Immagina di prendere il girotondo ipnotico di Pac-Man Championship Edition DX, la tensione a fotogrammi congelati di Superhot e la voracità di potenziamenti di un qualunque auto-survival shooter alla Vampire Survivors. Ora metti tutto dentro la vecchia soffitta della nonna, aggiungi colonie di gatti sonnacchiosi pronti a sgranocchiarti la coda, e avrai un’idea abbastanza precisa di cosa significhi lanciare Maze Mice per la prima volta.
Il titolo, ancora in accesso anticipato su Steam fino al 11 luglio, arriva dallo stesso team che qualche anno fa, quasi in sordina, aveva stupito con l’assurdo roguelike da slot machine Luck be a Landlord. Qui gli sviluppatori fanno un passo laterale: rinunciano alla satira sull’avidità capitalista per concentrarsi su un’idea di gameplay tanto recognoscibile quanto inaspettata. Il risultato? Un’esperienza che non ha timore di declinare la frenesia arcade in chiave “riflessiva”, in cui il vero power-up è la capacità di pensare prima di premere di nuovo una direzione.
Maze Mice, il loop ludico
Maze Mice sta in piedi su un singolo, brillante espediente: il tempo scorre solo finché ti muovi. Basta un passo del topolino perché tutto riprenda a pulsare: le fiamme che lasci dietro di te, i missili che ruotano a caccia dei gatti, persino le zampate dei felini-fantasma. Se invece ti blocchi, la soffitta si congela in un fermo-immagine hollywoodiano che ti regala qualche istante per pianificare la prossima traiettoria.
È un capovolgimento sorprendente per il genere bullet-heaven, solitamente basato su riflessi fulminei e panico controllato: qui si può, anzi, bisogna fermarsi, tirare un respiro, misurare la distanza fra le scie di fuoco e la coda di gattacci che insegue in fila indiana. Appena riparti, però, la suspense si scarica addosso in un lampo, quasi a ricordarti che ogni “pausa caffè” ha un prezzo (ma questo in generale nella vita lol).
TOPOlogia delle mappe: l’attico
Per ora il gioco offre una sola mappa: l’Attico, una soffitta di assi traballanti, scatoloni e colli di bottiglia che ti costringono a curve strettissime. All’inizio può sembrare un limite, ma dopo qualche partita diventa chiaro che l’arena è studiata per esaltare le collisioni tra le meccaniche chiave:
- Le bolle-switch: sfere luminose che, una volta prese, rimpiazzano tutti i puntini azzurri sull’altra metà del livello, costringendoti a tornare indietro attraverso la tua stessa scia di gatti.
- Gli angoli ciechi: sono il tuo peggior nemico quando i felini-fantasma (che attraversano gli ostacoli) ti tagliano la strada.
- I corridoi a imbuto: perfetti per “marinare” la crew di gatti nel tuo sentiero infuocato, ma letali se sbagli il tempismo.
La monotonia dello stesso layout, dopo qualche decina di run, inizia comunque a farsi sentire: la roadmap promette nuove arene, e ce n’è davvero bisogno per allungare la permanenza sul lungo periodo.

Upgrade, sinergie, ossessioni
Come in ogni roguelite che si rispetti, la caccia al potenziamento giusto è la spina dorsale dell’esperienza. Ogni pacchetto di puntini raccolti riempie una barra dell’esperienza; al livello successivo compare un menù pop-up che mette in pausa l’azione offrendoti tre perk casuali. Alcuni esempi:
- Luna – Raggi rotanti che disintegrano tutto ciò che passa a distanza ravvicinata: l’ideale per ripulire il corridoio di fronte a te quando devi attraversare la carovana felina.
- Homing Missiles – Otto razzi inseguono la preda più vicina ogni cinque secondi. Perfetti per grattare HP ai gatti-fantasma che ti tallonano attraverso le pareti.
- Fiery Trail – Striscia di fuoco che brucia i gatti ingenuamente allineati dietro di te. Non fa danni eclatanti, ma la soddisfazione di vederli arrostire lentamente non ha prezzo.
- Magnet Radius + – Sembra banale, ma ampliare il raggio di raccolta dei puntini significa livellare più in fretta, quindi avere prima gli upgrade che contano.
Ogni perk ha tre livelli di potenza e, soprattutto, sinergie più o meno esplicite: la scia di fuoco, combinata con un aumento di velocità e con uno scudo che ti concede invulnerabilità ogni sessanta secondi, diventa una falciatrice mobile; i missili, in coppia con un boost alla cadenza di tiro, fanno brillare lo schermo di esplosioni fotografiche.

Gatti (tanti), fantasmi e boss a nove vite
Il bestiario non è vasto, ma funziona:
- Gatti “classici” – Dormono sparsi per il livello; appena li sfiori si svegliano e si mettono in coda dietro di te, tracciando fedelmente il tuo percorso (alla maniera dei fantasmi in Pac-Man CE DX). Ogni tocco è un morso da 25 danni: con una barra standard da 100 HP, quattro sviste bastano a mandarti al creatore.
- Gatti-fantasma – Grigi, semitrasparenti, attraversano gli oggetti come se niente fosse. Ti obbligano a pensare in tre dimensioni, perché non puoi contare sulle pareti per bloccarli.
- Boss “Nine Lives” – Spunta intorno al decimo minuto. Gigantesco, antropomorfo, con nove barre di salute (il cliché felino è dichiarato). Finché è in campo blocca lo spawn di nuovi nemici, trasformando la partita da survival a duello in campo aperto. Se lo abbatti, si apre la modalità Endless: lui muore, ma i gatti ricominciano a spillare, più cattivi di prima.
La struttura a boss-fight, per ora unica, funziona da “punto fermo” nelle run e impedisce al gameplay di diventare un grind senza senso già nei primi minuti.

Stilistica 16-bit, colonna sonora chiptune-house
Su schermo i protagonisti sono sprite minuscoli, da console 16-bit primi anni Novanta: topi tondeggianti, gatti con baffi esagerati, palette pastello illuminate da bagliori al neon. L’effetto è pulito, leggibile, ma meno sgargiante dei competitor moderni: Maze Mice preferisce farsi ricordare per silhouette chiare più che per fuochi d’artificio psichedelici.
La musica, firmata dal compositore “di casa” Vincent Colavita, mescola bassline house e arpeggi chiptune; poche tracce, ma loop talmente ben calibrati che non saturano nemmeno dopo decine di ripetizioni. Peccato che, nelle fasi più affollate, il tremolio dello schermo (disattivabile, per fortuna) e il volume degli effetti tendano a coprire i dettagli della soundtrack.