Inutile dire che di titoli dedicati alle apocalissi zombie ne abbiamo visti a volontà. Si tratta di un genere trito e ritrito, che offre da anni una vastissima scelta: The Last of Us, Days Gone, Left 4 Dead, State of Decay, Dying Light… di sicuro gli zombie hanno un fascino che attira, perché nonostante tutto ci ritroviamo sempre catturati da queste proposte.
Proprio per questo non abbiamo potuto fare a meno di tuffarci anche nella nuova avventura offerta da Into the Dead: Our Darkest Days, un titolo di sopravvivenza a scorrimento 2D che sembra promettere grandi cose. Si tratta in realtà del terzo titolo della saga “Into the Dead”, un gioco su cui gli sviluppatori stanno puntando molto nel tentativo di costruire qualcosa di più maturo ben realizzato. Il gioco è attualmente in accesso anticipato e oggi siamo qui per riportarti tutte le nostre impressioni: ne sarà valsa la pena?

Into the dead: Our Darkest Days, abbandonati al proprio destino!
La trama di Into the dead: Our Darkest Days non è sicuramente la più originale di sempre, ma in fin dei conti cosa ci si può aspettare di così innovativo da un titolo sugli zombie? Ci troviamo in Texas, più precisamente a Walton City. È il 1980 e la tranquilla cittadina costiera è ormai devastata: crisi economica, caldo torrido, e soprattutto un’apocalisse zombie!
Come se non bastasse il sindaco ha appena deciso di lasciare la città per raggiungere un posto più sicuro, con la promessa di riorganizzarsi e tornare ad aiutare i cittadini. Ma come ben sappiamo, mai fidarsi, non tornerà proprio nessuno. Siamo quindi noi superstiti a doverci organizzare, sopravvivere e trovare un modo per fuggire.

Organizzati, esplora e soprattutto attento a non morire!
Il gameplay di Into the dead: Our Darkest Days ha vari aspetti di cui tenere conto ma non sarà difficile prenderci la mano. Innanzitutto, prima di iniziare la tua partita, potrai scegliere con quali due sopravvissuti dare il via all’avventura. Ogni coppia avrà una diversa relazione (due innamorati, padre e figlia ecc…), e soprattutto ogni personaggio avrà dei pregi e dei difetti. L’ideale è scegliere in base allo stile di gioco che si predilige: userò più armi a distanza o da mischia? Preferisco avere più spazio nello zaino o essere più furtivo durante le ricerche?

Una volta scelto il proprio duo, il gameplay di Into the dead: Our Darkest Days si comporrà essenzialmente di due fasi. In un primo momento sarai chiamato ad assegnare a ogni sopravvissuto un compito. Potrai mandare qualcuno in esplorazione consultando l’apposita mappa, alla ricerca di risorse, oppure potrai tenerli alla base per costruire nuovi oggetti utili o per riparare le barricate ed evitare che gli zombie invadano la tua casa. Attenzione però a non dimenticarti di farli mangiare e soprattutto dormire: una notte di riposo di tanto in tanto è assolutamente necessaria!

Una volta assegnati i compiti potrai far partire la giornata e se deciderai di mandare qualcuno in esplorazione, inizierà la seconda fase di gameplay: ti ritroverai infatti a dover manovrare i sopravvissuti in questi edifici abbandonati, pieni di risorse utili ma anche di minacce. Tanti zombie saranno dietro l’angolo pronti ad attaccarti, e dovrai essere bravo a evitare di morire.
Il consiglio è quello di utilizzare sempre un approccio stealth. Potrai avvicinarti di soppiatto a uno zombie che ti dà le spalle per ucciderlo furtivamente, e certe volte potrai anche cercare di non farti proprio vedere e sorpassarli. Questo perché i combattimenti in Into the dead: Our Darkest Days non sono così semplici da gestire, vista anche la natura a scorrimento 2D del titolo: raramente riuscirai a uscire completamente intatto da uno scontro, le armi fanno poco danno e si usurano abbastanza in fretta, inoltre sono rumorose e potrebbero attirare l’attenzione di altri zombie mettendoti nei guai.
E bada bene: se farai morire uno dei tuoi personaggi in Into the dead: Our Darkest Days , beh, potrai dirgli addio! Purtroppo non tornano in vita e rischierai di rimanere a secco di sopravvissuti. Sì certo, durante la tua avventura potrai arruolare nuove persone che si uniranno al tuo gruppo, ma lasciar morire anche solo un sopravvissuto ti porrà in svantaggio contro le avversità crescenti.

A ogni modo, esplorando queste zone troverai anche dei punti di vedetta per scoprire nuove zone da esplorare. Alcuni di questi edifici potranno essere convertiti e utilizzati come una nuova base, se liberati dalle minacce. E qui arriviamo finalmente a capire come vincere l’avventura: trasferendoti di base in base riuscirai a viaggiare attraverso la mappa e soprattutto a raccogliere indizi in grado di farti elaborare un piano di fuga da Walton City!
Insomma, una serie di meccaniche di gioco abbastanza semplici da capire e prenderci la mano non richiederà tanta fatica. Anche se appena aperto Into the dead: Our Darkest Days, ammetto che il piccolo tutorial messo a disposizione mi ha lasciato un po’ confuso, sicuramente alcuni aspetti potevano essere spiegati in maniera più intuitiva o più discorsiva.
Inoltre, il vero difetto di Into the dead: Our Darkest Days è la ripetitività. Purtroppo il titolo non è poi così complesso o ricco di sfaccettature, le azioni che devi compiere sono sempre le stesse. Certo, senza una buona dose di pianificazione non andrai molto lontano, quindi la strategia gioca un ruolo fondamentale e questo è un plus, ma è comunque facile annoiarsi dopo un’oretta di gioco a dir tanto.

Un comparto tecnico che sorprende!
Un aspetto che sicuramente mi ha colpito fin da subito di Into the dead: Our Darkest Days è la grafica, dall’aspetto incredibilmente realistico e curato nei più minimi dettagli. Le luci e le ombre creano atmosfere davvero suggestive, le animazioni sono realizzate egregiamente e il realismo si fa sentire, come quando ti ritroverai a dover illuminare una stanza con la tua torcia da manovrare manualmente.
Anche il comparto audio di Into the dead: Our Darkest Days non è niente male, gli effetti sonori sono altrettanto suggestivi. Purtroppo non è presente una colonna sonora di sottofondo, scelta particolare che non tutti possono apprezzare: avere una musica che ci accompagna (almeno quando siamo nella nostra base durante la prima fase di gioco) può sicuramente creare atmosfera. Tuttavia il silenzio ci permette di immedesimarci maggiormente nell’ambiente quando esploriamo, e in tutti i suoni che lo compongono: il rumore dei passi, le porte che cigolano, il vento e soprattutto gli zombie con tutti i loro versi caratteristici!