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Uncharted Drake’s Fortune: Amy Hennig riflette sul primo capitolo della saga

Gianstefano Todesco 6 anni fa 2 commenti 3
 

Il mondo videoludico ha subito continui e importanti cambiamenti e anche un capolavoro di pochi anni fa può tramutarsi in un “brutto e vecchio” gioco da bollare come un reperto archeologico. Secondo la leggendaria Amy Hennig, il primo Uncharted rientra in questa categoria.

Uncharted Drake’s Fortune è uscito nel “lontano” 2007 dando vita ad una delle saghe più famose dei videogiochi. Uscito in esclusiva per PlayStation 3 (il quarto capitolo e le remastered dei primi tre sono usciti su PlayStation 4) ha rotto completamente lo stereotipo di gioco d’avventura “spara-salta-spara” unendo ad un gameplay innovativo (un third person shooter in stile Gear of War) una storia semplice ma emozionante, impreziosita dalle oramai celebri battute e gag di Nathan Drake.

I successivi tre capitoli? Sono storia, con altissimi pregi e pochissimi scivoloni (Uncharted: Drake’s Deception, sto guardando te).

Titoli così potrebbero benissimo uscire anche adesso, andando così a creare future saghe per la prossima generazione di console, vero?

Amy Hennig non è d’accordo.

Secondo la leggendaria game designer che ha dato i natali ad Uncharted e a Battlefield Hardline, lo sviluppo del primo capitolo della saga di Nathan Drake non sarebbe stato possibile ai giorni d’oggi a causa della natura prontamente multiplayer e fan service dei videogiochi.

Il primo Uncharted era un titolo d’avventura/azione di circa 8 ore e senza una modalità multiplayer, l’unico motivo che spingeva i giocatori a rigiocarlo era l’ottenimento di tutti i collezionabili.

I giochi odierni hanno TUTTI una componente multplayer che serve a tenere in vita una modalità in singolo sempre più risicata o, in alternativa, un single player da 15-20 ore di gioco; tutto ciò che Uncharted: Drak’s Fortune non aveva.

Ammettiamolo, i titoli moderni vengono venduti sul mercato ancora acerbi poiché vengono considerati come base per un costante supporto nel tempo (Destiny, Anthem, Battefield, Gran Turismo SPORT e tantissimi altri) gettando al giocatore contenuti su contenuti nel tempo con il solo scopo di tenere il prodotto vivo.

Non ti piace questo aggiornamento? Non mi interessa, ecco qua qualche sfida e arma colorata in modo strano da collezionare.

E’ stranissimo pensare che un titolo che ha cambiato radicalmente un intero genere possa essere considerato un flop a soli 10 anni di distanza a causa della piega (a mio avviso negativa) che sta prendendo il mondo videoludico; un mondo dove vince chi lancia sul mercato giochi a 70 euro che diventeranno veramente “completi” dopo 1 o 2 anni e gettando nel dimenticatoio o modificando in negativo piccole perle che si focalizzano sul giocatore e sull’empatia creata.

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2 commenti 2 commenti
  • Gabriele Bielli ha detto:
    27 Febbraio 2019 alle 20:27

    Ho preso in mano la remastered dei primi tre capitoli giusto qualche mese fa, senza averli mai giocati su PlayStation 3… mi sono chiesto come avessero fatto a ottenere un tale successo. Troppe sparatorie tutte tremendamente uguali. Ripetitivo all’ennesima potenza. Forse, però, io sono la prova vivente della veridicità di ciò che è riportato in questo articolo!

    Rispondi
    • Emanuele Ribaudo ha detto:
      27 Febbraio 2019 alle 21:05

      Se oggi come oggi potrebbe fare flop non avremo modo di scoprirlo mai, ma del resto il successo di sviluppatori è Publisher sta proprio in questo: indovinare il gioco giusto al momento giusto.
      Quando uscì uncharted era una gran prova di potenza grafica unita a uno storytelling derivativo sicuramente, ma godibile

      Rispondi

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