Sviluppato da Migami Games e pubblicato da PixelHeart in sinergia con PQube, Chronicles of The Wolf è un action platform adventure in 2D identificabile sin dalle primissime battute come una sorta di parente di Castlevania. Questo non solo per la sua innegabile appartenenza al sottogenere di riferimento, ma anche e soprattutto per le atmosfere riprodotte sia nell’estetica che nel gameplay, molto classico e derivativo. Noi abbiamo affrontato questa sorte di “variante” di Castlevania su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Chronicles of The Wolf prova a colmare il vuoto di Castlevania
La storia di Chronicles of The Wolf e la modalità con cui viene raccontata, ossia con un narratore esterno e un mini “muro di testo” a comparsa con tanto di immagini statiche, anticipano in modo neanche troppo velato ciò che ripeteremo per quasi tutta la recensione: voler rievocare le sensazioni dei primi Castlevania, quelli in 2D, quasi a 360°. Funziona? Assolutamente sì, con i suoi innegabili pro e contro.
Entrando nel dettaglio, il protagonista indiscusso delle vicende, nonché colui di cui vestiremo i panni, è tale Mateo Lombardo, membro dell’Ordine della Croce di Rosa con cui muoveremo i primi e brevissimi passi. Siamo, infatti, un loro apprendista… l’ultimo. Questo perché durante una spedizione, tutto il nostro plotone viene sterminato ad eccezione di noi. Tocca quindi a Mateo l’ingrato e per nulla semplice compito di affrontare gli orrori nefasti di una terra insidiosa e piena zeppa di stravaganti misteri e creature terrificanti.

Tra foreste oscure e castelli dalle dimensioni generose, l’atmosfera gotica e dark predomina gran parte delle longeve vicende del giovane Mateo, richiamando, ancora una volta, per stile e caratteristiche estetiche, il già citato Castlevania. La nemesi con cui dovremo scontrarci in quest’avventura sanguinolenta, è la Bestia del Gévaudan, creatura “reale” a cui sono state attribuite diverse leggende di vario genere ma che, storicamente parlando, è accusata di centinaia di morti sul suolo Francese.
La narrazione si basa quindi su un mito intrigante seppur mai abbondantemente sviluppato a dovere e che trova in Chronicles of The Wolf risvolti abbastanza prevedibili e classici per il genere di appartenenza nonostante diverse trovate creative con tanto di colpi di scena e approfondimenti accattivanti. A ciò si somma una narrazione prevalentemente “ambientale”, da interpretare e di cui unire i pezzi che farà la gioia degli appassionati.

Un classico metroidvania in tutto e per tutto
Chi conosce i vecchi Castlevania, si troverà subito a casa. Qui, infatti, tutto funziona come al tempo, sia nei pro che nei contro. Ciò significa che a un’avventura discretamente longeva e costruire con un level design labirintico e pieno di tesori, anche opzionali, da svelare per migliorare il proprio equipaggiamento e approfondire la lore del racconto, si aggiungono lunghe fasi di backtracking, nemici da sconfiggere più e più volte e fasi dal ritmo abbastanza fiacco.
Procedendo con ordine, Chronicles of The Wolf è un action platform 2D a scorrimento orizzontale ma con costruzioni anche verticali dove avremo il controllo di un personaggio abbastanza “pesante” e “grezzo”. Due scelte che avvicinano sì i cultori dei classici ma che, allo stesso tempo, rendono il titolo meno appetibile per gli utenti moderni. Di fatto, il titolo non aggiunge nulla di realmente nuovo ma tutto ciò che esegue è fatto con discreta cura e rispetto del passato, restituendo un’esperienza innegabilmente nostalgica ed efficace.
Il livello di sfida è abbastanza altalenante, con momenti quasi al limite del frustrante, soprattutto se non avrai cura del tuo equipaggiamento e del tuo livello di esperienza. Questo perché non basta solo concatenare colpi ma bisogna prestare attenzione e cura alla personalizzazione del proprio personaggio tra talismani, reliquie ed equipaggiamento stesso. Se gli scontri coi minion sono abbastanza classici e prevedibili, alcune boss fight sapranno metterti alla prova, chiedendo un’osservazione accurata dei vari pattern per cercarne il punto debole e quindi il momento giusto per colpire.

Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Chronicles of The Wolf presenta una cura della pixel art notevole e dalla duplice potenzialità. Oltre alla resa grafica stessa, infatti, la rievocazione classiche e di Castlevania stessa si sprecano. Tutto ciò, funziona e spinge, ancora una volta, l’opera a essere una sorta di “erede spirituale” della serie targata Konami. Lo fa con efficacia ma, d’altro canto, questa estrema somiglianza ne indebolisce l’identità che viene recuperata a fatica con alcuni nemici in particolare, tra cui spicca la Bestia stessa (e non solo). Molto buone anche le animazioni, credibile e fluide.
Se le location quindi spiccano per la cura dei dettagli più che per l’originalità, discorso simile si può fare con i vari personaggi con cui andremo a interagire, dotati tra l’altro di artwork interessanti con rare eccezioni per quanto riguarda la forza identitaria (sia estetica che in termini di scrittura). Il sonoro, invece, si dimostra di alto livello, con tracce orecchiabili e coerenti con l’atmosfera proposta. Inoltre, bisogna evidenziare la partecipazione di Robert Belgrade come voce narrante.
Per chi non lo sapesse, Belgrade è il doppiatore ufficiale di Alucard e sì, ancora una volta, parliamo di Castlevania. Inutile dire che tale scelta, avvicina ancora di più il titolo alla serie di Konami provando, palesemente, a colmare un’assenza sempre più sentita. Infine, ma non per importanza, c’è da segnalare la presenza della lingua italiana, elemento gradito e che agevola non poco l’esperienza stessa. Per quanto riguarda le modalità offerte dall’ibrida Nintendo, il titolo si difende bene in entrambe, con quella portatile dotata di un plus comodità di cui tener conto.