Hai presente quando un produttore di visual novel decide, in un giorno come tanti altri, di creare un metroidvania con protagonista un coniglio che pilota un mecha mentre esplora un mondo fatto di nemici metallici? Rusty Rabbit è il nuovo videogioco della software house nipponica Nitroplus, che provando ad uscire dai propri binari ha confezionato un gioco estremamente diverso da quelli partoriti finora. Ma com’è andata? Scopriamolo insieme.
Un vecchio e stanco coniglio in un mondo post-apocalittico
In Rusty Rabbit vestiremo i panni di Stamp, a primo impatto un tenero coniglietto bianco che dimostra essere l’esatto opposto fin dai primi minuti di gioco. Si mostra da subito come un coniglio di “mezza età” burbero e disilluso, che ha perso la fiamma della speranza finendo ad andare avanti “per inerzia” (come si suol dire). Ovviamente non stiamo parlando di un gioco story-driven ma comunque il design del protagonista risulta essere ben fatto, merito del suo giacchetto rosso e della voce presa in prestito da Kiryu Kazuma (dato che il doppiatore è lo stesso).

Il mondo in cui Stamp è costretto a vivere non è sicuramente tutto rosa e fiori. Rusty Rabbit è ambientato in un’epoca post-apocalittica, dove per colpa di una seconda era glaciale gli umani si sono estinti lasciando così le redini del progresso tecnologico a dei conigli bipedi. Per guadagnarsi da vivere il nostro burbero protagonista ricopre il ruolo del junker, ovvero colui che esplora le rovine del mondo passato per riportare a galla dei rottami da rivendere ad una sorta di mercato nero.
Se gli sviluppatori sono riusciti a fare un buon lavoro creando Stamp, la stessa cosa non si può dire degli altri personaggi che gli ruotano attorno. Durante il corso della storia avremo a che fare con un gruppo di esploratori chiamato BBs che, come noi, si occupano di visitare luoghi abbandonati e rivendere quello che trovano.

I BBs però non sono nient’altro che il classico stereotipo presente nelle opere giapponesi più disparate: partendo dal leader del gruppo (il personaggio di cui chiunque si fida), troveremo il bambino prodigio il quale trova sempre soluzioni tecniche per migliorare il nostro mecha (seppur la tenera età), quello un po’ più cupo che non ho ancora capito di preciso a cosa serva e il più giovane tra tutti che vuole provare a rendersi utile combinando solo disastri e facendosi sempre male. Ovviamente essendo un metroidvania non si tratta di un difetto particolarmente sentito, ma è un elemento che tende a stonare molte volte per il quale chi gioca avrebbe preferito un tocco di originalità in più.
“Ai miei tempi, per andare nei dungeon…”
Quando penso alla varietà di livelli presenti in Rusty Rabbit mi viene in mente un anziano Stamp che, come i nonni quando raccontano la strada che facevano per andare a scuola, spiega ai propri nipotini che per livellare doveva farsi ogni giorno a piedi 60 km entrando in un centro commerciale, finire in una giungla, combattere ogni volta contro lo stesso ragno meccanico per poi entrare in una fonderia, saltare un pozzo di lava, attivare il check-point e arrivare finalmente a destinazione.

Le varie aree infatti sono state ben studiate e, cosa più importante, non risultano mai ripetitive invogliando il giocatore a voler esplorare l’intero mondo di gioco. Personalmente mi sono divertito un sacco a cercare ogni punto nascosto, così come arrivare a fine del dungeon e non vedere l’ora di scoprire in che ambientazione sarei finito poi.
Tutta questa varietà viene spiegata anche a livello di trama: vicino al nostro villaggio è presente una vecchia torre costruita dagli umani (dove hanno creato diverse aree per rifornirsi del necessario per sopravvivere), quindi sarà normale trovare una fonderia piuttosto che un’area dedicata alla coltivazione di alberi, un centro commerciale eccetera.

La costruzione dei vari livelli riesce a dare una buona sfida al giocatore: oltre alla presenza di svariati nemici saranno presenti diverse trappole ed ostacoli a cui bisognerà fare particolarmente attenzione e che mineranno in continuazione il nostro cammino. Inoltre la verticalità gioca un ruolo fondamentale, dato che ogni area si sviluppa lungo tutte e quattro le direzioni dando parecchie possibilità di esplorazione.
Per quanto riguarda il comparto sonoro di Rusty Rabbit nulla da dire, i suoni sono ben fatti e non tendono mai a sovrapporsi riuscendo sempre a farsi riconoscere anche se non è nulla di così particolare. La grafica del gioco è carina da vedere: giocato su Nintendo Switch appare pulita ad una prima occhiata, anche se sono presenti delle piccole imperfezioni (che non si notano se non ci si presta particolare attenzione a causa delle piccole dimensioni dei vari modelli). L’unica pecca è la non sempre stabilità degli FPS, ma accade abbastanza di rado e tenendo conto che il gioco gira su Nintendo Switch è ancora ampliamente accettabile.
Tasto skip, che tu sia benedetto
Giocare a Rusty Rabbit è molto divertente, grazie alla semplicità dei comandi e alla loro immediatezza. Non ci vorrà molto per imparare tutti i movimenti del Junkster (ovvero l’armatura su cui Stamp viaggerà durante tutto il gioco) e, in meno di poche ore, il giocatore sarà già in grado di muoversi agilmente, raccogliere rottami e combattere contro i nemici.

Una nota dolente riguarda le animazioni: durante le fasi di gioco non si nota nulla di particolarmente strano (soprattutto perchè essendo un gioco a scorrimento orizzontale, ogni elemento viene visto in scala ridotta), ma quelle che il titolo ci mostrerà durante le cutscene non sono proprio delle migliori. I personaggi che si muovono nelle inquadrature non lo faranno in modo particolarmente fluido e la parte peggiore sarà vederli camminare, poiché danno la sensazione costante di stare pattinando sul pavimento.
Tutto ciò viene peggiorato dalla continua presenza di queste sequenze filmate soprattutto durante le prime fasi di gioco. Il fatto di dover continuamente interrompere la propria partita per delle scene animate male, dove vengono inutilmente mostrate le meccaniche di gioco basilari attraverso dei personaggi stereotipati metterà a dura prova la pazienza del giocatore. Fortunatamente è stato aggiunto un tasto per saltare le scene, ma comunque alla lunga può diventare abbastanza frustrante.
Un gameplay semplice ma interessante
La cosa principale che bisogna fare in Rusty Rabbit è scendere nei vari dungeon per raccogliere le risorse necessarie, in modo da rivenderle per poter comprare diversi potenziamenti per il proprio carro armato bipede. Ovviamente verremo ostacolati da diversi nemici, i quali saranno diversi in base al dungeon in cui ci ritroveremo: non sono moltissimi, ma comunque sono ben posizionati e ci ritroveremo a soccombere in un attimo se non si userà un minimo di strategia.

I gadget che avremo a disposizione per esplorare le aree sono quattro, ma starà a chi gioca riuscire ad equipaggiare sempre quello giusto in modo rapido ed ottimale. Capiterà spesso di trovarsi in situazioni dove, per procedere, sarà necessario usare la trivella o il martello per abbattere un blocco che ostacola la nostra strada per poi equipaggiare velocemente lo shotgun piuttosto che la lama, così da poter abbattere il nemico appena dietro che ci sta puntando da un po’.
Durante la nostra avventura in Rusty Rabbit troveremo dei check-point ben posizionati, che potremo usare a nostro piacimento per spostarci non solo da un punto all’altro dell’area ma addirittura tra i diversi dungeon: ce ne saranno alcuni in particolare in grado di ristabilire completamente la nostra vita così come il nostro status in quel momento (infatti, oltre al malus da caduta che rallenterà temporaneamente il nostro mecha, anche alcuni attacchi lanciati dai nemici procureranno diversi svantaggi).

Una volta arrivati all’ultimo check-point, potremo decidere se continuare nella zona successiva o ritornare al villaggio dove sarà possibile acquistare consumabili, creare o potenziare armi, completare contratti che ci verranno commissionati sottobanco in un bar o ascoltare le storie del passato regalando delle carote al prete che userà come sigari (tutto ciò perchè i conigli hanno creato un culto sul mondo passato e nella loro religione ci sono diverse storie che parlano degli esseri umani).
