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Dead of Darkness, recensione (Nintendo Switch)

Un horror in pixel vecchia scuola

Pasquale Aversano 22 ore fa Commenta! 8
 
7
Dead of Darkness

Sviluppato e pubblicato da Retrofiction Games in sinergia con Eastasiasoft, Dead of Darkness è un survival horror in 2D in pixel art dall’impostazione classica e dal retrogusto fortemente retrò e nostalgico che rievoca, neanche troppo indirettamente, il buon vecchio capostipite di Resident Evil. Noi abbiamo affrontate le disavventure dell’investigatore privato Miles Windham su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a una nuova ondata di orrori?

Contenuti
Dead of Darkness e l’horror in pixelUn gameplay classicoGrafica e sonoro

Dead of Darkness e l’horror in pixel

Dead of Darkness entra nel mondo degli horror in punta di piedi, lo fa timidamente, sfruttando un’estetica che potrebbe essere ignorata da molti. Al gore visivo e all’estrema messa in scena molto in voga nel presente, il titolo firmato Retrofiction Games, sceglie di rannicchiarsi in pochi pixel, sfruttando atmosfera e gameplay, oltre che la narrazione, per instillare un orrore vecchio stile, fatto di tangibile debolezza ludica e piccole sorprese.

L’effetto è riuscito ma è altalenante. Procedendo con ordine, siamo in Inghilterra, anno 1985, e vestiamo i panni dell’ex poliziotto e attuale investigatore privato Miles Windham. Un uomo solo e consumato da un passato che lo logora lentamente e inesorabilmente. La situazione cambia drasticamente quando il nostro protagonista riceve un messaggio misterioso che potrebbe finalmente fargli fare “pace” col passato che gli pesa sulle spalle.

Dead of Darkness, recensione (Nintendo Switch)

Ecco quindi che lascia tutto e parte per Velvet Island alla ricerca di risposte. Purtroppo, ad accoglierlo, ci sono solo tante, troppe domande unite a una situazione surreale. Gli abitanti, infatti, sono decisamente strani e insolitamente aggressivi. Insomma, la situazione è “pesante” e il buon Miles è costretto da subito a mettere da parte il suo obiettivo, assecondando una serie di eventi che semplicemente non può controllare.

Per sua fortuna, non è l’unico “alieno” del posto, insieme a lui, infatti, si è imbarcata anche Olivia Greene, giovane infermiera appena assunta proprio su Velvet Island. Ebbene, Miles e Olivia sono i protagonista dell’intera vicenda e saranno presto vittime di eventi sempre più assurdi e brutali. Un mix di orrori che si snoda attraverso storie e leggende legate all’isola e ai suoi abitanti e che, nonostante un ritmo narrativo imperfetto, riesce a tenere ancorati allo schermo da inizio alla fine.

Dead of Darkness, infatti, non è orfano di colpi di scena così come la sua atmosfera, condita dai già citati ed efficaci personaggi decisamente bizzarri, riesce a comunicare l’orrore che pervade la storia, affrontando anche situazioni decisamente brutali in modo diretto e senza grossi sconti. Quindi sì, c’è una sorta di tensione, alimentata da un mistero che si snocciola gradualmente e il cui risultato finale, seppur non brillante sul versante dell’originalità, riesce comunque a soddisfare.

Dead of Darkness, recensione (Nintendo Switch)

Un gameplay classico

Dead of Darkness è un survival horror in terza persona in 2D estremamente classico e che riprende la struttura ludica del primo Resident Evil traslandola in pianta pixellosa e bidimensionale. Banalmente, come nel capostipite Capcom, anche qui ci ritroviamo inizialmente bloccati in una villa alle prese con orrori che non sappiamo spiegare ma che, come i famosi zombie, non ci risparmieranno la loro cieca e brutale rabbia. A tale ferocia, avremo dalla nostra poche munizioni e armi contundenti che si logorano man mano che si utilizzano.

Per quanto riguarda le bocche da fuoco, inizialmente è una sola pistola ma potremo presto sbloccarne altre a patto di individuarle e risolvere il rispettivo enigma ambientale. Ma le armi, da sole, non bastano, servono le munizione e queste sono molto, troppo, limitate. Sì, il titolo prevede diverse modalità di difficoltà con più di un aiuto a disposizione ma la modalità “standard” è discretamente punitiva. Il motivo è semplice: Dead of Darkness non spinge al combattimento, anzi.

Dead of Darkness, recensione (Nintendo Switch)

Considerando il numero di nemici (esteticamente non molto vari) e la loro quantità di energia vitale, è palese che il titolo inciti all’evitarli con la conseguenza di vederci letteralmente correre da una parte all’altra, inseguiti da mostri, per fortuna, prevalentemente lenti e goffi. Certo, le aree ristrette non aiutano e può capitare di essere comunque feriti. Per fortuna ci sono oggetti consumabili in grado di curare sia l’energia vitale che la sanità mentale. Quest’ultima cala a ogni colpo e può portarci ad avere visioni o complicazioni di vario genere nell’esplorazione e nel combattimento. 

Anche qui, come per le munizioni, gli oggetti curabili sono rari e tocca quindi usarli con parsimonia. Per quanto riguarda l’esplorazione, invece, questa segue un modello estremamente standard e nostalgico ma efficace. Si tratta di studiare il luogo e concatenare una sequela cronologica di enigmi fatti di oggetti da scovare e utilizzare nel punto giusto. Sì, non tutti gli enigmi sono obbligatori ma suggeriamo di sondare ogni anfratto per raccogliere quanti più bonus possibili e svelare anche qualche piccolo extra narrativo in più.

Da segnalare anche la già citata possibilità di combattimenti ravvicinati… che purtroppo non appagano quanto dovrebbero. La colpa è di un sistema di hit-box inefficace, grezzo e impreciso. Bisogna avvicinarsi molto ai nemici e non sempre i colpi sferzati vanno a segna. Inoltre, più ti avvicini, più ci sono possibilità di essere malmenato a tua volta. Questi si traduce in buffi e scomodi mordi e fuggi rapidissimi. Se a ciò aggiungiamo che i colpi ravvicinati tolgono molto meno rispetto ai proiettili, capirai che queste tipologie di armi servono solo in casi di estrema emergenza.

Dead of Darkness, recensione (Nintendo Switch)

Grafica e sonoro

Graficamente parlando, Dead of Darkness offre una buona atmosfera retrò e palesemente nostalgica, rafforzata da una buona pixel art che, seppur riciclata in più frangenti, riesce a risultare convincente ed efficace. Anche gli orrori, inclusi gli incubi legati alla sanità mentale (e non solo) sono efficacemente rappresentati su schermo, nonostante un’evidente limitazione tecnica. A ciò si aggiungono anche degli artwork statici in 2D che donano carattere ai vari personaggi.

Il sonoro è di buon livello, offrendo un buon accompagnamento senza risultare ridondante o fastidioso. Manca una traccia realmente memorabile ma possiamo comunque aggiungere un buon doppiaggio in lingua inglese e un sapiente, seppur limitato, utilizzo di rumori ambientali. Da evidenziare e apprezzare la presenza dei sottotitoli in lingua italiana, nonostante qualche piccolo errore. Infine, il titolo si difende bene in entrambe le modalità offerte dall’ibrida Nintendo.

Scopri tutto su Dead of Darkness
Dead of Darkness
7
Grafica 7
Sonoro 7
Longevità 7
Gameplay 7
Aspetti positivi Narrazione intrigante Buon effetto nostalgia Presenza sottotitoli in lingua italiana
Aspetti negativi Tecnicamente abbastanza grezzo Non innova niente
Considerazioni finali
Dead of Darkness è un classico survival horror in pixel art che omaggia i classici offrendo un’esperienza nostalgica ed efficace nonostante gli innegabili limiti tecnici e una scarsa originalità ludica. In compenso, la storia funziona e intriga, rafforzata dalla presenza della lingua italiana. Il sistema ludico, nella sua classicità, è comunque solido e soddisfacente.

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