Ti sei mai svegliato la mattina desiderando ardentemente di gestire una portaerei militare, esplorando i mari dell’intero globo e ordinando ad un tuo aereo di atterrare sperando che sulla pista non ce ne sia già un altro altrimenti esplode tutto? Carrier Deck, sviluppato da Every Single Soldier e pubblicato originariamente su Steam, recentemente è uscito anche su tutte le altre piattaforme e io l’ho provato per PlayStation 5 (di cui, se sei interessato, ti lascio il link del PlayStation Store). Com’è andata? Scopriamolo insieme.
I migliori meteorologi sono solo in America
La trama generale del gioco è pressoché inesiste, dato che punta principalmente ad essere un gestionale. Ci ritroveremo al comando della portaerei USS Regan, dove dovremo coordinare tutto il traffico di caccia, elicotteri militari e cargo che passeranno sullo schermo. Il gioco è ambientato in diverse zone marittime del pianeta, partendo dall’ Oceano Pacifico fino all’ Oceano Atlantico passando per l’Oceano Indiano piuttosto che il Mare Caraibico.

Tutto ciò va ad influire sulle ambientazioni del gioco? Assolutamente no: navigheremo sempre nella stessa distesa d’acqua, percorrendo sempre le stesse onde sotto lo stesso identico clima soleggiato. Per quanto sia comprensibile che il titolo sia ambientato in mare aperto per tutta la sua durata, gli sviluppatori avrebbero potuto provare a rendere le mappe più diverse tra loro e non sempre la stessa distesa blu (sarebbe stato più carino se una volta tanto fosse comparsa qualche isola o che qualche balena o delfino si fosse palesato).
E se tutto ciò non è sufficiente, alla monotonia ambientale si aggiunge anche quella atmosferica: a quanto pare in Carrier Deck, come comandante della portaerea statunitense, siamo amici del buon vecchio Andrea Giuliacci che ci indicherà sempre i giorni più soleggiati nei quali esportare della sana democrazia marittima americana. Meteorologi a parte, un qualche rovesciamento climatico non sarebbe guastato affatto: anche senza che modificasse nessun aspetto del gameplay, solo per rendere l’ambiente circostante un po’ più dinamico e diversificato.
Un attimo che capisco come fare e ci sono…
Appena avviato, Carrier Deck si palesa davanti a noi con un menù veramente pessimo degno di un mediocre gioco mobile. Una volta capito che il cursore è il rettangolo di colore blu leggermente più chiaro di quello dello sfondo (ti ho appena fatto risparmiare minuti preziosi, sappilo), non resta che avviare la partita. Il gioco parte con uno dei tutorial più noiosi che abbia mai provato: oltre che spiegare per filo e per segno ogni singola cosa presente a schermo, lo fa in modo abbastanza confusionario e lento.

Lo scopo del gioco è abbastanza semplice: ogni livello ha un obiettivo ben preciso che bisognerà raggiungere (per esempio la prima missione dopo il tutorial consiste nel riuscire a scaricare, riforire e far ripartire il numero indicato di elicotteri cargo) e per completare il livello sarà indispensabile tenere “in vita” la nostra portaerei, che verrà costantemente attaccata dai nemici.
Una delle note dolenti di Carrier Deck non è la sua semplicità, ma la sua monotonia. Le missioni sono sempre la stessa cosa, un trita e ritrita di obiettivi in qualche modo già proposti qualche ora di gioco prima: non cambia nulla infatti se bisogna abbattere sette aerei nemici, rifornire quattro cargo o trovare otto sottomarini, sono cose che in un modo o nell’altro si devono fare sempre al di là della nostra missione. In più, se al tutto si somma la mancanza di una storia da seguire, il rischio di annoiarsi dopo qualche ora di gioco è veramente alto.
L’unica cosa da concedergli è la frenesia che Carrier Deck propone: anche sotto stress ci sentiremo costretti a rimanere lucidi e non c’è un momeno in cui si può veramente tirare il fiato. Saremo costantemente presi tra aerei o elicotteri che bisognerà far partire, nemici che ci attaccano e veicoli nostri che devono atterrare, oltre che pensare a riparare eventuali danni piuttosto che rifornire i mezzi, assegnare a loro un compito e liberare la pista di atterraggio (molto importante se non si vuole far esplodere tutto quanto).

Purtroppo persino il punto forte del titolo presenta dei gravi difetti: il tutorial non serve a nulla, dovremo essere noi a capire cosa bisogna fare e come farlo. Solo attraverso il sudore e le lacrime risuciremo a capire come equipaggiare un nostro mezzo per attaccare o per studiare la zona in modo da sapere prima se ci sono o meno i nemici. Inoltre i comandi non aiutano dato che sono scomodi, mal posizionati e quando premiamo il tasto per far scorrere prima il tempo anche il cursore aumenta la sua velocità di spostamento.
La confusione sonora di Carrier Deck
A livello puramente grafico Carrier Deck non urla al miracolo, ma comunque fa il suo: i modelli sono veramente piccoli e, seppur da vicino si notano dei difetti, ad una prima occhiata il gioco non è così male. Cosa diversa per quanto riguarda le animazioni: certo, fanno sicuramente il loro lavoro ma ogni volta che un aereo si muove sembra non percepire la propria inerzia, partendo quindi “a razzo” da fermo e dando la sensazione che manchi qualcosa.
Per quano riguarda il comparto sonoro, non è all’altezza di altri titoli indipendenti (come quello di American Arcadia, di cui abbiamo fatto la recensione). Il suono degli aerei in decollo si sovrasta alle voci dei piloti e delle esplosioni e, dato che non sembrano essere presenti molti layer, il tutto risulta essere parecchio confusionario. Se infine aggiungiamo quei quattro accordi di chitarra ripetuti in loop che accompagnano la partita, direi che la situazione non è di certo delle migliori.