci mette nei panni di Jake, un contadino che si “godeva” la vita sui campi insieme a suo padre, al suo cane e ai membri della sua piccola comunità. Uno spaccato di vita sopravvissuta a un mondo distopico e pieno zeppo di pericoli tra cui creature informi, mutanti e pericolose. Parliamo quindi di contadini che sanno sparare oltre che coltivare i campi. Purtroppo per Jake, la vita sa essere molto crudele in certe occasioni e non sorprende quindi l’invasione da parte dei predoni della propria fattoria.

Oltre al danno, arriva però anche la beffa… il comandante di questa banda di criminali, un autoproclamatosi “Signore della Guerra”, decide di non ammazzare Jake, ritenendolo una nullità inoffensiva. Questo non fa che accrescere la rabbia di Jake che si ritrova, insieme al suo cane Diesel, a raccogliere i cocci di una vita ormai in frantumi. Parte così lungo un percorso di vendetta e ribellione, dando la caccia a colui che ha devastato la sua vita e viaggiando per un mondo specchio delle azioni di un’umanità ormai sempre più brutale e incosciente.
Seppur non innovativa, la narrazione di Dustwind: Resistance riesce a intrattenere il giusto, grazie a risvolti gradevoli seppur prevedibili. Peccato per le interazioni coi vari personaggi, abbastanza ridotte e poco influenti nonostante un potenziale di base intrigante. Diciamo che è difficile appassionarsi a Jake e compagni oltre che al mondo stesso la cui estetica, abbastanza grezza, non aiuta al coinvolgimento.

Una tattica imperfetta
Dustwind: Resistance è un gioco di strategia in tempo reale con la possibilità di effettuare “pause”. Questo significa che potrai fermare il gioco ma non ci sono turni o altro a scandire l’azione. Tutto ciò che avviene su schermo è automatico e contemporaneo, salvo le movenze del personaggio da noi controllato. In compenso, possiamo fornire “ordin”, o linee guida, ai nostri alleati la cui intelligenza artificiale non è certo una cima.
Tale problema è amplificato dalla presenza del “fuoco amico”, dal gran numero di nemici e da un livello di difficoltà decisamente poco morbido. Senza parlare di un’interfaccia rudimentale e vecchio stile, non molto facile da padroneggiare considerando che il sistema di comandi, palesemente studiato per computer, impatta su una mappatura per controller che richiede un po’ di pazienza e abitudine. Insomma, la base ludica di Dustwind: Resistance non funziona come dovrebbe, risultando artificiosamente difficile già dalle prime battute.

Tra i vari motivi che amplificano ulteriormente tale difficoltà, c’è la percentuale di efficacia, un valore che spunta a ogni nostro attacco e che, potenzialmente, esprime le probabilità di riuscita di un attacco. Ecco… ci è capitato di assistere più e più volte a colpi con potenziale di riuscita al 93% fallire miseramente portandoci a decessi prematuri e a situazioni decisamente più ostiche del previsto. L’intero sistema di probabilità ci è quindi apparso inaffidabile dato il numero elevato di situazioni simili che andavano a danneggiare la nostra stessa strategia.
Un peccato considerando la buona varietà di situazioni offerte da Dustwind: Resistance che vanno da scontri frontali ad altri decisamente più stealth e oculati. A ciò, si somma la possibilità di potenziare il nostro team e le loro rispettive abilità, come anche la padronanza di trappole e l’utilizzo di armi specifiche, tutti elementi che potenzialmente vanno ad ampliare lo spettro delle nostre possibilità. Presente anche la possibilità di poter concentrare il fuoco su determinate parti avversarie, in stile simil Fallout e con rispettive percentuali di successo.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Dustwind: Resistance presta il fianco a più di una critica. L’impatto generale non colpisce come dovrebbe, mostrando elementi poligonali datati, grezzi e abbastanza anonimi. Salvo per gli artwork in 2D dei personaggi, un gradevole sistema di illuminazione e qualche vago cenno di level design, il resto del titolo è poco accattivante e abbastanza “piatto”. Sia per i nemici che per gli ambienti in sé, è difficile farsi coinvolgere dal mondo di gioco.
A ciò si sommano animazioni semplici ma poco accattivanti e una totale assenza del doppiaggio che non aiuta a dar carattere ai personaggi che, salvo i balloon a schermo, sono prettamente muti. Il sonoro, infatti, cede in alcuni momenti al silenzio totale, donando giusto qualche sporadico effetto tra versi di creature mostruose e fiamme che danzano. Abbastanza poco. Non aiuta molto la colonna sonora che, seppur mai ridondante o fastidiosa, fatica a offrire tracce realmente efficaci, limitandosi da mero e timido sfondo acustico. Gradita la presenza della lingua italiana seppur siano presenti alcuni errori.